igus promuove l’economia circolare
igus promuove l’economia circolare con la sua catena portacavi realizzata interamente con materiale riciclato: preservare le risorse e allungare il ciclo di vita del prodotto, è questo l’obiettivo che si prefigge igus con la nuova cradle-chain E2.1.CG.
Cambiamento climatico, disastri naturali e inquinamento degli oceani: la crisi ambientale si fa sempre più pesante e impellente e sono sempre di più le persone a rendersene conto. Per far fronte a questa emergenza, igus ha sviluppato cradle-chain E2.1.CG, una gamma completa di catene portacavi realizzate con il nuovo materiale igumid CG.
Numerosi test eseguiti nel laboratorio di igus dimostrano che la nuova catena portacavi presenta le stesse caratteristiche tecniche e le stesse capacità di carico di una catena realizzata con il materiale standard igumid G, oltre a mantenere lo stesso vantaggio in termini di prezzo. La nuova gamma è disponibile a magazzino in cinque serie e 28 tipi di catene.
Da catene portacavi usate a materiale riciclato
La cradle-chain è realizzata a partire da materiale riciclato nel programma “chainge”. Dal 2019, igus si occupa di raccogliere le catene portacavi usate dei clienti per evitare che esse finiscano tra i “non meglio identificati” rifiuti industriali. Il servizio viene proposto, oltre che per le catene portacavi igus, anche per le catene di altri produttori. Fino a oggi, sono state raccolte oltre 32 tonnellate di materiale in ben 13 paesi e, per il 2022, igus si propone di raggiungere le 500 tonnellate.
Il materiale di scarto viene recuperato, suddiviso per tipologia, ripulito e rilavorato. Il processo, per fare in modo che il rigranulato presenti le caratteristiche richieste atte ad assicurare la qualità costante del prodotto, prevede un accurato lavoro di analisi chimica e di ottimizzazione della formula.
Il materiale ottenuto da questo processo, igumid CG, viene quindi utilizzato per realizzare la cradle-chain riciclata senza alcuna perdita qualitativa in termini di resistenza all’usura, stabilità o affaticamento da flessione. Secondo la Dichiarazione Ambientale di Prodotto, questo ciclo sostenibile delle materie prime riduce le emissioni di CO2 del 28%.