Ipazia, una realtà alternativa nel mondo dell’automazione
Il mondo dell’automazione corre sempre veloce, ma è importante trovare la giusta via per rendere le aziende davvero efficienti, produttive e competitive in un mercato globalizzato. Ipazia, piccola azienda in forte crescita nata nel 2021 a Dolo (VE), vuole proprio fare questo: aiutare i suoi clienti a migliorarsi. Ci ha raccontato tutto Giacomo Pasquali, Co-Founder di Ipazia.
In pieno periodo Covid-19, Giacomo Pasquali e Riccardo Durighello hanno accettato la sfida di far nascere Ipazia, un’azienda innovativa con sede nella provincia di Venezia con una forte vocazione alla robotica. “Io e il mio socio – racconta Giacomo Pasquali – abbiamo fondato Ipazia con l’idea di imporci come realtà alternativa all’interno del mondo dell’automazione, inizialmente effettuando lavorazioni contoterzi con macchine automatizzate da noi costruite, per poi progressivamente estendendoci verso la creazione di macchinari e impianti da vendere, con lo scopo che altri potessero beneficiare del concetto che stiamo cercando di sviluppare”.
Dalla sua nascita, Ipazia ha creato delle strette e proficue collaborazioni con aziende produttrici del settore della meccatronica, come per esempio KUKA, Yaskawa, Robotunits e SCHUNK, i player con cui interagisce maggiormente, ma non esclude un ampliamento delle partnership. “Tendenzialmente noi abbiamo un parco fornitori che è abbastanza contenuto – prosegue Giacomo Pasquali – Tendiamo molto a fidelizzare il fornitore e a cercare delle soluzioni che siano qualitativamente di alto livello per i nostri standard, anche se magari non proprio delle più economiche, perché crediamo di più nel rapporto e nella qualità piuttosto che nel risparmio a tutti i costi”.
Ipazia per i suoi clienti si occupa di ogni passaggio: dalla progettazione allo sviluppo, all’installazione fino al servizio post-vendita, diventando un punto di riferimento per l’utilizzatore finale. L’azienda sta tutt’ora crescendo: partiti in due, oggi Ipazia conta 7 persone, ma l’obiettivo è incrementare ancora il personale per riuscire a rispondere al meglio alle esigenze dei clienti.
Vie alternative nell’automazione
Come si accennava all’inizio, la mission di Ipazia è quella di essere una realtà innovativa nel mondo dell’automazione e per farlo è necessario trovare delle vie alternative per evolversi tecnologicamente e non solo. “Noi stiamo cercando di affrontare l’automazione vedendola come una strada parallela a quella che è il mondo dell’informatica – afferma Giacomo Pasquali – stiamo quindi cercando di svincolarci dai concetti standard che hanno portato avanti l’automazione per anni, inserendo un ottimo livello di innovazione che punta anche ad avvicinare i giovani alla nostra tipologia di impresa”.
Altro punto importante in questo sguardo innovativo all’automazione è il dialogo con il cliente. “Noi non cerchiamo di proporre solo soluzioni standard – prosegue Giacomo Pasquali – ma vogliamo approfondire tutte le necessità del cliente, e quindi creiamo un progetto che allo stesso tempo sia adatto a lui, e contemporaneamente che sia utile per idee future. In pratica, partiamo sviluppando concetti prevalentemente custom, e se vediamo che possono essere riapplicati diventano uno standard, però partendo sempre da una ricerca approfondita di una situazione specifica”.
In questo senso, le partnership diventano vitali perché i costruttori possono dare un grosso aiuto nella scelta dei componenti giusti per le esigenze dell’utilizzatore finale. “La loro consulenza è fondamentale – commenta Giacomo Pasquali – Noi abbiamo un contatto costante con queste aziende, questo ci permette di non esagerare in quelle che sono le aspettative in termini di realizzazione e costo del progetto. Inoltre, ci consente di dare un riscontro rapido e certo di fattibilità”.
La formazione in azienda è una risorsa
Uno dei temi più discussi di questo periodo è il gap di competenze tra mondo della scuola e mondo del lavoro, per cui spesso domanda e offerta faticano a trovare un punto in comune. Ma per Ipazia non è un problema, anzi i giovani che escono dalla scuola e hanno ancora poca dimestichezza con le nuove tecnologie sono una risorsa.
“In termini di personale assunto, noi abbiamo solo ragazzi in fase di formazione o da formare – spiega Giacomo Pasquali – Uno degli esempi più ‘eclatanti’ è uno dei nostri più giovani progettisti meccanici, che ha un accordo di prosecuzione degli studi: si sta laureando in Ingegneria Meccanica e al contempo ha un contratto part-time con noi. Gli abbiamo dato la possibilità di sfruttare gli spazi aziendali anche per lo studio, e di utilizzare i progetti che sviluppa con noi come parte della sua tesi. Stiamo cercando di far sì che chi comincia a lavorare con noi affianchi quella che è la teoria, imprescindibile nella formazione, soprattutto accademica, a quella che è la vita sul campo, la creazione di macchina, sistema e software che verranno davvero utilizzati da qualcuno. Noi crediamo in questo tipo di formazione”.
Industria 5.0: un’opportunità che va capita
Con l’avvento dell’Industria 5.0, si parla molto dell’umano come centro nevralgico della tecnologia e della fabbrica; questo significa creare un ambiente di lavoro connesso, intelligente e con spazi adeguati al valore aggiunto che possono portare gli operatori. Concetto che si sposa perfettamente con la filosofia di Ipazia, ma che deve essere compreso appieno da chi poi andrà a utilizzare le nuove tecnologie.
“Il tessuto manifatturiero italiano – afferma Giacomo Pasquali – è composto per la maggior parte da aziende ancora molto tradizionali, dove però nessuno ha più voglia di compiere lavori ripetitivi e usuranti; allo stesso tempo, si ha il terrore che l’automazione porti via posti di lavoro, ma non è così, anzi è il contrario. Ci troviamo, quindi, di fronte a un ossimoro. La transizione 5.0 deve girare attorno a questo: possiamo ancora fare produzione se gestita con dei concetti corretti, automatizzando dove possibile, aumentando l’efficienza, e non si porta via lavoro a nessuno. L’uomo ritorna a essere al centro perché, invece di concentrarsi a cercare tante risorse che facciano lavori disumanizzanti, cosa non più fattibile, si va ad aumentare livello di automazione e le poche risorse umane disponibili possono essere rivalutate per una migliore gestione del lavoro, un miglior vivere l’officina. Gli operatori hanno quindi l’opportunità di utilizzare la propria creatività per risolvere problematiche o cercare nuove soluzioni”.
Fondamentale, però, che gli incentivi per Transizione 5.0 non vengano sprecati o visti solo come un risparmio economico. “È necessario valutare effettivamente cosa serve per aumentare l’efficienza della propria impresa – afferma Giacomo Pasquali – Il tessuto produttivo italiano può fare la differenza. Spendere eccessivamente per avere macchine considerate ‘supertecnologiche’ non porta a nessun risultato se il processo non è gestito con efficienza, sia a livello hardware che software”.
Ipazia pone molta importanza su quella che è la parte informatica, perché è convinta che per l’automazione di domani più della metà dello sforzo verrà dedicata alla parte software. “Per collegare un macchinario in maniera efficiente ai sistemi di monitoraggio aziendale – spiega Giacomo Pasquali – bisogna avere dati e gestione delle macchine in azienda affidabili, semplici, smart e unificata. Stiamo infatti creando un’interfaccia software che possa servire a questo, 100% made in Ipazia. Uno dei nostri progetti per il futuro è lanciare una nostra software house dedicate alle aziende manifatturiere, in modo da distribuire in maniera più larga possibile quello che sviluppiamo”.