L’alluminio continua a crescere
La sfida per la decarbonizzazione punta su metallo primario verde e sul metallo da riciclo
La produzione mondiale di alluminio primario nel 2022 è stata di quasi 68,5 milioni di tonnellate, la Cina da sola ha superato 40 milioni di tonnellate e ha consolidato la posizione di paese leader; all’ultimo posto si conferma l’area dell’UE, con un ulteriore calo di produzione a poco più di 1,3 milioni di tonnellate. Guardando i dati riportati nella tabella 1, è evidente la straordinaria crescita dell’importanza del metallo leggero e sue leghe nel corso degli ultimi 20 anni; di questo passo, con una progressione annua del 2%, secondo l’International Aluminium Institute dovremmo sfiorare 80 milioni di tonnellate di alluminio primario prodotto entro il 2050, se poi andiamo a considerare anche il crescente e significativo ruolo nella crescita del mercato degli impieghi del metallo secondario, di auspicato incremento nel prossimo ventennio da 33 milioni a 81 milioni di tonnellate, saremmo abbondantemente oltre 150 milioni di tonnellate di domanda globale di metallo leggero per l’intero segmento industriale. Va usato comunque il condizionale riguardo a quale potrà essere il prossimo futuro della domanda di alluminio, perché due questioni sono correlate a due tematiche centrali, il problema energetico e la sfida della decarbonizzazione. La transizione del settore dell’alluminio verso emissioni zero sta sviluppandosi molto positivamente, a cominciare dagli smelter, laddove molti produttori di primario stanno da tempo con programmi in fase avanzata; tra i più attivi citiamo Alba, Alcoa, Chinalco, CBA, EGA, En+Group, Hydro, Hongqiao, Ma’aden, Qatalum, Rio Tinto, Rusal e South32. Preziosa, in questa delicata fase di scelta di una linea forte e condivisa su energia e ecosostenibilità, l’azione di coordinamento e supporto dell’IAI, International Aluminium Institute, che ha portato, (in alternativa allo scenario classico accennato sopra, basato sull’ aumento dell’80% della domanda globale entro il 2050), a diverse nuove proposte, tra cui lo “Scenario 1,5 °C”, imperniato sull’implementazione di una scala significativa di nuove risorse energetiche, tecnologie emergenti e modalità innovative di gestione e trattamento dei rottami di scarto, nei diversi segmenti della catena del valore del metallo leggero, in grado di far rispettare l’impegno per un aumento massimo di 1,5 °C della temperatura media nel 2050.
Tratteremo in maggior dettaglio nei prossimi numeri di A&L molti dei temi legati alle problematiche energetiche e di ecosostenibilità, ampiamente dibattuti nel Summit ALUMINIUM ENERGY organizzato da METEF a fine marzo durante Mecspe a Bologna. In questa sede ci pare di sostanziale importanza sottolineare che l’industria globale della produzione di metallo primario indica come interesse prioritario il corretto impiego del metallo leggero spingendo per la razionalizzazione degli usi del primario stesso ed implementando al massimo possibile l’uso del metallo di produzione secondaria, che è il miglior grande senso di responsabilità del sistema imprese del metallo leggero di fronte alle esigenze di un’industria ecosostenibile, attenta ai valori sociali, allineata alla domanda di un’economia circolare. Sono intanto disponibili i primi dati relativi al 2023, che confermano sotto molti aspetti una linea di ulteriore solida crescita, con un incremento globale di produzione di metallo primario su base annua attestato tra 1 e 2%, specialmente in virtù della crescita in Brasile, Canada, Cina, Indonesia e Mozambico, delle aumentate capacità produttive installate, quasi 2 milioni di tonnellate, e del modesto livello di tagli produttivi previsti (naturalmente in area UE). Molto significativi infine come sottolineato in precedenza, gli sviluppi per il metallo di produzione secondaria da riciclo di rottami, con massicci investimenti in particolare in Cina e nel Golfo.