Ettore Bianchi: una luminosa traiettoria nell’alluminio
Ettore Bianchi è stato una figura di riferimento nell’industria italiana dell’alluminio e un punto di riferimento per tutti i professionisti del settore. Carlo Gennari lo ricorda così.
Dopo aver contribuito alla migliore stagione dell’alluminio, poco prima di Natale ci ha lasciato Ettore Bianchi. Ogni tanto, anche per scherzo, lo definivo “Senatore dell’alluminio”, penso non gli piacesse, ma è quello che ho sempre pensato, ancor più dopo averlo conosciuto meglio. L’incontro con Ettore risale al 1977, io allora giovane responsabile marketing della SAVA Alluminio, Divisione leghe per fonderia, e lui già maturo direttore dell’Alcan di Borgofranco d’Ivrea.
Eravamo concorrenti, io motivatissimo e istituzionale sostenitore delle leghe primarie ottenute da alluminio elettrolitico e lui “secondarista” con pani a composizione analitica molto curata e tra i migliori del mercato. I nostri clienti erano le fonderie, vi fu un momento dove ci scambiammo reciproche visite agli impianti produttivi: Ettore ci accolse a Borgofranco come un gentiluomo inglese che nel proprio chalet di campagna ospita gli amici con pipa, vestiti autunnali, una scioltezza e una particolare familiarità da far sentire a proprio agio anche noi puri elettrolitici che storcevamo il naso di fronte ai rottami, ammonendo sul loro contenuto incontrollato di impurezze. In quegli anni col vorticoso sviluppo, tutto italiano, delle fonderie produttrici di cerchi in alluminio per automotive, coincidemmo a Bologna per un primo importante convegno proprio sul tema; per me si trattava quasi del primo giorno di lavoro in azienda. E’ lì che capii dove ero capitato: un metallo con un potenziale infinito, in un momento magico, tra professionisti stupendi. Ettore non deluse assolutamente le mie aspettative, ma ero troppo verde per colloquiare con scioltezza nei vari gruppetti che si creavano. Comunque parlai con lui e mi parve che dalla sua estrema giovialità trasparisse anche un po’ lo studio dell’avversario.
A poco a poco mi inserii sempre più nell’ambiente. Abitavo a pochi metri da Via Sansovino a Milano e la sera rientrando era obbligatorio passare nel “covo” della Rivista Alluminio dove oltre alle star residenti come Arrigo Perrone e Frely Sacchi giravano tutti, proprio tutti, i nomi del settore ed anche le notizie più fresche e ghiotte del mercato. Facilissimo incontrarvi cavalli di razza provenienti dalla scuderia ISML di Novara. Anche Ettore veniva ogni tanto in redazione e allora si generavano dei mini convegni volanti con argomenti di nicchia a me molto utili per consolidare o anche creare l’indomani materiale da sviluppare in azienda. Ettore è sempre stato un vivace sostenitore del ruolo della rivista come centro propulsivo di diffusione di conoscenza e spesso l’abilissimo Frely da quelle riunioni informali traeva importanti spunti per stendere l’indice del numero successivo della rivista.
Ritrovai Ettore, dopo una mia significativa esperienza in altri settori, nei primi anni ’90 a una Fiera a Parma. Di ritorno dalla Spagna mi ero messo in proprio e lui era un libero pensatore che realizzava studi di mercato e articoli per le riviste. Mi propose un’iniziale collaborazione per un lavoro che gli era stato commissionato. Da li collaborammo molti anni mettendo la lente d’ingrandimento su vari aspetti della fonderia italiana, ma anche a più ampio raggio su vari settori della filiera, grazie alle conoscenze e alla considerazione internazionale della quale godeva. Ettore possedeva un innato spirito di ricerca dell’approfondimento e spesso riusciva a ricavare interessanti elementi anche solo da sue intuizioni che via via si trasformavano in nuovi filoni d’indagine sempre molto ricchi di elementi di originalità. Dotato di grande memoria, realizzava a mano, prima dell’era Excel, delle tabelle formato lenzuolo che gli permettevano di sintetizzare e soprattutto quantificare il fenomeno analizzato. Una dote, purtroppo non molto diffusa, riguardava la grande disponibilità a sostenere i giovani che si avvicinavano alla realizzazione della tesi o gli sottoponevano progetti nel loro ambito lavorativo. Ettore si faceva in quattro per raccogliere documentazione, anche per organizzare a catena altri contatti con esperti del settore. Il settore dell’alluminio conta vari professionisti che si ricordano sicuramente di questo e sanno che Ettore li seguiva anche nel tempo, interrogandoli poi sui risultati raggiunti. Abbiamo fatto assieme vari studi destinati sia a riviste sia ad Associazioni, una parte dell’attività era destinata al continuo aggiornamento del nostro database che, anche se poco utilizzato, garantiva sonni sereni a Ettore che in qualsiasi momento doveva obbligatoriamente sapere il numero di fonderie in Italia, segmentate per tecnologia di colata, la produzione di getti e se e come stava avvenendo il famoso “sorpasso” da parte della Germania. Ettore è detentore della “metodologia del salmone”, innovativo approccio che porta l’analista di mercato, inizialmente a inquadrare in una certa direzione il flusso dei dati e in seguito a testarli e validarli viaggiando contromano, partendo quindi dalla fine verso la fonte. Con Ettore ci siamo sbizzarriti in ardite e creative risalite controcorrente, questo spero abbia giovato alla qualità dei nostri lavori. La frequentazione professionale, già di per sé estremamente soddisfacente, ha aperto le porte anche a una bella amicizia ed è quella che si è rafforzata in questi ultimi anni. Ettore, avido di notizie e aggiornamenti, aveva spostato la sua concentrazione dalla pressocolata e dalla delocalizzazione delle fonderie, alla politica e all’economia, senza perdere nulla delle sue piacevoli e acute analisi e valutazioni.
Questo racconto un poco anomalo su Ettore Bianchi non deve terminare senza il mio affettuoso apprezzamento per l’autorevolezza, la sensibilità, la disponibilità, l’onesta e la capacità di coinvolgimento che questo piemontese purosangue ha sempre espresso e che ho avuto il privilegio di conoscere insieme alla Signora Carla, sua inarrivabile compagna di vita.
Carlo Gennar