Problemi tariffari, nuovi mercati, sviluppo nel manifatturiero, crescita sostenibile
Conversazione a tutto campo sull’alluminio con Maurizio Sala, presidente di Amafond
di Mario Conserva
Il Gala Dinner del Gulf Aluminium Council, tenuto in Oman lo scorso 21 marzo, ha offerto l’occasione per una lunga conversazione con Maurizio Sala, presidente di Amafond di Foundry Ecocer, ottimo conoscitore del comparto alluminio e dell’area del Middle East.
E’ un momento di particolare vivacità del mercato, la questione dei dazi Usa su alluminio ed acciaio sta sollevando interrogativi e preoccupazioni, l’automotive sta continuando a spingere, il mondo dalla fonderia ha ripreso molta consistenza, in particolare per il settore delle leghe leggere; in aggiunta, il segmento della fonderia metalli rappresentato da Maurizio Sala è una parte significativa dell’Italia manifatturiera vincente nella filiera metallurgica, un’imprenditoria con il brand Amafond che sa competere sui mercati internazionali, con ottimi risultati nei settori avanzati delle lavorazioni dei metalli e delle leghe leggere nell’automotive, nella meccanica, nell’elettronica, nelle costruzioni.
Cominciamo da un tema di grande attualità in questi giorni, i dazi Usa su alluminio ed acciaio imposti da Trump. Già prima dell’annuncio del presidente Usa si era scatenato un diluvio di ipotesi su cosa poteva succedere a seguito dei provvedimenti e cosa si dovesse fare per porre i giusti rimedi. Chiediamo a Maurizio Sala quali opinioni si è fatto in proposito.
Come prima impressione debbo dire che forse si è parlato troppo, e spesso a sproposito, dei provvedimenti del presidente americano senza avere idee e conoscenze in proposito. Ora sappiamo che l’obiettivo di Trump è la Cina e gli squilibri all’attuale sistema di commercio globale provocato dalla disinvoltura commerciale cinese, che ha inventato di tutto pur di vendere ad ogni costo, e non certamente l’Unione Europea o altri paesi che hanno cercato nel tempo di costruire con il WTO un sistema di regole in qualche modo affidabile. Non c’è dubbio che il problema Cina esiste, però il modo giusto di affrontare la questione non è la guerra commerciale che Trump ha scelto di innescare probabilmente per convenienze elettorali, ma una maggior apertura dei mercati. Non tutti la pensano così, alcune associazioni di categoria europee hanno reagito alle prime indiscrezioni sulle nuove tariffe di Trump con un allarmismo un po’ isterico, già pronte a richiedere contromisure protettive a vantaggio dei produttori europei di metalli. Hanno così palesato ancora una volta la vecchia strategia di guardare solo agli interessi di una minoranza di imprese della metallurgia di base, invece di pensare che le contromisure protezionistiche speculari richieste porterebbero a distruggere la competitività di tutti i settori trasformatori e utilizzatori a valle di alluminio ed acciaio in Europa.
E’ evidente che lei guarda con grande attenzione allo sviluppo del manifatturiero e in Italia abbiamo al riguardo una situazione piuttosto interessante, però siamo condannati a dover esprimere delle eccellenze nei diversi segmenti perché il mercato interno è ancora debole. Abbiamo bisogno di internazionalizzarci, ma l’asticella è alta e la cosa non è facile. E’ l’unica strada che abbiamo?
Certamente è la via da seguire, non ne vedo altre. La ricerca dell’eccellenza è per noi d’obbligo, dato che dobbiamo convivere con un mercato globalizzato dove ci sono protagonisti che non è possibile battere sulle produzioni standard di basso profilo, quindi non possiamo che giocare la carta dell’innovazione. Abbiamo la fortuna di poterlo fare, perché abbiamo le spalle solide, con tanti contenuti di esperienza e di conoscenza tecnica e manageriale. Questo è un dato di fatto scontato, basta pensare a come è completamente cambiata la fisionomia del settore della fonderia in Italia, ed è stato un fatto estremamente positivo, c’è stato coraggio imprenditoriale che ha portato a scelte difficili, in alcuni casi traumatiche e dolorose, ma nella stragrande maggioranza dei casi vincenti e solide. Rimaniamo sempre nel nostro territorio, chi l’avrebbe mai detto solo una decina di anni fa che la fonderia italiana di leghe leggere potesse avere una posizione leader in tecnologie produttive di largo impiego per particolari automotive, si veda il caso di molti getti strutturali in leghe leggere prodotti per colata ad alta e bassa pressione.
Rimaniamo sul tema dei contenuti tecnologici del sistema della metallurgia in Italia, in particolare delle leghe leggere: lei è stato in India qualche mese fa, a rappresentare come presidente di Amafond il settore italiano delle tecnologie impiantistiche di fonderia, insieme al presidente di Centroal Mauro Cibaldi e a importanti imprese italiane di impianti e attrezzature sia per le lavorazioni dell’alluminio sia per il downstream applicativo avanzato, come quello del ferroviario. Fermo restando che si tratta di operazioni sicuramente positive per aprire rapporti con nuovi mercati internazionali, ritiene che si possa parlare di un gioco di squadra capace di far superare l’innato individualismo italiano?
L’esperienza del rapporto con l’Associazione dell’alluminio Indiano nel recente incontro di gennaio è stata un primo passo propositivo per instaurare relazioni più strette tra due sistemi industriali del metallo leggero così diversi ma proprio per questo anche molto complementari. Mi è sembrato un passo significativo, ma è solo un primo passo che deve essere seguito da un programma di lavoro comune su una serie ben definita di progetti concreti e di ragionevole respiro. Non faccio nomi, ma ci sono aziende italiane di grande spessore già ben radicate in quel grande paese che potrebbero essere leader di progetto in temi di ampio orizzonte, nei quali coinvolgere tutta una rete collegata di nostre aziende della filiera. Penso allo sviluppo di semilavorati e prodotti in lega leggera per il packaging alimentare e la conservazione dei cibi, oppure alla realizzazione dei veicoli ferroviari leggeri, di cui peraltro già si è parlato molto nel recente quadro di incontri. L’importante è dare continuità a quanto è stato impostato, perseguendo con pazienza un percorso programmato che ha i suoi tempi di maturazione, credo che specialmente nella fase iniziale sarà essenziale il ruolo delle associazioni e la loro capacità di promuovere un più alto interesse dei rispettivi governi in tali processi.
Come imprenditore del comparto, vede altri mercati importanti di particolare interesse nello scenario mondiale?
In questo momento stiamo conversando a Muscat, stiamo prendendo parte ad un evento insieme ai responsabili dell’industria dell’alluminio del Golfo e dei loro principali fornitori e collaboratori: il Medio Oriente è, ad esempio, un’area da seguire con grande attenzione, e fin qui non dico nulla di nuovo perché tutti conoscono l’importanza di questa regione per l’alluminio. E’ chiaro comunque che per l’imprenditoria italiana del comparto questa è un’area particolare perché il metallo del Golfo è la grande risorsa per i trasformatori e gli utilizzatori finali di leghe leggere dell’UE, quindi per noi è importante non solo stabilire relazioni durature a livello di singola azienda, ma è indispensabile coltivare il rapporto a livello istituzionale, come abbiamo realizzato in effetti attraverso le relazioni con il Gac, in modo da guardare non solo agli affari ma anche alle strategie di sistema. Parlando da imprenditore sono diversi anni che con la mia azienda abbiamo aperto nuovi filoni di attività in questa area, in particolare per la colata continua per laminati e foglio di alluminio. Credo nello sviluppo di questo segmento e abbiamo potenziato la nostra capacità di azione sui mercati internazionali con personaggi di altissimo livello, come Anthony Tropeano che per molti anni ha fatto da battistrada a livello mondiale in questo settore specifico. Si tratta di un progetto di ampio respiro, nell’ambito del quale stiamo investendo da tempo, siamo impegnati tra l’altro con una serie di studi e di ricerche metallurgiche sul trattamento del metallo liquido e sui meccanismi di solidificazione delle diverse leghe per colata continua, come vede si ritorna inevitabilmente sul tema dell’innovazione, che non è una semplice opzione ma a certi livelli una assoluta necessità. Anche la Russia deve essere al centro dell’attenzione, è un altro grande protagonista dell’alluminio con interessanti potenzialità di sviluppo nel downstream, nel corso dell’ultimo METEF abbiamo allacciato interessanti rapporti con l’ Associazione dell’alluminio russo RAA e con il grande produttore Rusal. Parteciperemo quindi senz’altro, come Foundry Ecocer, al primo Forum Alluminio Russia-Italia che si terrà nel corso di Innoprom a Ekaterinburg il prossimo luglio, di cui ha parlato diffusamente sul la vostra rivista Anton Bazulev, responsabile dei Progetti Internazionali di Rusal. Non dimentichiamo poi, per concludere, il mercato degli Stati Uniti e la grande attenzione che Amafond dedica a mantenere sempre attiva la presenza degli associati in quell’area. Saremo con METEF a Indianapolis al Convegno Esposizione sulla pressocolata organizzato dalla Associazione americana NADCA il prossimo 15-17 ottobre, e lì presenteremo lo stato dell’arte di quel segmento della fonderia di straordinaria importanza per il nostro paese.
Abbiamo toccato con questa nostra veloce conversazione diversi punti legati alle possibilità di sviluppo dell’industria dell’alluminio in molti settori, come concluderebbe in poche parole questo incontro?
Credo che oggi il vero grande obiettivo della nostra industria è quello di impegnarsi in tutti i fronti per favorire l’impiego sostenibile dell’alluminio attraverso l’innovazione tecnologica. Le grandi economie mondiali cui abbiamo fatto riferimento in questo scambio di idee, come Russia e India, guardano in questa direzione, ed altrettanto hanno fatto negli anni scorsi e stanno facendo oggi i Paesi del Golfo, grandi protagonisti di questi ultimi decenni nell’industria dell’alluminio e non solo. Seguendo questo paradigma daremo un grande futuro al metallo leggero, per il raggiungimento dell’obiettivo è fondamentale che il downstream, la vera forza trainante del sistema industriale del metallo, supporti e sostenga le posizioni dei produttori mondiali illuminati che pensano non solo in termini di crescita indiscriminata, ma guardano ed operano nel quadro appunto di uno sviluppo socialmente sostenibile.