Mancano i chip per le auto e cala il prezzo delle billette per pressocolata
I produttori di semiconduttori non riescono a soddisfare la richiesta da parte dell’industria dell’auto, costretta a frenare la produzione nonostante
la ripresa degli ordinativi. L’intera catena di fornitura automotive ha ridotto fortemente gli scambi e il prezzo delle leghe d’alluminio per fonderia
è in temporanea discesa
Sono passati quasi cinque mesi da quando la carenza globale di chip è emersa come un problema serio per l’industria automobilistica. Questo collo di bottiglia ha innescato tagli sempre più consistenti alla produzione di auto in tutto il settore: sono state colpite aziende come General Motors, Volkswagen, Nissan, Renault, Honda e Mitsubishi. Ford ha annunciato che assemblerà i suoi truck e SUV Edge in Nord America senza alcune parti, mentre Jaguar Land Rover, il maggior produttore automobilistico del Regno Unito, già alcune settimane fa informava di dover fermare la produzione in due stabilimenti a partire da fine aprile.
Motivi della carenza di semiconduttori
Lo squilibrio era iniziato nella primavera del 2020, quando le aziende di semiconduttori avevano dirottato la loro produzione verso l’elettronica di consumo, visto che la pandemia aveva fermato la produzione in molti stabilimenti automobilistici. In realtà, i tempi di consegna per i chip si stavano già allungando prima del blocco da Covid-19, poiché la richiesta da parte dell’industria automobilistica era costantemente in aumento. Per esempio, i sistemi che avvisano i conducenti quando escono da una corsia e sfruttano meglio una batteria EV richiedono una maggiore elaborazione dei dati rispetto agli alzacristalli elettrici e alle autoradio; alla crescente domanda dal settore auto si è aggiunta quella da parte dell’industria elettronica per nuovi telefoni 5G, computer portatili e altri dispositivi, che è stata accelerata dall’aumento del lavoro a distanza causato dalle misure di blocco.
Pochi mesi dopo, quando le case automobilistiche si sono riprese e le vendite di veicoli elettrici sono aumentate, i produttori di chip hanno faticato a incrementare la loro produzione, creando uno squilibrio che avrebbe dovuto essere temporaneo. Ma la domanda di chip è rimasta in crescita e la carenza non ha quindi mostrato segni di diminuzione.
I tagli produttivi determinano la discesa del prezzo del secondario
I tagli produttivi dell’automotive determinati dalla carenza di chip hanno evidentemente ridotto gli ordini sull’intera catena di fornitura e portato le quotazioni dell’alluminio secondario per pressocolata DIN226/A380 in Europa al minimo di due mesi (da 2070 euro a 1850-1875 euro/ton in aprile, come si osserva in figura 1). Da sottolineare che questa tendenza al ribasso per i pani in leghe di alluminio da fonderia si verifica in una fase in cui le quotazioni dell’alluminio al London Metal Exchange sono arrivate ai massimi di tre anni (Figura 2).
La risposta dei produttori di semiconduttori
Di recente, nel tentativo di soddisfare la domanda globale, il più grande produttore di chip al mondo, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, ha dichiarato che investirà 100 miliardi di dollari nei prossimi tre anni per aumentare la capacità produttiva. Questa mossa è arrivata dopo che il produttore di chip statunitense Intel ha annunciato che avrebbe speso circa 20 miliardi di dollari per costruire due nuovi impianti in Arizona come parte di un piano per aumentare la produzione in Nord America ed Europa. Sempre negli Stati Uniti, il presidente Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per aumentare la produzione di chip negli Stati Uniti per rimediare al deficit globale di semiconduttori. I fondamentali del settore dell’auto a livello globale rimangono positivi, tuttavia questo serio problema nella catena di approvvigionamento, che potrà avere conseguenze per molti mesi ancora, dovrà essere risolto dalle case automobilistiche in modo strutturale.