Aluminium 2018, una finestra sul mondo dell’alluminio

Buone prospettive per il futuro dell’alluminio, anche se la guerra dei dazi e delle sanzioni fa da freno. Colloquio con l’AD di All.co e di HTA Simonetta Vecoli sul futuro del settore dopo Aluminium 2018 a Düsseldorf

di Mario Conserva

Si è conclusa con un buon successo di partecipazione la dodicesima edizione della fiera Aluminium a Düsseldorf, con 971 espositori: capofila la Germania, con 307 aziende, seguita da Italia con 118, e quindi nell’ordine Cina (103), Turchia (64), Austria e Spagna (32), Stati Uniti (29), Olanda (25), Francia e Regno Unito (23) e Canada (19). Registrati oltre 24 mila visitatori, confermando in pratica il dato del 2016. Il positivo andamento della manifestazione riflette le aspettative positive per l’alluminio, un materiale che appare destinato a ulteriori progressi a livello globale, con previsti tassi di crescita molto elevati nelle zone attualmente caratterizzate da modesti consumi pro capite di metallo, come molte aree dell’Asia e il continente africano. D’altra parte anche per un mercato maturo come quello della vecchia Europa è previsto un sostanziale incremento nella domanda di metallo primario nei prossimi anni, circostanza confermata dallo studio dell’Università LUISS di Roma dedicato al sistema industriale del metallo leggero e in particolare al downstream EU di trasformatori e utilizzatori finali, che rappresenta intorno al 90% dell’intero sistema industriale dell’alluminio. Abbiamo interpellato molti tra gli espositori e i visitatori italiani ed esteri di Aluminium, con lo scopo principale di verificare il grado di fiducia dell’industria in un momento di forti tensioni internazionali per il sistema del metallo leggero, dalla guerra dei dazi alle sanzioni sul metallo russo. Riportiamo di seguito alcuni scambi di idee che abbiamo avuto con Simonetta Vecoli, amministratore delegato di All.co e della HTA di Pontedera (Pisa), l’azienda del gruppo dedicata agli estrusi per l’industria.

Quali sono le vostre impressioni di questa edizione di Aluminium?
Ottima manifestazione, che chiama a raccolta importanti segmenti dell’industria dell’alluminio, con particolare riferimento alle produzioni upstream, all’estrusione e alla laminazione; l’evento è come di consueto ben organizzato e capace di richiamare molti visitatori. E’ chiaro che la forza del mercato tedesco è di per sé un elemento di grande importanza, basta pensare ai numeri dell’estrusione. Una decina di anni fa i consumi interni di profilati di alluminio non erano molto diversi tra Italia e Germania, oggi siamo grosso modo a un rapporto di 1 a 3, e al mercato tedesco guardano quindi i trasformatori europei ed extraeuropei. Lo stesso discorso vale per tutti gli altri settori industriali del metallo leggero, anche se qui a Düsseldorf si è visto poco il mondo della fonderia rispetto ad esempio a quanto visto al Metef in Italia. Comunque, al di là del fatto che stiamo parlando di una manifestazione di successo, non si è percepita questa volta l’atmosfera brillante di altre edizioni, forse c’è un po’ di stanchezza, forse i problemi o meglio le incertezze internazionali riferite agli scambi commerciali del metallo, dai dazi alle sanzioni, hanno frenato un po’ gli entusiasmi.

Che tipo di prospettive per l’alluminio emergono in modo particolare dagli incontri, dai convegni, dalle diverse posizioni più o meno ufficiali dei protagonisti del mercato presenti a Düsseldorf?
Nulla di nuovo sotto il sole, le usuali conferme di un mercato in crescita per l’alluminio sul piano globale, la prospettiva di avvicinarsi a 110 milioni di tonnellate di metallo primario prodotto nel mondo entro una trentina di anni, rispetto al dato 2017 che supera di poco i 63 milioni di tonnellate, il forte sviluppo dei consumi nei classici settori dei trasporti, delle costruzioni e dell’imballaggio, la grande attenzione al riciclo nell’ottica di un’economia sempre più circolare, il continuo e costante innalzamento del livello dell’asticella in particolare per il mercato europeo quanto ai requisiti di qualità complessiva di materiali prodotti e servizi offerti alla clientela.

Riguardo al mercato degli estrusi ci sono dei rilievi particolari da sottolineare?
In linea generale possiamo dire che dopo un buon 2017, l’anno in corso è stato positivo per i primi tre trimestri, poi le cose si sono improvvisamente fermate; è chiaro che la guerra dei dazi avviata dall’amministrazione USA, seguita dal caos sul mercato generato dalle sanzioni contro Rusal, sono stati fattori scatenanti di uno stato di incertezza che ha inciso profondamente sull’andamento della domanda e dell’offerta della materia prima e dei semilavorati. Ricordiamoci che l’Unione Europea è in enorme deficit di metallo primario e che il metallo di Rusal è tradizionalmente una risorsa essenziale e fondamentale per i trasformatori del vecchio continente. Comunque, a parte l’altalena dei prezzi, non ci sono stati problemi di approvvigionamento, le Istituzioni e le associazioni nazionali dell’alluminio hanno aiutato molto a superare le difficoltà burocratiche generate dall’effetto delle sanzioni. Resta aperto in Europa il problema del dazio all’import del metallo grezzo, è un’assurdità che si mantenga una tariffa su una materia prima come l’alluminio primario di cui le aziende dell’UE hanno assoluto bisogno perché non viene prodotto a sufficienza all’interno dell’Unione e che viene quotato artificiosamente a un prezzo più alto rispetto al resto del mondo, quindi rispetto ai nostri competitori. Così, vista l’impossibilità di poter agire sui dazi all’import dei semilavorati, ci troviamo nella condizione di assistere impotenti all’invasione di profilati dalla Cina, dalla Russia, dalla Turchia, purtroppo nella consapevolezza che il dazio sul metallo primario non protegge minimamente gli smelter europei dalla chiusura: si vedano le recenti notizie riguardanti la chiusura di produzioni di primario in Spagna. Secondo molte voci di corridoio circolate qui a Düsseldorf, l’Associazione europea dell’alluminio sembra stia ricevendo da molti operatori associati del downstream l’input di non ostacolare ulteriormente l’eliminazione del dazio sul metallo grezzo: c’è da augurarsi che finalmente prevalga il buon senso di guardare anche agli interessi degli operatori a valle e non ai soli produttori di metallo grezzo.