Siamo un paese per cobot

A due passi (letteralmente, o quasi) dal fiume Po a Torino hanno trovato la loro “casa” italiana i robot collaborativi che l’azienda danese Universal Robots ha iniziato a produrre poco più di un decennio fa nel quartier generale di Ødense con un obiettivo a dir poco ambizioso: rendere più democratico il processo produttivo. Abbiamo partecipato, lo scorso marzo, all’evento inaugurale della nuova sede.

di Fabrizio Dalle Nogare

“Nessuna realtà produttiva è troppo piccola, né troppo grande, per accogliere uno dei nostri cobot”. Il presidente di Universal Robots Jürgen von Hollen, presente a Torino lo scorso 13 marzo, ha così sintetizzato la visione del costruttore danese. “I robot collaborativi UR possono adattarsi praticamente a qualsiasi settore o applicazione automatizzabile. Se consideriamo che il 90% dei potenziali utilizzatori della nostra tecnologia non è ancora consapevole delle possibilità che offrono i cobot, siamo soltanto all’inizio”, ha aggiunto.
Le idee per il prossimo futuro sono, insomma, piuttosto chiare. “La nostra specializzazione è la tecnologia. Vogliamo realizzare i nostri robot al meglio e continuare a focalizzarci solo sul braccio robotico: non intendiamo produrre sistemi di visione, sistemi di presa o altri end effector. E continueremo a puntare su quegli strumenti in grado di facilitare l’utilizzo dei nostri robot, come la piattaforma online gratuita di apprendimento UR Academy, che ha trovato l’interesse di oltre 20.000 utenti nel mondo, e l’ecosistema Universal Robots+”.
Passando ai numeri, l’aumento della domanda di robot collaborativi a livello mondiale ha portato UR a un fatturato di 151 milioni di euro nel 2017, con l’obiettivo per il 2018 di far crescere ulteriormente i ricavi di almeno il 50%.

Nel futuro c’è il rilancio dello human touch
“Quello della presenza diretta di UR in Italia è un progetto partito poco meno di due anni fa e l’inaugurazione della nuova sede è sicuramente un momento importante, che certifica quanto di buono abbiamo fatto finora e mostra le potenzialità della robotica collaborativa nel mercato italiano”, ha detto Alessio Cocchi, Sales Development Manager di UR Italia. “La scelta della città di Torino è tutt’altro che casuale: siamo in un territorio ricco di competenze e di importanti realtà di robotica e automazione industriale. Da qui intendiamo coordinare le attività di vendita su tutto il territorio nazionale, contando anche sull’apporto dei nostri distributori”.
E l’uomo? Visto che, per definizione, i robot collaborativi sono pensati per condividere l’area di lavoro con gli operatori nell’industria manifatturiera, era inevitabile affrontare un argomento – quello del ruolo dell’uomo nella fabbrica che verrà – che sta assumendo un connotato anche sociale. Nel suo intervento, il presidente von Hollen si è spinto a parlare di “Industria 5.0” come di uno scenario che restituisce il potere ai lavoratori e conferisce un significativo human touch alla produzione. “La cooperazione uomo-robot è una leva alla competitività. Crediamo fermamente che uomini e robot siano complementari e che la somma delle caratteristiche di ciascun attore porti a un reale miglioramento. La nostra concezione di industria del futuro mette l’uomo davvero al centro, anche in termini di condizioni di vita e di lavoro”.

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