Si scrive certificazione ma si legge garanzia
Le certificazioni garantiscono il rispetto da parte di professionisti, imprese e organizzazioni pubbliche e private dei requisiti previsti dalle norme e dagli standard internazionali riguardo la rispettiva conformità di persone, prodotti, servizi, processi e sistemi. A tal riguardo, TÜV Italia, filiale italiana di TÜV SÜD, è un ente indipendente di certificazione, ispezione, testing, collaudi e formazione, di riferimento per i servizi certificativi in ambito qualità, energia, ambiente, sicurezza e prodotto. In un’epoca di così importanti cambiamenti come quella che stiamo vivendo, abbiamo incontrato Alberto Macchi, Business Line Manager Direttiva Macchine di TÜV Italia, per fare il punto sulla realtà italiana alla luce dei nuovi paradigmi produttivi imposti dall’Industria 4.0.
by Cesare Pizzorno e Lorenzo Benarrivato
Quanto conta per un ente certificatore, oggi, la reputazione? Cosa si può fare per mantenere una buona reputazione e quali sono i principali pericoli da scongiurare in questo senso?
“Aggiungi valore. Ispira fiducia” è il motto che affianca il logo di TÜV Italia, molto più di uno slogan, perché rappresenta l’impegno che ci assumiamo di trasparenza, obiettività e professionalità verso i nostri clienti e verso il mercato nello svolgimento delle nostre attività. Lo stesso impegno della nostra casa madre TÜV SÜD, che da oltre 150 anni fornisce, con un know how tecnico altissimo e riconosciuto, soluzioni per aumentare la qualità e la sicurezza di processi, prodotti e impianti. Noi siamo impegnati a difendere la reputazione che l’ente si è costruita negli anni, non derogando ai principi che ho elencato in precedenza. Se li tradissimo, tradiremmo l’ottagono blu, il nostro logo che perderebbe reputazione, credibilità e rispetto, valori che il mercato ci riconosce e verrebbe meno quel legame di fiducia costruito in oltre un secolo e mezzo che, se dovessimo ricostruirlo, occorrerebbero anni.
A prescindere da situazioni contingenti come, per esempio, le agevolazioni fiscali, perché è importante che i costruttori di macchine e sistemi di produzione si rivolgano a enti che possano certificare i loro prodotti?
I fabbricanti di quasi macchine, macchine o assiemi di macchine rientranti nel campo d’applicazione della Direttiva Macchine, a esclusione delle tipologie di macchine descritte all’allegato IV della Direttiva stessa, possono marcare CE e immettere sul mercato (o utilizzare all’interno del proprio stabilimento) la macchina/linea senza la necessità della verifica di un ente terzo, seguendo quanto previsto dalla procedura descritta all’allegato VIII “Valutazione della conformità con controllo interno sulla fabbricazione delle macchine”. Riteniamo però molto importante che i fabbricanti richiedano sempre a un ente terzo una certificazione su base volontaria della quasi macchina, macchina o linea per molteplici motivi. Da un punto di vista tecnico, si ha sicuramente il vantaggio di aver un confronto con un ente indipendente sulle soluzioni tecniche adottate e la verifica di eventuali carenze (o anche sovradimensionamenti) che devono essere colmate o efficientate; a volte, il rischio per molti fabbricanti è quello di “fossilizzarsi” su delle prassi ormai obsolete.
Sotto l’aspetto legale, il rappresentante dell’azienda che firma la dichiarazione CE di conformità ha sicuramente una garanzia di aver rispettato lo stato dell’arte per la messa in commercio o messa in servizio della macchina.
Da un punto di vista commerciale, invece, la certificazione consente di acquisire più credibilità sul mercato e incrementare le relative vendite; tra l’altro, alcune multinazionali hanno iniziato a inserire la richiesta di certificazione da ente terzo come requisito contrattuale nei bandi di gara per l’acquisto di macchine/linee di produzione.
Gli incentivi stabiliti dal Piano Industria 4.0 hanno dato dei risultati importanti in termini di investimenti in attrezzature di produzione interconnesse. È però corretto dire che la consapevolezza delle potenzialità della digitalizzazione sia ancora generalmente scarsa tra gli imprenditori del manifatturiero italiano?
Sicuramente l’introduzione degli incentivi stabiliti dal Piano Industria 4.0 hanno portato a un incremento sostanziale delle spese per macchinari, apparecchiature elettriche ed elettroniche; ma, da quanto abbiamo potuto constatare in questi due anni, la maggior parte degli imprenditori italiani hanno effettuato investimenti nella digitalizzazione solo per poter aver accesso alle agevolazioni fiscali. Ciò è confermato anche dall’andamento delle richieste di perizie I4.0, il picco delle richieste (circa il 70%) si è concentrato tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, dandoci così delle tempistiche molto strette per svolgere l’attività (la nostra perizia era richiesta entro il 31 dicembre del 2018). Questo ci dimostra che gl’imprenditori del settore manifatturiero italiano, soprattutto di aziende medio-piccole, conoscono solo marginalmente i requisiti legislativi in ambito Industria 4.0 e in particolare non vi è consapevolezza dell’impatto che un processo di interconnessione e digitalizzazione può avere sulla propria realtà aziendale.
Secondo molti, il testo della Legge di Bilancio 2017 che norma i requisiti per l’accesso ai benefici del Piano Industria 4.0 non è sufficientemente dettagliato e lascia alcune zone d’ombra, specialmente riguardo sistemi di produzione diversi dalle macchine utensili. È d’accordo con questa tesi?
Assolutamente, vi sono diversi punti all’interno della Legge di Bilancio 2017 che si prestano a interpretazioni e ciò può comportare diverse problematiche. Per esempio ci siamo trovati ad affrontare un caso in cui un produttore di macchine è riuscito ad avere un vantaggio commerciale sfruttando queste zone d’ombra assumendosi un rischio d’impresa. Quando un produttore di macchine ci chiede di esprimere un parere, suggeriamo sempre di sottoporre il quesito all’unico organo preposto per fare chiarezza in queste situazioni, il Ministero per lo Sviluppo Economico. Infatti, solo a valle di una risposta da parte del Mise possiamo decidere se procedere con la perizia o meno. Purtroppo a volte questo processo può richiedere anche diversi mesi e c’è il rischio concreto che un competitor possa avvantaggiarsi in questo lasso temporale andando a proporre delle soluzioni che sono basate solo su una loro interpretazione della legge, assumendosi quindi un notevole rischio.
La certificazione di un ente accreditato è obbligatoria per i beni del valore superiore a 500.000 euro. Può essere tuttavia un’opzione vantaggiosa anche per i macchinari di valore inferiore? E perché?
La certificazione da parte di un ente accreditato per beni di valore inferiore a 500.000 €, più che essere vantaggiosa, è fondamentale in quanto la maggior parte delle aziende che richiedono l’accesso alle agevolazioni fiscali non hanno la consapevolezza e la conoscenza necessaria per poter auto-dichiarare il rispetto dei requisiti legislativi. Richiedere la certificazione a un ente accreditato è l’unico modo con cui un’azienda può avere la garanzia di aver rispettato i vincoli legislativi e aver la certezza di poter gestire con la massima tranquillità eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Da quando è entrato in vigore il Piano Industria 4.0 siete stati coinvolti nel processo di certificazione di macchine o linee di assemblaggio e/o collaudo? Se sì, che tipo di esperienza è stata e quali spunti ne avete tratto?
La certificazione volontaria di macchine o linee di produzione è un’attività che svolgiamo da diversi anni all’interno dei nostri servizi in ambito Direttiva Macchine e quindi abbiamo una conoscenza molto ampia. L’entrata in vigore del Piano Industria 4.0 ha portato alla luce degli aspetti molto preoccupanti a riguardo della marcatura CE, soprattutto delle linee di produzione. Molti utilizzatori di linee, in fase d’investimento in ottica I4.0, ci hanno contattato chiedendoci un supporto per la marcatura CE in quanto secondo loro il Piano Industria 4.0 aveva introdotto questo vincolo per l’accesso all’agevolazione fiscale. Ovviamente l’obbligo della marcatura CE delle linee di produzione non deriva dal Piano Industria 4.0 ma bensì dalla Direttiva Macchine 2006/42/CE (ancor prima dalla Direttiva 98/37/CE). La nostra preoccupazione, confermata da esperienze dirette, è che vi sia poca conoscenza dei requisiti legislativi non solo in ambito I4.0 ma anche su Direttive Europee in vigore da più di vent’anni.
Il progetto della divisione Akademie di TÜV Italia
va nella direzione della formazione specializzata indirizzata a manager e imprenditori. In questo senso, quali sono i vostri piani per il 2019? E per quali ragioni ritenete così importante investire sulla formazione?
Siamo sempre più convinti che la formazione sia la premessa a qualsiasi cambiamento, soprattutto se parliamo di Industria 4.0. Le organizzazioni che si impegnano nella formazione dei propri collaboratori, sono aziende più competitive sul mercato e creano valore per sé e per tutti gli stakeholder. Infatti, il contesto nel quale le organizzazioni sono chiamate oggi a operare è sempre più ampio e dinamico. Per governarlo efficacemente è necessario mettere in campo profili professionali con conoscenze, competenze e abilità in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze dei mercati di riferimento. I profili professionali devono essere ulteriormente arricchiti dalla capacità di adottare un approccio basato sull’individuazione, analisi e valutazione dei rischi come effetto dell’incertezza sugli obiettivi. Questo può agevolare la tutela del business e delle parti interessate, prevenendo potenziali impatti negativi e facilitando l’individuazione di sempre nuove opportunità. Per il 2019 Akademie, ascoltando le esigenze dei clienti, ha messo a punto un’offerta formativa modulare e personalizzabile, considerando tutta la fitta rete di relazioni che intercorrono tra specificità settoriali e aree di conoscenza. In questo modo, professionisti e organizzazioni hanno l’opportunità di definire con precisione le competenze e i profili professionali desiderati, scegliendo i moduli più idonei al raggiungimento dei loro obiettivi. Inoltre, di fronte al forte cambiamento tecnologico dei sistemi produttivi e all’introduzione sempre più pervasiva di strumenti e metodi tipici dell’Industria 4.0, abbiamo previsto dei percorsi formativi specifici per coloro, ad esempio, che operano nell’area della manutenzione e del ciclo di vita degli asset. Questi professionisti, oltre a pianificare ed eseguire gli interventi, devono anche sviluppare capacità di analisi e di decisone, sulla base di dati provenienti dai macchinari e dagli impianti gestiti. In generale, molti dei contenuti didattici dei nostri corsi sono stati rivisti alla luce dell’attuale contesto, per esempio abbiamo ampliato la proposta formativa in ambito Direttiva Macchine, prevedendo un percorso “executive” finalizzato a sostenere l’esame per le certificazioni delle competenze del profilo Machinery Safety Expert nell’ambito dell’Industria 4.0. Quindi, non solo formazione finalizzata all’ampliamento delle conoscenze e competenze, ma anche la possibilità di certificare le esperienze attraverso un esame di certificazione. TÜV Italia, infatti, è anche Ente di Certificazione del Personale (accreditato secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17024:2012), e attraverso la unit TÜV Examination Institute, svolge esami di certificazione essendo centro di valutazione. Questo rappresenta un valido strumento per valorizzare le conoscenze e le competenze dei professionisti, attraverso l’attestazione di un giudizio imparziale. Da sottolineare, inoltre, che le aziende hanno l’opportunità di ottenere specifici finanziamenti per la formazione anche attraverso i fondi interprofessionali. Nel 2019 aumenteranno le possibilità di ricevere agevolazioni finalizzate allo sviluppo di competenze specifiche per favorire la trasformazione digitale. Queste linee di finanziamento sono destinate, non solo al personale delle aziende inserito come quadro o in ambito impiegatizio, ma esistono anche avvisi di specifiche linee di finanziamento per chi ricopre ruoli dirigenziali. TÜV Italia Akademie oltre a offrire formazione, supporta anche le aziende clienti nella presentazione di richieste al fondo per ottenere l’approvazione di piani formativi finanziati.