I robot di ABB diventano compagni di laboratorio
LOGIBIOTECH è una start-up nata nel 2019 ed è parte del Gruppo CGI, holding che ha il proprio core business nella vendita di gas metano ed energia elettrica, ma che nel tempo ha differenziato i propri interessi in altri settori. Logibiotech ha l’obiettivo di rendere i laboratori ospedalieri più efficienti migliorandone i processi gestionali e i flussi operativi, a supporto dei medici e degli operatori sanitari. Per farlo, hanno scelto il cobot YuMi di ABB, che grazie alle sue caratteristiche può diventare un valido aiuto per il mondo della sanità e degli ospedali. Ci ha raccontato tutto Lorenzo Campanini, Managing Director di LOGIBIOTECH.
di Rossana Pasian
In quella che viene soprannominata la “food valley”, nasce nel 2019 LOGIBIOTECH, ad Alseno (Piacenza), come spin-off di Logicon – Packaging & Robotics, azienda presente sul mercato dal 2003 e specializzata nella robotica del confezionamento, in particolare per il settore alimentare. LOGIBIOTECH, però, si rivolge a un altro settore molto importante, quello biotech-farmaceutico. “Nel 2019 siamo entrati in contatto con un’importante azienda del settore – racconta Lorenzo Campanini – che ci ha assegnato un progetto per l’archiviazione di vetrini di materiale cito-istologico. Da lì è partita la nostra avventura con LOGIBIOTECH”. La mission della start-up è quella di progettare e realizzare soluzioni avanzate e personalizzate di robotica e Robotic Process Automation (RPA) per il settore sanitario.
“Ci siamo resi conto – prosegue Campanini – che gli ospedali avevano delle problematiche di archiviazione del materiale utilizzato per le analisi di laboratorio, il quale deve essere conservato anche dopo le diagnosi perché di ‘proprietà’ del paziente in cura. I reperti biologici sono in gran quantità e spesso il personale non è in numero sufficiente per occuparsi anche della loro archiviazione. I laboratori degli ospedali, quindi, avevano bisogno di un sistema automatico e che garantisse precisione e igiene. In questo senso, la robotica si sposa benissimo con queste esigenze”.
Grazie anche alla spinta dei fondi stanziati del PNRR, i primari si stanno affacciando con entusiasmo e curiosità alle tecnologie più innovative, senza paura di rivoluzionare i laboratori. “È un lavoro a quattro mani – spiega Lorenzo Campanini – noi ascoltiamo le esigenze dei medici, ci facciamo spiegare quali sono le abitudini di lavoro, vediamo gli spazi a disposizione e da queste informazioni formuliamo una proposta. Non sono mai soluzioni standard, ma vengono formulate sulla specifica struttura sanitaria. Questo sistema permette di alleggerire il lavoro di medici e tecnici di laboratorio da compiti ripetitivi e alienanti, oltre che rischiosi nel caso di operazioni su materiale biologico infetto”.
Per automatizzare l’archiviazione, la scelta è ricaduta anche sul robot collaborativo YuMi di ABB, ritenuto perfetto per le modalità di lavoro da svolgere.
Doppio o mono braccio: un aiuto importante
“YuMi è il prodotto giusto per il settore giusto – afferma Campanini – prima di tutto perché ha le dimensioni adatte per essere posizionato sul tavolo di un laboratorio; in secondo luogo, essendo collaborativo, non sono necessarie protezioni particolari. Inoltre, ABB è garanzia di qualità”.
Per i propri progetti, LOGIBIOTECH utilizza sia lo YuMi a doppio braccio sia quello a braccio singolo, a seconda delle esigenze di esecuzione. “La versione a doppio braccio – spiega Lorenzo Campanini – ha il vantaggio di poter fare praticamente tutto in autonomia, anche aprire e chiudere delle fiale. La versione a braccio singolo, invece, è ideale per portare il materiale nel punto di archiviazione per esempio. Si tratta di operazioni che richiedono del tempo, e portano via del tempo a medici, per esempio, che in questo modo possono concentrarsi sul formulare le diagnosi e stare con i propri pazienti”.
Un vantaggio considerevole dell’utilizzo dell’automazione, inoltre, è la precisione di tracciabilità: ogni operazione e spostamento fatto dal robot viene registrato, quindi è impossibile perdere traccia del materiale biologico presente in laboratorio, così come il suo recupero è pressoché immediato. “Noi vogliamo portare, almeno in parte, il know-how industriale negli ospedali – prosegue Campanini – In questi luoghi, ovviamente, non ci sono il flusso e l’organizzazione di una linea automatica, con passaggi precisi e determinati, perché ogni analisi è a sé stante e spesso servono diversi strumenti. Mettere un robot permette ai medici e ai tecnici di laboratorio un flusso ordinato del proprio lavoro, insieme alla certezza della tracciabilità del materiale”.
In pieno spirito di start-up, LOGIBIOTECH sta già partorendo nuove idee per il futuro, ma allo stesso tempo impiega molte energie per consolidare la propria realtà. “Ora i nostri investimenti – conclude Lorenzo Campanini – sono concentrati a livello commerciale nel far conoscere la soluzione che proponiamo. Ma stiamo già pensando a qualche nuovo progetto, per esempio vogliamo sviluppare delle bio-banche, cioè sistemi automatici per le conservazioni biologiche; queste servono alle case farmaceutiche per utilizzare il patrimonio biologico umano, così da sviluppare farmaci nuovi e/o più efficaci. Siamo un’azienda con un forte indice di sviluppo, vogliamo venire incontro a esigenze che fino a ieri non venivano espresse perché si ignorava l’esistenza di tecnologia che potesse soddisfarle”.