20 anni insieme verso il futuro
AIdAM ha festeggiato i suoi primi 20 anni di vita, e per celebrarli ha scelto di organizzare un convegno il 4 ottobre presso la Palazzina Appiani a Milano dal titolo “Nuovi modelli di business per l’impresa che evolve. Acquisto o pay per use?”. Da sempre con lo sguardo rivolto al futuro, l’Associazione riflette sul noleggio come modello di business principale nel mondo dell’automazione e della meccatronica
di Giordano Bracco
Ha festeggiato 20 anni di vita AIdAM, l’Associazione italiana che esprime un settore tra i più vitali e promettenti dell’economia, quello dell’automazione e della meccatronica. In essa convergono oggi decine di aziende che rappresentano il lato visionario dell’imprenditorialità made in Italy: non solo costruttori di macchine, ma anche sistemisti che traducono la tecnologia della visione in applicazioni per l’automazione, costruttori di componenti e specialisti in robotica, uniti in una rete unica in Europa. Forte di quella fantasia progettuale che è tratto distintivo nazionale, l’Italia si colloca insieme alla Germania ai vertici del settore per valore assoluto dei prodotti, seconda solo al Giappone. Un risultato sorprendente, soprattutto se si pensa che è ottenuto a dispetto dei limiti che il settore affronta: limiti tipici di un comparto relativamente giovane e che, nonostante le evidenti potenzialità, fino a poco tempo fa faticava a trovare il giusto spazio all’interno del sistema economico.
Vent’anni fa la nascita di un sistema coeso per dare forza al singolo
È stata la nascita di AIdAM, fortemente voluta da un piccolo nucleo di aziende e cresciuta nel tempo fino a contarne oggi oltre 70, a marcare il punto di svolta: l’Associazione ha infatti rappresentato l’opportunità per le imprese di aggregarsi in un sistema coeso, dando forza al singolo attraverso la forza del gruppo. AIdAM ha saputo fare quello che le imprese di automazione e meccatronica fanno ogni giorno: ha guardato lontano, immaginando il futuro e tracciando la strada per raggiungerlo, ponendosi come obiettivo la creazione delle migliori condizioni per lo sviluppo degli associati. L’ha fatto e continua a farlo con mente aperta, capace di individuare i nodi e di scioglierli attraverso interventi efficaci, che spaziano con agilità dall’education alle azioni in ambito di internazionalizzazione. “Bisogna avere nel DNA spirito di osservazione, curiosità e abilità nel cogliere il meglio da quanto ci sta attorno” spiega Massimo Vacchini, storico Direttore dell’Associazione “ma soprattutto è fondamentale la capacità di trovare soluzioni ai problemi: non solo nell’assemblaggio, ma anche nei processi, nella gestione aziendale, in quella del personale e allo stesso mondo all’interno del macro ambiente in cui operiamo”.
Un riferimento per le aziende
Prima realtà a firmare un protocollo col MIUR per ridisegnare i programmi scolastici degli istituti tecnici, prima ad affrontare la stesura di un manuale sull’assemblaggio delle macchine, prima a proporre un accordo con la SIAE per la tutela del know-how intellettuale del settore, AIdAM si è anche impegnata per definire standard per i collaudi delle macchine, la compilazione dei contratti di fornitura e le tariffe di intervento, fornendo linee guida utili a tutte le aziende di meccatronica per proporsi in modo compatto e autorevole ai propri clienti, a garanzia della qualità dell’operato. “Ci troviamo in un contesto economico caratterizzato da una continua e rapida evoluzione” afferma Michele Viscardi, Presidente dell’Associazione “che chiede ai nostri imprenditori di portare avanti le aziende non più solo grazie a idee forti e alla capacità di osare e di rischiare, come avveniva un tempo, ma sempre più seguendo le regole d’impresa. Il nostro talento sta nel bilanciare le esigenze di mercato e la creatività: le persone che lavorano in questo settore sono abili nel governare i processi e gestire il caos, canalizzandolo senza imbrigliarlo all’interno di schemi precostituiti e, per questo, improduttivi”. Interpellate dai clienti per fronteggiare sfide sempre nuove, le aziende attive nell’ambito dell’automazione e della meccatronica si configurano come centri di ricerca e sviluppo costante. Dai loro laboratori non escono infatti prodotti pronti per essere industrializzati, ma pezzi unici, prototipi ogni volta diversi creati ad hoc per rispondere ad esigenze di produzione specifiche. Per questo devono operare sempre avendo come orizzonte il lungo termine: il risultato del loro lavoro dovrà essere all’avanguardia non solo in fase progettuale, ma al termine del processo di realizzazione della macchina, che può richiedere anche diversi mesi.
“Quello che facciamo oggi è preistoria, quello che faremo domani è già vecchio, quello che faremo dopodomani forse va bene. I clienti ci scelgono perché sappiamo guardare al futuro” chiarisce Michele Viscardi, condensando in una frase l’essenza del suo lavoro. E prosegue delineando lo scenario del settore: “Andiamo verso un’integrazione dei servizi. Alle aziende di meccatronica verranno richieste sempre di più anche consulenze sull’automazione e la logistica, perché è nell’assemblaggio che si concentra il know-how ed è a partire da questa fase che è possibile ottimizzare le performance degli interi processi produttivi”. In questa prospettiva, AIdAM si pone come un punto di riferimento strategico e un fluidificatore di relazioni tra aziende, istituzioni e associazioni di categoria, operando in ottica di rete. “Il nostro compito non è quello di offrire convenzioni o facilitazioni economiche” chiarisce Massimo Vacchini “ma di mettere a disposizione degli associati l’accesso alle best e worst practices sviluppate, oltre che servizi qualificati e funzionali allo sviluppo d’impresa: il management condiviso, ad esempio, per tutte quelle aziende che ne comprendono l’utilità ma non hanno le capacità finanziarie per sostenerlo”.
Pay per use: il modello di business del futuro?
È in questa prospettiva che si è inserito il convegno promosso da AIdAM, che il 4 ottobre ha proposto presso la Palazzina Appiani a Milano un momento di incontro tra imprenditori, associati e stakeholder. L’appuntamento, dal titolo “Nuovi modelli di business per l’impresa che evolve. Acquisto o pay per use?”, ha affrontato, con la conduzione di Marcello Boccardo, un tema di assoluta avanguardia per l’impresa: la formula del noleggio, che si sta propagando in tutti i settori in modo trasversale, rappresenta infatti una soluzione che ben si colloca nei nuovi scenari che si stanno delineando e che impone una riflessione sulle potenzialità offerte da questo approccio e un confronto sul percorso necessario per arrivare a metterlo in atto. Introdotto dal Presidente di AIdAM Michele Viscardi, il convegno ha dato voce ai contributi di Sergio Terzi, Professore presso la Facoltà di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, Tullio Tolio, Professore presso la Facoltà di Ingegneria dei Sistemi del Politecnico di Milano, Sergio Cavalieri, Professore presso la Facoltà di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione dell’Università di Bergamo, Luciano Sottile, General Manager presso Goglio Group, Roberto Vavassori, Direttore Business, Development & Marketing in Brembo e Stefano Firpo, direttore Generale di Mediocredito Italiano.
I pilastri dell’Associazione
AIdAM taglia così il traguardo dei vent’anni preparandosi a progettare il futuro per le seconde generazioni, che si troveranno a fare impresa in un mercato globale caratterizzato da un’elevata concorrenza. E lo fa puntando tutto su due grandi pilastri: da un lato sostenendo un vero e proprio “umanesimo dell’industria”, in cui le imprese condividono know-how e risorse economiche per alimentare, già a partire dai primi gradi dell’istruzione, le menti di domani; dall’altro promuovendo la realizzazione di un sistema cooperante strutturato come un’unica grande azienda, in cui i singoli attori non perdono la loro identità perché forti nella loro specializzazione. È un passaggio ambizioso questo, che implica un cambio di mentalità significativo e la disponibilità di tutti gli associati a fare un passo indietro rispetto ai tradizionali sistemi di business, ma a vantaggio di un grande obiettivo comune e di enormi potenzialità a lungo termine: proporsi nel mercato globale con le dimensioni e la diversificazione necessarie a rendere il made in Italy vincente, anche in questo settore, su scala mondiale.