L’innovazione possibile, nel nome del Cloud
I modelli produttivi su cui finora le aziende manifatturiere hanno basato la loro attività sono destinati a essere sconvolti dalle profonde trasformazioni generate dalla digitalizzazione di fabbrica. E la collaborazione con i player del mondo IT può diventare un’occasione importante anche, e soprattutto, per le PMI. Con Simone Marchetti, Digital Supply Chain Sales Development Manager di Oracle, abbiamo parlato di uno scenario in grande cambiamento.
di Fabrizio Dalle Nogare
Si parla spesso dei vantaggi della digitalizzazione di fabbrica, che implica un netto avvicinamento tra IT o OT, per le aziende manifatturiere. Quali sono le opportunità che questo scenario offre alle realtà tipicamente IT come Oracle?
Oggi ci troviamo in un momento di grandi cambiamenti. La disruption portata dai player “nativi digitali” come Amazon, Facebook, Google ecc. ha stravolto i modelli finora conosciuti. E per la prima volta l’industria manifatturiera si trova a inseguire i propri clienti. Per tenere alto il livello di competitività è necessario utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili. Le informazioni di fabbrica, sommate a tutti i contributi interni ed esterni all’azienda, rappresentano oggi la risorsa principale. È qui che l’IT trova il suo campo di applicazione. Obiettivo di Oracle è, appunto, quello di dare strumenti a chi deve prendere decisioni strategiche per il business, basandosi sulla conoscenza.
Quali soluzioni può fornire Oracle alle aziende manifatturiere in termini di prodotti? Esistono soluzioni pensate nello specifico per le PMI?
Oracle ha investito più di 6 miliardi di dollari per costruire un offering flessibile, innovativo e in grado di supportare aziende di ogni dimensione nel passaggio epocale che stiamo vivendo. Il Cloud è la strada che stiamo tracciando. Qui mettiamo tutta la nostra innovazione. E questo per le PMI costituisce un fattore competitivo prima impensabile, grazie alla possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale, la blockchain per abilitare processi di manifattura, logistica e finance. Il tutto senza investire “in house” – o, se si preferisce, “on premise”. La questione della sicurezza nella gestione dei dati di produzione, legata anche ma non esclusivamente al Cloud, rimane importante nella percezione degli addetti ai lavori.
Qual è lo stato dell’arte in questo ambito? Secondo la sua esperienza, sono stati fatti passi avanti importanti nella direzione di una maggiore sicurezza?
Con oggetti capaci di comunicare – grazie all’IoT – e strutture di supply chain fortemente interconnesse, il problema della sicurezza si amplifica. I punti di accesso diventano molteplici. Il Cloud aiuta a proteggere i dati grazie a strumenti appositamente disegnati e alla potenza di calcolo disponibile messa a disposizione delle applicazioni dedicate alla sicurezza. È poi necessario pensare processi sicuri ‘by design’ – fin dalla progettazione – e formare tutto il personale operativo ad applicare comportamenti virtuosi rispetto all’utilizzo degli strumenti di lavoro IT.
Cosa può fare Oracle per contribuire alla formazione di quelle figure, tra cui gli ingegneri informatici o i data specialist, che saranno sempre più importanti nelle aziende manifatturiere del prossimo futuro?
Oracle partecipa a molti progetti di formazione/informazione con scuole e università, per diffondere cultura per le nuove tecnologie soprattutto in ambito manifatturiero. Nello sviluppo delle sue applicazioni, Oracle è poi sempre molto attenta alla user experience, in modo da garantire semplicità d’uso e potenziare, le capacità umane – si parla spesso, infatti, di augmented intelligence – al fine di creare una sinergia ottimale con la macchina.
Le associazioni di categoria, come AIdAM, hanno un ruolo importante sia nella diffusione di una cultura nuova, sia nello scambio di informazioni tra aziende portatrici di interessi in un determinato settore. Perché è importante per Oracle collaborare con una realtà come AIdAM?
Per Oracle collaborazioni come quella con AIdAM sono fondamentali, per garantire il corretto passaggio di competenze nelle due direzioni, così da portare il proprio contributo, da un lato, e allo stesso tempo raccogliere le esigenze del mercato, dall’altro.