Ogni aula è un laboratorio: l’esperienza di Hevolus

La digitalizzazione e la realtà aumentata possono portare benefici non solo alle aziende manifatturiere, ma possono essere un valore aggiunto anche per il mondo della formazione. Lo sa bene Hevolus, che propone agli istituti scolastici e alle università la sua soluzione di ambiente olografico per sperimentare un nuovo approccio alla didattica. Ne abbiamo parlato con Elisabetta Porta, Responsabile Istruzione Italia di Hevolus.

La scuola può beneficiare della digitalizzazione? Assolutamente sì, ormai è ben risaputo. E della realtà aumentata? Secondo l’azienda pugliese Hevolus la risposta è affermativa, infatti ha creato la soluzione Hybrid Learning Spaces per potenziare la didattica. Le aule vengono allestite con Microsoft HoloLens 2, per consentire al docente e agli studenti di interagire nell’ambiente olografico creato, e con un Surface Hub, per permettere all’intera classe in presenza di vivere l’esperienza della Mixed Reality tramite Spectator View. Il docente e gli studenti hanno la possibilità di interagire con modelli 3D e altri contenuti testuali o multimediali, inseriti all’interno dell’ambiente olografico, al fine di rendere più efficace l’apprendimento.

“Hevolus – racconta Elisabetta Porta, Responsabile Istruzione Italia – ha lanciato, ormai da diversi anni, delle soluzioni che consentono a scuole, ITS e università di digitalizzare la didattica, in modo che gli studenti siano pronti per l’utilizzo delle nuove tecnologie. Nello specifico, proponiamo ambienti olografici, sia laboratoriali che a livello di didattica tradizionale. Questo viene fatto non con lo scopo di sostituire le modalità con cui oggi i docenti erogano le lezioni, ma di dar loro un valore aggiunto, in modo che riescano a coinvolgere maggiormente gli studenti”. Hevolus è partner, tra gli altri, di Microsoft, Lenovo e Meta, e collabora con circa 100 istituti in Italia, sia scolastici che universitari. “La realtà aumentata – spiega Elisabetta Porta – permette di trasformare l’aula in un laboratorio virtuale, quindi rappresenta una grande opportunità per le scuole che non hanno laboratori o ne possiedono di non adeguati”.

Un circolo virtuoso di apprendimento

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Questa soluzione è stata pensata da Hevolus per tutti gli indirizzi scolastici e ovviamente si presta bene a quello della meccanica e della meccatronica, che sono i più sensibili alle nuove tecnologie e all’innovazione. Non a caso, circa la metà delle scuole con cui collabora Hevolus è a indirizzo tecnico. “La lungimiranza di dirigenti e docenti di questo tipo di istituti – afferma Elisabetta Porta – è sicuramente più elevata rispetto ad altri indirizzi che invece tendono a preferire metodi più tradizionali”. Trattandosi di una piattaforma low-code, Hevolus mette in condizione i docenti di creare i propri contenuti digitali senza incontrare difficoltà: sono loro, infatti, che hanno le migliori competenze per ideare una lezione e alimentarne il flusso in modo autonomo. Questo è possibile grazie a un portale user-friendly che consente, con qualche ora di formazione al docente, di caricare i contenuti che utilizzerà durante la propria lezione.

Ma come funziona nello specifico questa piattaforma? Come possono utilizzarla gli studenti? “Immaginiamo ad esempio – spiega Elisabetta Porta – un motore: attraverso la soluzione Hybrid Learning Spaces è possibile vederne tutti i componenti, assemblarli e disassemblarli in tempo reale, e analizzarne tutti i dettagli. In questo modo possiamo portare in aula anche elementi molto grandi, come per esempio robot o impianti industriali completi, cosa che sarebbe impossibile fare in un laboratorio scolastico ‘classico’. Gli studenti possono continuare a interagire con questi ‘gemelli digitali’ anche a casa: tramite l’utilizzo di intelligenza artificiale generativa, possiamo associare tutti i contenuti di cui il docente parla a lezione all’oggetto 3D che lo studente può vedere a casa con il proprio dispositivo. Un plus importante è la possibilità di interagire con l’oggetto in più lingue: questo aiuta sia gli studenti con un background linguistico differente dall’italiano, ma anche quelli italofoni a potenziare l’apprendimento delle lingue straniere, che si rivela importante una volta entrati nel mondo del lavoro”.

I contenuti tridimensionali che il docente vuole spiegare a lezione vengono presi da diverse fonti. “Spesso – illustra Elisabetta Porta – negli istituti tecnici vengono già usati dei programmi di modellazione, di conseguenza i docenti possono reperire modelli 3D tramite questo circuito interno, magari facendo ‘modellare’ a studenti che già sono in grado di utilizzare questi programmi i contenuti che verranno utilizzati per allestire l’ambiente olografico, così da creare un circolo virtuoso di insegnamento. Oltre a ciò, Hevolus ha un reparto di 3D Artist, dove mettiamo a disposizione dei contenuti di partenza per consentire ai docenti di prendere familiarità con la soluzione, ed eventualmente utilizzarli per le proprie lezioni. Infine, esistono delle piattaforme, come Sketchfab, che consentono di scaricare gratuitamente migliaia di modelli 3D. Quest’ultimi sono facilmente reperibili e, grazie a un convertitore automatico presente all’interno della nostra piattaforma, i docenti possono scaricare i modelli in qualsiasi formato, convertirli, ottimizzarli e infine utilizzarli nel corso delle lezioni”.

di Rossana Pasian

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