Un incredibile scarabeo d’alluminio Art Déco
Nel 1932 appare in Usa la Stout Scarab, un’automobile futuristica ed esclusiva, realizzata in alluminio con tecniche aereonautiche, interni lussuosi e soluzioni meccaniche innovative. Nasce dall’ingegno visionario di William Bushnell Stout, che anticipa di cinquant’anni le moderne automobili monovolume
Abbiamo già avuto modo in precedenti articoli di parlare degli albori dell’utilizzo dell’alluminio nell’auto e nel settore dei trasporti più in generale. In verità il metallo leggero venne inizialmente utilizzato non solamente per le caratteristiche che lo hanno poi reso indispensabile, ovvero per la sua proverbiale leggerezza o per altre importanti qualità, ma soprattutto per la facilità con cui si poteva modellare ed utilizzare per costruire prototipi, piccole serie o auto di nicchia. I laminati già utilizzati prima della Seconda Guerra Mondiale nelle costruzioni aeronautiche, vennero infatti adocchiati dai costruttori di auto. Un materiale reperibile, anche se costoso, facile da modellare e da assemblare. L’auto che oggi descriviamo, la Stout Scarab, aveva un design pulito ispirato dall’omonimo coleottero sacro egiziano. Un progetto assolutamente innovativo e avveniristico; precursore di successivi popolari modelli tra cui citiamo per esempio il mitico pulmino Volkswagen o la altrettanto storica Fiat 600 Multipla. Un nuovo modo di pensare per l’industria automobilistica mondiale.
Questo incredibile veicolo venne progettato dall’ingegnere William Bushnell Stout (1880-1956); pioniere dell’aviazione, designer, inventore con un passato da giornalista sotto pseudonimo, ingegnere capo nella Packard Motor Car Company, Stout fondò una compagnia aerea acquistata da Henry Ford, progettò un’auto volante (Skycar) e addirittura fondò la sua compagnia aerea prima di fondare lo Stout Engineering Laboratory. Davvero un personaggio notevole.
Leggerezza, lusso ed efficienza in stile Art Déco
Lo stile dello Scarab è attribuito al designer automobilistico olandese-americano John Tjaarda, che ispirandosi allo “Streamline Moderne”, l’ultima fase del movimento Art Déco, voleva creare un nuovo tipo di auto in termini di aerodinamica, efficienza, stile, comfort di guida e comodità, prendendo ispirazione dal suo background aeronautico e rimanendo fedele al suo motto “Semplifica e aggiungi più leggerezza”.
Prodotto dal 1934 al 1940 in pochissimi esemplari dalla Stout Motor Car Company del pioniere dell’aviazione e dell’auto William Stout Bushnell, lo Scarab è ispirato dalla forma dello scarabeo, da cui prende il nome. Stout ha creato un salotto di lusso viaggiante su ruote e protetto da un guscio in alluminio in grado di ospitare fino a sette passeggeri. Per farlo ha utilizzato materiali innovativi per l’epoca, come l’alluminio per la carrozzeria, tubi in acciaio per il telaio e legno pregiato per l’interno. Quest’ultimo era estremamente modulabile, con i sedili che si potevano spostare secondo le esigenze del momento, anche a formare un salottino o intorno a un tavolo ripiegabile: solo il sedile del pilota era fisso. In pratica un antesignano dei moderni monovolume. Il motore V8 Ford era sistemato all’anteriore e la trazione era posteriore. Il primo prototipo di Stout Scarab costruito nel 1932 era basato su una struttura unitaria in alluminio, a differenza dei veicoli body-on-frame della sua epoca.
Design ispirato alle fusoliere degli aerei
La parte anteriore dell’auto era caratterizzata dalle linee curve. I fari cromati erano protetti da feritoie cromate e si trovavano molto vicino al doppio parabrezza diviso da un’elegante aletta. Il caratteristico emblema dello Scarabeo, posto con orgoglio sul cofano anteriore, era incorniciato da ali di metallo che sostituivano la griglia convenzionale. La sagoma dello Scarab era simile alla fusoliera di un aereo con un’estremità posteriore che ricordava la coda dello scarabeo. L’unico veicolo che sembrava altrettanto futuristico negli anni ‘30 era l’auto Dymaxion (1933), un prototipo a tre ruote progettato dall’inventore Buckminster Fuller. L’auto aveva quattro finestrini e una porta su ogni lato, una per il guidatore e una centrale per i passeggeri. La completa assenza di maniglie esterne delle porte era un altro interessante elemento distintivo; queste vennero sostituite da pulsanti elettrici, grande novità per l’epoca, per una migliore aerodinamica. Allo stesso tempo speciali cerniere consentivano un accesso più facile all’interno. Grazie al passo lungo (3480 mm), alla mancanza di un semiasse e al design della carrozzeria che copriva l’intera larghezza del veicolo, lo Scarab poteva ospitare sette passeggeri ed era molto più spazioso e pratico di qualsiasi altro veicolo di dimensioni simili (lunghezza 4966 mm).
La lussuosa cabina era simile a un ufficio, con un pavimento piatto, un tavolo retrattile, tetto in cesto di vimini, illuminazione interna, un divano posteriore a tutta larghezza e tre sedili indipendenti. Due dei sedili dei passeggeri erano dotati di pattini che consentivano loro di muoversi e ruotare liberamente, formando layout diversi, mentre il sedile del conducente era fisso.
Una vettura troppo in anticipo sui tempi
Per dimostrare la praticità, il comfort, la guidabilità e l’affidabilità della sua creazione, William Bushnell Stout guidò quotidianamente il suo Scarab, percorrendo più di 250.000 miglia viaggiando negli Stati Uniti, spesso dormendo e cenando all’interno dell’auto.
Nel 1934 venne fondata la Stout Motor Car Company per mettere in produzione lo Scarab. Il piano era quello di costruire 100 unità di Scarab all’anno nello stabilimento di Dearborn nel Michigan, ma il prezzo elevato di 5.000 dollari, che era superiore al valore di un’abitazione media durante la Grande Depressione, portò a una breve produzione di soli nove veicoli tra il 1932 e il 1936. La produzione in serie non fu mai avviata e i nove esemplari furono costruiti e assemblati a mano, tanto che non esistono due Scarab identiche. Si stima che cinque Scarab siano sopravvissute fino ai giorni nostri e una vettura ancora funzionante fa parte delle collezioni del Detroit Historical Museum, che periodicamente la espone al pubblico.
Purtroppo la Scarab era troppo innovativa ed il mondo non sembrava ancora pronto ad apprezzare le sue virtù. Con questa idea Stout anticipò progetti con motore posteriore monovolume come la Volkswagen Tipo 2 (1950) e la Fiat 600 Multipla (1956). In realtà, i primi veri minivan sarebbero arrivati mezzo secolo dopo, con i prototipi Alfa Romeo New York Taxi (1976) e Lancia Gamma (1978) di Italdesign, che esploravano l’idea di praticità, portando ai primi veri minivan di produzione: il Dodge Caravan (1983) negli Stati Uniti e la Renault Espace (1984) in Europa.