Audizione Interministeriale sulla normativa ambientale

Le proposte di Centroal alla Commissione Interministeriale nell’ambito del riassetto e della codificazione della normativa vigente in materia ambientale

di Orazio Zoccolan, Secretary General, CENTROAL

Da oltre 70 anni Centroal rappresenta i produttori nazionali di alluminio nell’ambito della nostra associazione, che affianca e sostiene l’intera industria italiana dei metalli non ferrosi.

Nello svolgere questa sua fondamentale funzione di supporto il Centro Italiano Alluminio ha sempre manifestato particolare interesse verso gli aspetti normativi del codice dell’ambiente, in considerazione del fatto che i metalli non ferrosi prodotti nel nostro Paese sono costituiti per la maggior parte da materiali di riciclo, sotto forma di rifiuti, rifiuti che hanno cessato di essere tali (End of Waste) o sottoprodotti.

Attualmente le disposizioni normative che suscitano maggiore attenzione riguardano, nello specifico, le autorizzazioni amministrative per gli impianti di trattamento, gestione e riciclo dei rifiuti. L’alluminio, infatti, così come il rame, è stato riconosciuto dall’Unione Europea quale materiale critico e strategico, indispensabile per il manifatturiero UE, e preoccupa il fatto che la sua disponibilità non sia ancora assicurata a lungo termine e in quantità costanti.

Questa peculiarità riguardante i rifiuti di alluminio, così come quelli di altre materie prime critiche, necessita la massima attenzione da parte del legislatore nell’ambito delle norme sulla loro gestione, soprattutto se si considera che il valore economico di questi rifiuti li rende difficilmente disperdibili nell’ambiente e oggetto di attento recupero.

Nell’audizione del 10 luglio, presso la Commissione interministeriale per il riassetto e la codificazione della normativa vigente in materia ambientale, Centroal ha individuato a questo proposito i temi di maggior interesse, affiancando loro alcune osservazioni di interesse generale per l’industria redatte da Confindustria.

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(photo: courtesy Nuernberg Messe/Frank Boxler)

La semplificazione

È necessario semplificare e ridurre i vincoli normativi e amministrativi e rimuovere tutti gli aspetti confliggenti presenti nei diversi ambiti (economia circolare, legislazione in materia di rifiuti e di prodotti, etc.) al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute e dell’ambiente, agevolando le attività di recupero dei rifiuti o l’impiego dei sottoprodotti ed End of Waste. Bisogna razionalizzare una normativa che richiede oneri burocratici o adempimenti formali, a volte ingiustificati, i quali scoraggiano l’impresa dallo sviluppare progetti di valorizzazione dei residui o di riduzione dei rifiuti prodotti. Come noto, infatti, il sottoprodotto e l’EoW rappresentano due fondamentali passaggi in funzione della transizione verso una vera economia circolare, soprattutto per l’alluminio e i metalli non ferrosi.

Al momento permangono, invece, una serie di criticità che inibiscono la loro piena efficacia: in primis, le difficoltà della lettura normativa, come emerge dalla questione della lettera d della definizione di sottoprodotto quando recita: “l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana”, a cui si affiancano le interpretazioni delle autorità competenti. Seconda, e non ultima, la stringente interconnessione con la normativa REACH e CLP, che non sempre consente la piena applicazione e utilizzo di questi materiali, impedendone il riciclo.

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(photo: courtesy EAA)

Il rafforzamento della capacità amministrativa

La burocrazia – la cosiddetta barriera non tecnologica – è un altro elemento che rappresenta un forte ostacolo per gli investimenti green. Un quadro normativo di riferimento chiaro e stabile assume pertanto un valore centrale, al pari delle misure economiche.

È necessario anche un rafforzamento della capacità amministrativa e delle strutture tecniche. Investire sulle risorse per la Pubblica Amministrazione, infatti, è essenziale per ottenere maggiore competenza e conoscenza delle tecnologie industriali. Ecco perché Centroal lancia la proposta di prevedere accordi tra Pubblica Amministrazione e associazioni industriali con l’obiettivo di offrire formazione alle risorse della PA, favorendo un dialogo e uno scambio preventivo di informazioni tra le parti.

Il dialogo preventivo riveste un ruolo fondamentale: un esempio virtuoso di questo approccio è rappresentato dall’istituto dell’interpello ambientale, introdotto dall’articolo 3 septies del D.L. 152/2006, tramite l’art. 27 del decreto legge n. 77 del 31 maggio 2021.

L’interpello prevede, appunto, un dialogo nei processi di autorizzazione ambientale tra le amministrazioni e le imprese. Questo strumento deve essere ulteriormente rafforzato e può prestarsi a coordinare le prassi di applicazione normativa da parte di differenti autorità amministrative.

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Le spedizioni di rifiuti

Altro aspetto che desta preoccupazioni al nostro sistema industriale dell’alluminio è la necessità di provvedere al controllo delle spedizioni di rifiuti, in quanto rappresentano per il settore una sottrazione di materia prima critica che potrebbe essere, invece, restituita alla manifattura nazionale. Le nuove norme sulla spedizione di rifiuti non possono avere efficacia senza un’organizzazione strutturata dei controlli, sia nell’Unione Europea che, in particolare, nei paesi di destinazione dei metalli. In questo senso Centroal ha accolto favorevolmente l’istituzione di una procedura di monitoraggio degli scambi commerciali – al momento, purtroppo, ancora limitati ai soli rottami ferrosi – avvenuta con l’art. 30 del D.L. n. 21 del 21 marzo 2022, convertito con modifiche nella legge n. 117 del 20 maggio 2022.  In ragione del valore riconosciuto alle materie prime critiche è stato già richiesto che tale procedura venga estesa alle esportazioni di alluminio e rame. Riteniamo che il tavolo permanente previsto dalla legge sopra citata possa trovare riscontro, in termini di organizzazione dei controlli, anche nell’ambito della prossima edizione del codice dell’ambiente.