Promotori di un nuovo approccio, dalle fiere alla scuola

Si svolgerà e dal 9 all’11 ottobre, a Firenze, la terza edizione di Didacta Italia, fiera di riferimento sul mondo della scuola. Anna Paola Concia è, fin dalla prima edizione, la coordinatrice del Comitato organizzatore. Le abbiamo rivolto alcune domande sull’andamento della manifestazione e sul progetto, condiviso con AIdAM e con SPS Italia, che si pone l’obiettivo di favorire il dialogo tra imprese e mondo della scuola. Per colmare un gap che rischia di compromettere la competitività del Paese.

di Leonardo Albino

Dottoressa Concia, quella di ottobre sarà la terza edizione di Didacta Italia. Qual è il bilancio della manifestazione e quali sono le vostre aspettative?
Quest’anno possiamo dire che diventeremo grandi e chiuderemo la fase “start-up”. Siamo molto soddisfatti della risposta che abbiamo avuto finora sia dalle aziende della filiera della scuola che da parte degli insegnanti. Didacta Italia ha l’ambizione di diventare un grande punto di riferimento per la scuola del futuro, per quanto riguarda l’innovazione sia delle aziende che della didattica.

Il progetto sottoscritto con AIdAM e la fiera SPS Italia è sicuramente ambizioso. Quali obiettivi vi ponete, come Didacta Italia?
Personalmente, sono molto orgogliosa del fatto che siamo riusciti a siglare un accordo. Credo, infatti, che questi gemellaggi permettano di affrontare con maggiore professionalità il rapporto tra scuola e lavoro. Il progetto di formazione rivolta agli insegnanti degli ITS e degli ITIS (vedi box, ndr) prevede che una parte del percorso si faccia a Parma e una parte a Firenze.
In questo quadro, penso che le associazioni di categoria come AIdAM abbiano un ruolo fondamentale. Per rifarci a un paese che spesso viene preso a modello, la Germania, pensiamo che i registri del sistema duale sono gestiti dalle camere di commercio, al cui interno ci sono, appunto le associazioni di categoria. È un ruolo imprescindibile di regia tra la scuola e il mondo delle aziende che in Italia ancora non abbiamo pienamente compreso.

Cosa si deve fare per avere un sistema di formazione professionale maggiormente integrato, sul modello di quello tedesco, e quali benefici concreti può generare?
La costruzione di nuove competenze nell’era digitale è un’urgenza assoluta, perché altrimenti si rischia di essere tagliati fuori dal mercato globale. In Italia, le aziende non hanno ancora compreso in pieno il vantaggio dell’adeguata formazione delle risorse umane e, d’altro canto, il mondo della scuola fa ancora fatica ad aprirsi al mondo del lavoro.
In Germania, la specializzazione delle risorse umane nelle aziende è molto elevata e la disoccupazione giovanile è bassa, a un livello pressoché fisiologico.

Secondo lei, gli istituti tecnici in Italia scontano un deficit d’immagine che non ha un reale fondamento e che deve assolutamente essere colmato?
Certamente. In Italia c’è un vero e proprio stigma sociale nei confronti degli istituti professionali, e questo è un gravissimo errore, se pensiamo che in Germania il sistema duale produce anche grandi manager pubblici. Questo tema può essere affrontato promuovendo e incentivando esperienze come quelle che stiamo facendo con AIdAM ed SPS, anche formando gli insegnanti sulle nuove competenze che l’industria digitalizzata richiede. Didacta vuole essere un punto di riferimento per la costruzione di un nuovo approccio.

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