Alluminio leader della sostenibilità
Questo primo numero del 2020 di A&L ha una dedica particolare alla ecosostenibiltà, un tema che rivela tutte le grandi doti di amico dell’ambiente del metallo leggero. L’ecosostenibilità è una grande sfida politica, la nuova Commissione EU segue un percorso ambizioso con un progetto da 1000 miliardi di euro per bloccare il declino dell’industria e fare del nostro vecchio continente la potenza sostenibile attraverso lo sviluppo delle tecnologie, una politica commerciale basata su negoziati che dovranno rispettare i trattati di Parigi sul clima, e più aggressiva per difendere la competitività, la sostenibilità al centro come strumento per fare dell’Europa il continente leader mondiale green. E’ anche la via indicata in questi giorni in Italia dal Ministero dello Sviluppo Economico, che propone misure e strumenti di intervento stabili a sostegno della crescita, soprattutto in chiave green economy. Tutto questo è una straordinaria opportunità per l’alluminio, il secondo metallo più utilizzato a livello mondiale, con una domanda globale di primario che si prevede aumenti di altri 13,5 milioni di tonnellate nei prossimi cinque anni. Le preziose caratteristiche del metallo leggero debbono essere sfruttate al meglio per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, c’è molta sensibilità al riguardo da parte di importanti segmenti utilizzatori del metallo come l’automotive e l’imballaggio, è sicuro che nei prossimi anni sarà l’impronta ecologica dei materiali a fare la differenza. Per produzioni ad alta intensità energetica come quella dell’alluminio, è chiaro che solo l’utilizzo di fonti energetiche pulite può contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, quindi al rispetto dei principi di uno sviluppo sostenibile. Ma non tutto l’alluminio è uguale, grandi capacità produttive in eccesso, di cui la Cina è un caso emblematico, si basano sulla produzione di energia da carbone e la loro esistenza diventa possibile o perché gli standard ambientali vengono trascurati oppure perché vengono sussidiate per coprire i costi legati al rispetto delle norme. Non tutto l’alluminio è uguale, dobbiamo premiare le produzioni di metallo più virtuose, al minor livello possibile di carbon footprint, quindi il primario da energia pulita e tutte le attività di rifusione ad alta tecnologia. Riguardo al primario, la crescente domanda di prodotti a basso impatto ambientale ha stimolato le grandi compagnie a introdurre nuove tecnologie pulite riducendo ulteriormente gli input di carbonio lungo tutta la catena del valore. Ricordiamo che pochi anni fa RUSAL, con il 95% dell’elettricità utilizzata dai suoi smelter basati su fonti energetiche a bassa emissione di CO2, ha lanciato il brand specifico ALLOW, Low CO2 Aluminium: il metallo primario immesso sul mercato con questo marchio ha un’impronta a basse emissioni di carbonio, con meno di 4 tonnellate di CO2 equivalente per tonnellata rispetto ad un tasso medio dell’industria mondiale di 12-15 tonnellate. La linea di Rusal è anche quella di altre primarie compagnie, come Hydro Aluminium, con il proprio brand di primario Low carbon Hydro Reduxa, in accoppiata con la proposta Hydro Circal, metallo da riciclo a buone caratteristiche e a bassissimo livello di emissioni di CO2 per tonnellata. Sulla medesima lunghezza d’onda sono altri giganti mondiali del metallo leggero, come EGA (certificata da ASI, Aluminium Stewardship Initiative), Alcoa e Rio Tinto. C’è anche molta attenzione alla ricerca su nuove tecnologie produttive migliorative o alternative alla classica elettrolisi Hall-Heroult, ha fatto notizia recentemente l’annuncio che Alcoa e Rio Tinto, in joint venture anche con Apple, si stanno impegnando per realizzare un processo produttivo alternativo al tradizionale smelting, che determina solo emissioni di ossigeno, basato sull’impiego di anodi in ceramica invece di quelli tradizionali in carbone, obiettivo decarbonizzare il processo entro il 2050. Un discorso a parte riguarda il metallo proveniente dal riciclo, la completa riciclabilità senza apprezzabile perdita di performance nel ciclo di vita è notoriamente una tra le principali prerogative dell’alluminio, ne abbiamo parlato nel numero scorso di A&L, in un’intervista ad Orlando Niboli, CEO di una tra le principali aziende europee e mondiali di produzione di alluminio secondario, la Raffmetal, il quale ha sottolineato come investendo in 3 anni oltre 50 milioni di euro hanno sostanzialmente migliorato il carbon footprint delle proprie produzioni. Noi che guardiamo agli interessi del sistema dell’alluminio, oltre a sostenere la questione del level playing field sul piano dei dazi all’import di grezzo in EU, siamo del tutto favorevoli alla interessante proposta di un codice doganale specifico per il metallo LOW CARBON, finalizzato ad incoraggiarne l’impiego, di cui parliamo con Lord Barker in altra parte di questo numero di A&L. Sosteniamo inoltre il progetto della associazione FACE dei consumatori europei di alluminio per un marchio “Green Aluminium”, un’opportunità per offrire agli utilizzatori di metallo leggero la possibilità di scegliere prodotti e manufatti con un basso contenuto di carbonio certificato ed adeguato ai desiderati standard ambientale nell’intera catena di applicazione.