Toccare con mano l’interazione robotica

Al MUDEC, Museo delle Culture di Milano, dal 4 marzo al 26 luglio 2020 sarà visitabile “Robot. The Human Project”, la mostra che, raccontando la storia della relazione tra essere umano e uomo artificiale, affascina il pubblico attraverso le nuove frontiere della robotica e diverte attraverso l’interazione tra visitatore e robot invitando così a riflettere sulle questioni aperte, dalla biorobotica alla roboetica fino al pensiero artificiale

di Lorenzo Benarrivato

“Robot. The Human Project” è il progetto espositivo che il MUDEC di Milano presenterà al pubblico a partire dal 4 marzo fino al 26 luglio 2020. La mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, è realizzata in collaborazione con l’Istituto di Bio Robotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il principale istituto universitario dedicato alla ricerca sulla robotica in Italia, e racconta – in un percorso che affonda le radici fin nella Grecia Classica – la storia della relazione tra l’essere umano e il robot, il fascino antico esercitato sull’uomo dal suo doppio tecnologico, l’incessante aspirazione a creare automi dotati delle abilità più disparate, i risultati concreti finora raggiunti, le frontiere della robotica contemporanea e futura, e infine le questioni etiche e le riflessioni sociali che il superamento continuo di queste frontiere inevitabilmente solleva, a livello globale. La mostra è realizzata grazie al supporto di Gruppo Unipol, che è main sponsor del progetto.

Interagire con un robot in tutte le sue forme
Si tratta di un progetto espositivo articolato, che raccoglie in mostra un gran numero di meraviglie tecnologiche e robotiche, ricco di suggestioni e di riflessioni e insieme interattivo e a misura di bambino. La mostra è diretta, infatti, a differenti tipi di pubblico: agli adulti che troveranno una chiave di lettura sul futuro, alle scuole che avranno modo di entrare nel mondo della ricerca universitaria e con i temi più attuali del dibattito sulla robotica oggi, alle famiglie che potranno sperimentare l’interazione con alcuni dei robot più all’avanguardia del mondo.
Il progetto ha un triplice respiro: tecnico-scientifico, antropologico e artistico. Sono queste infatti le tre “voci” portate dai curatori della mostra: Alberto Mazzoni, fisico e bioingegnere, responsabile scientifico del Laboratorio di Neuroingegneria computazionale dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; Antonio Marazzi, antropologo e professore ordinario di Antropologia Culturale, già Direttore del corso di perfezionamento in Antropologia Culturale e Sociale presso l’Università di Padova; Lavinia Galli, storica dell’arte e conservatrice del Museo Poldi Pezzoli di Milano. La mostra offre dunque un’occasione imperdibile per toccare – letteralmente con mano e con cuore – cosa voglia dire poter interagire con un robot in tutte le sue forme.

Dai robot antichi ai cobot di emergenza
Protagonisti della prima parte del percorso saranno gli automi antichi (in mostra, tra gli altri, l’Automa Torriani, l’Automa Settala e l’Automa di Diana Cacciatrice). Proseguendo nelle sale il pubblico si muoverà interagendo con gli ultimissimi esemplari di robot umanoidi: simpatici e comunicativi, i cosiddetti robot emotivi sono progettati per vivere a fianco dell’uomo e accompagnarlo nelle sue attività quotidiane. Tra questi Sanbot Elf, Pepper, Nao, RoboThespian, accoglieranno i visitatori muovendosi e parlando con loro, rendendo possibile l’esperienza diretta di ciò che significa comunicare con un alter ego artificiale. Un’esperienza che permetterà di osservare l’avanzato livello tecnologico dei robot, sperimentando le emozioni che vengono suscitate dall’interazione con essi, apprezzandone gli aspetti ludici e comprendendone le utilità sociali.
Fondamentale per capire le potenzialità della robotica applicata sarà la sezione dedicata alla bionica: in mostra le più avanzate componenti bio robotiche high tech progettate dall’Istituto Sant’Anna di Pisa e da altri centri di ricerca, come l’avanzatissimo Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, altra eccellenza italiana nella quale vengono prodotti prototipi di fama internazionale. I visitatori potranno inoltre testare direttamente il funzionamento di alcuni esperimenti di telepresenza e conoscere il lavoro dei ricercatori italiani attraverso le webcam in collegamento con gli istituti di ricerca.
Quanto ai cobot, la mostra ospiterà una selezione di alcuni avanzati robot e dispositivi idonei a intervenire in situazioni di emergenza e in ambienti ostili alla presenza dell’uomo, come per esempio Walkman, l’imponente robot umanoide creato nei laboratori dell’IIT, al fine di intervenire negli scenari di disastro ambientale come i terremoti (il robot è stato testato per la prima volta sul campo dopo il disastro causato dal terremoto ad Amatrice) oppure Soryu, il robot-serpente che è intervenuto nella catastrofe di Fukushima, alla ricerca di superstiti.

La robotica al MUDEC
Fin dall’antichità gli esseri umani hanno riflettuto attraverso leggende, mitologie e letteratura, sull’invenzione di alter ego artificiali, macchine in grado di coniugare tratti umani con potenzialità ritenute superumane. Ma solo negli ultimi decenni l’evoluzione scientifica e tecnologica nell’ambito della robotica ha prodotto risultati eccezionali, con la creazione di robot sempre più complessi, capaci di alleggerire, potenziare o in alcuni casi sostituire il lavoro umano, e solo nell’ultima manciata di anni, la robotica sta investendo e influenzando in maniera esponenziale la nostra società su scala globale: dall’industria e dal lavoro, alla sanità, alla guerra, dai disastri ambientali alla sfera relazionale e affettiva.
L’impressionante avanzamento tecnologico in questi campi, i risultati concreti, le prospettive aperte e tutte le possibili implicazioni portano quindi con sé anche interrogativi etici, sociali e culturali di primaria importanza, su cui è fondamentale riflettere e far riflettere le generazioni.
È con questa urgenza, che il Museo delle Culture si appresta a realizzare questa grande mostra sulla robotica. Il MUDEC, infatti, mira a far dialogare costantemente arte, fotografia, etnologia, design, costume, scienza, tecnologia, e costituisce un innovativo polo di riflessione, ricerca e narrazione sulla complessità culturale della società contemporanea, attraverso la lente dell’alterità e della pluralità.

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