Le idee sono il motore delle nostre azioni
Da febbraio 2021, AIdAM ha un nuovo Presidente: si tratta di Michele Merola, giovane imprenditore di Cassino, fondatore della TMP ENGINEERING. Dopo la sua esperienza come Vicepresidente dell’Associazione, inizia questa nuova avventura, con molte idee e molti progetti in cantiere, che passano dall’educational, dall’internazionalizzazione e allo stesso tempo dalla maggior presenza sul territorio italiano, in particolare il Centro-Sud. Michele Merola ci ha raccontato in prima persona tutto questo, mostrandoci la sua idea di Associazione per il triennio 2021-2024.
Il 19 febbraio è stato eletto nuovo Presidente AIdAM per il triennio 2021-2024. Può parlarci un po’ di lei e della sua storia all’interno dell’associazione? Non si tratta di un volto nuovo, infatti era Vicepresidente di AIdAM durante lo scorso mandato.
Parlare di me magari può essere poco interessante per i lettori e quindi mi limiterò alle informazioni essenziali. Ho 38 anni e sono un ingegnere meccanico; nato a Ivrea, nel torinese, sono quasi 32 anni che vivo a Cassino. Sono sposato con Martina, che è la persona che sopporta e supporta i miei ritmi lavorativi e i mille condizionamenti che la mia attività genera sulla vita familiare, e da poco meno di un anno sono il papà di Piergiorgio. Ho fondato la TMP ENGINEERING 11 anni fa, partendo dalla una profonda convinzione che le idee sono l’unico motore delle nostre azioni. Nel mondo AIdAM diciamo che sono un giovane ma non alla prima esperienza. Sono entrato in associazione alla fine del 2013, ho fatto un primo mandato come consigliere e nello scorso mandato sono stato Vicepresidente. Ho avuto modo di affrontare con un incarico internazionale con la Presidenza della piattaforma ISCP, Piattaforma di Collaborazione italo-serba fondata nel dicembre 2013 su iniziativa di AIdAM con lo scopo di facilitare e incrementare le relazioni economico-culturali tra le due nazioni.
Lei è di Cassino, in provincia di Frosinone, luogo dove ha studiato e ha scelto di fondare la sua azienda, la TMP Engineering. Questa appartenenza geografica come si ripercuoterà sulle sue attività all’interno dell’associazione? Ha dei progetti in mente dedicati alle aziende del Centro-Sud Italia?
Sono orgoglioso del mio territorio e delle mie origini. Ancora di più visto che in oltre 20 anni di associazione sono il primo presidente non lombardo. A me però piace vederla in un altro modo: sono il primo presidente del Centro-Sud Italia. Questo risultato mi rende particolarmente orgoglioso, ma anche consapevole che ci sono delle aspettative. Sicuramente allargare la penetrazione di AIdAM a livello territoriale è un aspetto fondamentale, già oggi i nostri associati sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. La mia elezione potrà essere sicuramente uno stimolo ulteriore, mi piacerebbe che più per l’ambito geografico lo fosse per quello dell’opportunità per tutte le piccole e medie aziende italiane che operano in questo settore. Vorrei che la mia elezione rappresentasse uno stimolo ad associarsi, a mettersi in gioco e a confrontarsi.
Una delle prime cose che ha detto da Presidente è di voler dare nuova energia ad alcuni temi. Quali sono e come intende farlo? Per quanto riguarda le attività di internazionalizzazione e formazione dei giovani meccatronici, quali sono le sue idee e i suoi programmi?
La mia idea è quella di un’associazione 4.0. Visto che il nostro settore e le nostre aziende sono promotrici di innovazione e tecnologia, credo che anche l’associazione debba adeguarsi in questo senso. Vorrei rimettere al centro la partecipazione, la ricerca di nuovi associati con cui condividere idee e progettualità sarà sicuramente alla base del mio mandato. Voglio continuare sul tema dell’educational perché rappresenta un punto fondamentale per il nostro sistema Paese e per il futuro delle nostre aziende. La necessità di tecnici sempre più formati è già oggi una esigenza e lo sarà sempre più nel futuro. Se non agiamo in fretta e in maniera incisiva “producendo” tecnici, faremo fatica a sostenere nel futuro le nostre aziende. Altro punto su cui è mia intenzione investire è l’internazionalizzazione, concentrando le attività su quei paesi dove già oggi abbiamo importanti collaborazioni e puntando su quei Paesi ad alto potenziale che siano poi materialmente approcciabili dai nostri associati. L’innovazione sarà un altro elemento cardine, ho la visione di un’AIdAM sempre più fulcro del dibattito sulla innovazione e il trasferimento tecnologico. Favorendo il confronto e lo stimolo culturale all’innovazione tra i nostri associati ma non solo. Saremo promotori di azioni mirate anche per le aziende utilizzatrici di automazione, macchine e impianti. Infatti, è mia intenzione attivare un contenitore di idee e progettualità che potremmo sintetizzare con una parola “ConosciamoLI”. L’obiettivo è di coinvolgere l’utilizzatore finale di macchine di assemblaggio e collaudo attraverso tavoli di confronto e visite aziendali, in modo da mettere insieme tre punti di vista. Quello di chi fornisce componenti, di chi integra e costruisce soluzioni tecnologiche e di chi poi le deve utilizzare. Mi piacerebbe essere promotore come AIdAM della nascita di un “Club degli industrializzatori”, ovvero un gruppo di persone che si occupano dello sviluppo di processi di automazione nelle eccellenze manifatturiere del nostro Paese. L’obiettivo dovrà essere: creare contenuti. Il Club dovrà essere l’espressione principe dello spirito associativo di AIdAM, concretizzandolo in una vera e propria dimensione applicativa. Partendo da necessità e tematiche di comune interesse, questo gruppo dovrà scambiarsi le esperienze maturate nel proprio settore di business e le tendenze applicative delle nuove tecnologie, mettendo a nudo punti di forza e criticità.
Cosa vorrebbe dire a chi non è ancora associato AIdAM per persuaderlo a entrarvi? Cosa può portare l’associazione nel prossimo futuro, che si presume essere un periodo post-pandemia e soprattutto di rinnovamento?
Spesso le aziende hanno paura ad associarsi perché si vedono sempre troppo piccole e senza motivazioni nel farlo. La classica domanda che mi viene fatta è: “Perché dovrei associarmi ad AIdAM?”; io rispondo sempre nello stesso modo: “Perché non dovresti farlo?”. Non ho ricette o formule segrete, ma sono convinto che restare soli e chiudere la propria azienda alla condivisione sia una reticenza culturale figlia degli anni ‘80 e ’90, in cui le sfide del mercato erano molto più locali e gestibili dalle singole aziende. Il concetto del “piccolo è bello” ha tutelato le nostre aziende per un certo orizzonte storico, però oggi le sfide da affrontare sono importanti e i competitor non sono più locali ma globali. Fare parte di AIdAM significa condividere idee, progettualità e tematiche che favoriscono la crescita dell’intero comparto, e quindi anche il business per la propria azienda. Io posso raccontare la mia esperienza del perché mi sono associato. La mia azienda, quando si è associata in AIdAM, era nata quattro anni prima nel 2010. Sono partito da zero, lo dico con orgoglio, non avendo alle spalle una famiglia di imprenditori o manager che avrebbe potuto aiutare la mia scelta. Quando ho conosciuto AIdAM nel 2014 ho deciso di associarmi, ho iniziato a frequentare e contribuire alla vita associativa senza nessuna paura nel mettermi in gioco e confrontarmi. Ed è proprio da questi momenti di confronto, la possibilità di vedere il settore non solo con i miei occhi; la possibilità di poter partecipare a iniziative che non avremmo mai potuto avere come azienda, che è passata anche la crescita della mia azienda. In associazione, così come nella vita, non puoi ricevere senza dare. Per questo motivo lavorerò affinché AIdAM possa offrire delle opportunità ai propri associati. Opportunità in termini di visione del comparto e dove il mercato si sta orientando, di conoscenza di tecnologie, di formazione, di visibilità e di business, e in ambito internazionale. Chiaramente il nostro obiettivo e la nostra finalità sarà quella di creare queste opportunità, ma poi dovranno essere gli associati a farle diventare concretezze per il proprio business.