Pronti per un’industria sempre più meccatronica
Il crescente focus sulla meccatronica, le nuove pinze collaborative e le questioni legate alla sicurezza; il ruolo dell’Italia nella strategia globale dell’azienda. Ad Automatica abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Harald Dickertmann, Chief Sales Officer di SCHUNK, e parlare con lui di alcuni dei trend più caldi nell’ambito dei sistemi di presa e movimentazione.
di Fabrizio Dalle Nogare
SCHUNK sta rafforzando il suo ruolo di realtà di primissimo piano nelle applicazioni di presa e movimentazione. Cosa ci può dire della situazione attuale dell’azienda?
SCHUNK è stata fondata più di 70 anni fa e da oltre 35 opera nel settore dei sistemi di presa, dove disponiamo della più ampia gamma di soluzioni. Oggi, SCHUNK impiega circa 3.400 persone in tutto il mondo e ha più che raddoppiato il fatturato negli ultimi 10 anni. Registriamo una crescita costante e ci aspettiamo anche per il 2018 un incremento a due cifre su base globale: stiamo crescendo in tutti i paesi in cui abbiamo filiali o uffici.
In generale, come SCHUNK ci aspettiamo grandi progressi nei prossimi 2/4 anni e stiamo lavorando duramente per farci trovare pronti.
I componenti ad azionamento elettrico stanno diventando sempre più diffusi nelle applicazioni di movimentazione e assemblaggio. In che modo il mercato accoglie queste soluzioni? E SCHUNK sta indirizzando le sue attività di R&D principalmente verso questa tecnologia?
Ultimamente ci siamo molto concentrati sullo sviluppo di sistemi di presa meccatronici o elettrici. Infatti, sebbene la tecnologia pneumatica sia ancora molto conosciuta e ampiamente utilizzata, molti clienti richiedono sempre più soluzioni “air-free”. Per questa ragione abbiamo arricchito la nostra offerta con tre linee meccatroniche: la prima è fatta di prodotti facili da convertire dalla tecnologia pneumatica a quella meccatronica. Quindi, disponiamo di prodotti altamente flessibili che possono adattarsi all’azionamento elettrico o ai servomotori di diversi costruttori. Infine, la nostra serie 24-V va anche oltre: non forniamo solo la pinza, ma piuttosto un intero sistema in cui le pinze si adattano perfettamente. Per riassumere, è qui che sta andando il mercato. Naturalmente, ora noi vendiamo soprattutto pinze pneumatiche, ma ci aspettiamo per i componenti meccatronici un tasso di crescita davvero elevato.
Le pinze collaborative SCHUNK, premiate lo scorso anno alla Hannover Messe, sono un prodotto di cui si continua a parlare molto. Questo significa che credete davvero nello sviluppo della robotica collaborativa?
Personalmente, credo molto nella coesistenza tra robot industriali tradizionali e cobot, che comportano un grande vantaggio: permettono di aprire nuovi mercati proprio perché sono diversi rispetto ai robot industriali tradizionali, utilizzati soprattutto nelle produzioni in serie, in cui sono richiesti tempi ciclo bassi e tassi di produttività molto elevati. Per esempio, i cobot consentono, sia alle grandi aziende che alle PMI, di automatizzare attività di assemblaggio che sono sempre state eseguite manualmente, così come a supportare attivamente gli operatori nello svolgimento del loro lavoro.
Inoltre, in futuro avremo bisogno sempre più di flessibilità, quindi lotti più piccoli e tempi di riattrezzaggio più rapidi.
La sicurezza è una questione importante parlando di sistemi di presa avanzati come quelli collaborativi. Come affronta SCHUNK un aspetto così cruciale?
Soprattutto in Europa, c’è grande attenzione sulla sicurezza e la nostra pinza Co-act EGP-C è certificata in questo senso. Quello che vedo visitando le fabbriche in tutto il mondo è che molti cobot e installazioni collaborative sono dotati di pinze standard. I sensori capacitivi che integriamo sulle nostre pinze permettono agli end effector di fermarsi prima del contatto con l’operatore. Credo, infatti, che un’applicazione collaborativa realmente sicura non dovrebbe fermarsi quando entra in contatto con l’operatore, bensì prima, così da facilitare la collaborazione tra uomo e robot. Inoltre, alcune grandi aziende, come quelle che operano nel settore automobilistico, potrebbero non volersi assumere il rischio di possibili contatti tra il robot e l’operatore.
Come considera il mercato e l’industria italiani? Quanto sono importanti nello scenario globale?
Dopo la crisi, il mercato italiano non è mai stato così forte come oggi. È un momento importante non solo per l’industria, ma più in generale per il paese. Gli incentivi fiscali hanno contribuito a rafforzare il mercato interno e, parallelamente, l’export è forte. Molte aziende italiane, che siano integratori o OEM, guardano all’Asia, e sappiamo che il mercato asiatico è di primaria importanza, specialmente per l’automazione.
Abbiamo fondato la nostra filiale in Italia circa 20 anni fa e Andreas Kuehl, che fin dall’inizio se ne occupa, ha finora svolto un lavoro incredibile e siamo molto contenti della nostra posizione sul mercato italiano.
Quanto conta il settore dell’assemblaggio per SCHUNK in Italia?
Il settore dell’assemblaggio è certamente uno dei principali per noi. La forza degli OEM e degli integratori in Italia è la loro alta creatività e flessibilità: caratteristiche che si ben adattano ai nostri prodotti standard di alta qualità. Inoltre, questi prodotti e queste macchine sono venduti in tutto il mondo ed è importante per noi essere presenti praticamente ovunque con le nostre filiali. Infine, come mostrato qui ad Automatica, i nostri prodotti sono aperti ai robot e ai sistemi di tutti i costruttori. Nello scenario attuale, avere una gamma ampia e instaurare diverse opportunità di partnership è assolutamente cruciale.