Cresce l’uso dell’alluminio in Italia nel 2017
Il 2017 è stato un anno all’insegna della crescita per il sistema italiano dell’alluminio. Lo confermano i dati definitivi raccolti
ed elaborati da Assomet e Centroal
di Orazio Zoccolan, Secretary General, Centroal
Il consuntivo al 2017 del sistema italiano dell’alluminio va inquadrato in un contesto economico globale caratterizzato nell’ultimo triennio da un’inversione di tendenza e da una lenta ma continua crescita. Il settore ha riacquistato fiducia con un significativo incremento degli usi totali di metallo in Italia, riprendendo il trend interrotto nel 2007 e superando i 2,1 milioni di tonnellate di consumo complessivo di metallo leggero in tutte le forme (figura 1). I dati caratterizzanti i diversi segmenti dell’industria Italiana dell’alluminio, secondo le rilevazioni dell’Associazione Italiana Metalli non Ferrosi (Assomet) e del gruppo Centroal che si occupa del metallo leggero, sono mostrati in sintesi nelle figure 2, 3 e 4. Prima di analizzare i principali settori di prima trasformazione dell’alluminio, segnaliamo con molto piacere il definitivo trasferimento da Alcoa alla svizzera Sider Alloys della proprietà dello smelter sardo di Portovesme, unico impianto italiano di produzione di alluminio primario, fermo dal 2012. Il progetto di rilancio delle attività e dell’occupazione prevede investimenti per 135 milioni di euro, l’assunzione di 450 dipendenti tra diretti e indiretti e una capacità produttiva di 147.000 tonnellate l’anno.
Cresce la domanda di estrusi e laminati
Passiamo ora ad analizzare la situazione settore per settore, come emerge dai dati definitivi rilevati da Assomet per il 2017. Per il comparto dell’estrusione, la serie storica del mercato in Italia dall’anno 2008 a oggi (produzione, importazioni, esportazioni e impiego), è riportata nella figura 5, mostra come la produzione, partita da un valore di oltre 820.000 t nell’anno 2008, sia fortemente diminuita negli anni successivi, mostrando dal 2015 una lenta ripresa che comunque esprime ancora valori molto lontani dai dati pre-crisi. Relativamente modesti i movimenti in export e in import, con il risultato finale di una domanda interna in crescita, pari a 442.000 t nel 2017, ma ancora al di sotto delle aspettative, in larga misura per effetto della stasi del settore dell’edilizia e delle costruzioni. Passando al settore della laminazione, la serie storica del settore dall’anno 2008 a oggi (produzione, importazioni, esportazioni e impiego) è riportata nella figura 6 e mostra come la produzione, partita da un valore di 346.800 tonnellate nell’anno 2008, sia diminuita nel 2009, per poi crescere costantemente negli anni successivi. Il 2017 si è chiuso con una produzione totale di 583.200 tonnellate, le importazioni risultano stabilizzate intorno alle 280.000 tonnellate, le esportazioni hanno registrato un sostanziale incremento negli ultimi anni, fino a stabilizzarsi poco oltre le 300.000 tonnellate. L’utilizzo complessivo è risalito con trend continuo dal 2010 fino alle attuali 560.000 tonnellate.
Trend positivo per leghe da fonderia e getti in metallo leggero
Per il settore delle leghe da fonderia, nella figura 7 si osservano la produzione, le importazioni, le esportazioni e il consumo delle leghe di alluminio in pani per fonderia. Si noti come la produzione sia diminuita dal 2008 al 2009 (quest’ultimo il peggior dato negli ultimi otto anni con un valore di produzione di 457.700 t), per poi risalire costantemente (con una pausa nel 2012). Il 2015 ha fatto registrare un valore di 708.700 t, nel 2017 siamo arrivati a 742.600 tonnellate. Le importazioni sono cresciute dal 2012 al 2014, leggermente diminuite nel 2015, un balzo oltre le 231.000 t nel 2016 per assestarsi nel 2017 a 218.800 t; le esportazioni hanno registrato una costante crescita dal 2008 al 2014 arrivando a sfiorare le 300.000 t, cui è seguito un brusco ridimensionamento nel 2015 e assestandosi negli anni successivi attorno alle 230.000 tonnellate. Infine il consumo, che dopo i tonfi del 2009 e del 2012 è tornato a salire e nel 2017 ha superato le 730.000 tonnellate. Il quadro dei getti di fonderia europeo riportato nella figura 8 illustra il buon andamento delle vendite del comparto sottolineando l’effetto spinta dell’automotive che è stato l’elemento trainante della produzione di getti di fonderia degli ultimi recenti anni in Europa ed in Italia, il tutto sostenuto dalla trasformazione del parco veicoli verso soluzioni più ecologiche, dove la leggerezza è un criterio determinante che favorisce l’utilizzo dell’alluminio. La produzione totale di getti di metalli non ferrosi in Italia è stata nel 2016 di 855.000 t, di cui 718.000 riferite all’alluminio, in netta crescita rispetto al trend degli anni precedenti, 662.000 nel 2014 e 682.000 nel 2015. Il peso che ha avuto il comparto dei trasporti si rileva anche dall’andamento delle tecniche di colata: quella a pressione rappresenta oltre il 78% del totale, mentre la colata in conchiglia vale il 19%, la quota restante è colata in sabbia. In conclusione, il trend di utilizzo di alluminio in Italia conferma la seconda posizione in Europa alle spalle della Germania, con ottime performance in particolare del comparto dei laminati e di quello dei getti di fonderia, quest’ultimo sospinto dalla domanda dell’automotive. Il segmento degli estrusi, molto colpito negli scorsi anni dalla crisi economica generale e nello specifico dal forte calo del comparto edilizio, ha avuto una ripartenza molto più contenuta, ma appare comunque in ripresa.