Un tool dal potenziale ancora quasi inesplorato
A margine di un evento organizzato insieme a SCHUNK e Alumotion, abbiamo incontrato Alessio Cocchi, Country Manager di Universal Robots Italy. Con lui abbiamo parlato dei trend di mercato nella robotica collaborativa, di possibili applicazioni anche extra-industriali e dell’adattabilità dei cobot al settore che più ci interessa, quello dell’assemblaggio.
di Cesare Pizzorno
Universal Robots ha da sempre puntato sullo sviluppo del braccio robotico senza dedicarsi ad altri componenti quali end effector, sistemi di visione o barriere di sicurezza, per esempio. Quanto è importante, nella vostra strategia, la partnership con gli specialisti in questi ambiti?
Universal Robots ha sempre avuto come primo obiettivo la costruzione del miglior robot collaborativo sul mercato. Da oltre 10 anni portiamo avanti uno sviluppo tecnologico continuo su questo prodotto, che abbiamo pensato sin dall’inizio come integrabile, in maniera rapida e semplice, con i tool che ne rendono possibile l’applicazione in ogni settore industriale e in (quasi) ogni attività produttiva.
Questo ci ha permesso di concentrarci esclusivamente sullo sviluppo del braccio robotico e di offrire, con la e-Series, la più completa piattaforma robotica collaborativa sul mercato. In questo senso la partnership con la rete degli sviluppatori e degli integratori è strategica, perché ci permette di offrire alle aziende una soluzione produttiva completa, senza costi accessori nascosti. Lo sviluppo di un’applicazione robotica collaborativa, che include il robot, gli end effector e l’eventuale sensoristica, ha un costo decisamente più basso di una soluzione robotica tradizionale e in più offre il vantaggio di essere flessibile e di potersi adattare alle esigenze produttive in essere. Una tecnologia così concepita permette alle aziende di massimizzare il proprio investimento e di vederlo durare nel tempo. Aggiungo che la rete di partnership che ci lega agli sviluppatori è in realtà parte integrante dell’offerta Universal Robots: gli accessori vengono venduti, infatti, attraverso la vetrina online Universal Robots+ e sono tutti certificati all’uso con i nostri cobot.
Sono ancora relativamente poche le applicazioni che vedono i cobot impegnati in operazioni di montaggio vero e proprio, mentre è più frequente vederli impegnati in compiti di asservimento. Qual è il potenziale dei cobot relativamente al montaggio?
Anche se pick&place e asservimento sono le più diffuse fra le applicazioni robotiche collaborative, abbiamo già all’attivo migliaia di esempi applicativi di assemblaggio, principalmente – ma non solo – nell’automotive, dove anche grandi player come PSA e BAJAJ utilizzano i cobot UR.
Nell’assemblaggio emergono chiaramente i vantaggi specifici dei robot collaborativi UR: adattività con controllo di forza, cedevolezza, flessibilità operativa.
Oltre a queste caratteristiche specifiche, i cobot offrono tutti i vantaggi tipici dei robot: precisione, ripetibilità, maggiore produttività. In aggiunta inseriscono nel processo la collaboratività, un elemento che consente alle imprese di registrare numerosi vantaggi: ridurre spese di attrezzaggio, avere layout più compatti e aperti, disporre di un’applicazione movimentabile all’interno del sito produttivo e riprogrammabile con semplicità a seconda delle necessità. Partendo da un concetto nuovo: la condivisione dello spazio e delle mansioni.
L’ingresso di molti player in un mercato in rampa di lancio come quello dei cobot è un segnale positivo, quindi indicatore di una crescita imminente, oppure un campanello d’allarme dal vostro punto di vista?
Dal nostro punto di vista è sicuramente incoraggiante. Non temiamo la concorrenza perché la vediamo come la conferma della nostra visione rispetto a un prodotto di cui siamo stati pionieri oltre 10 anni fa.
Inoltre l’ingresso di altri player testimonia la strategicità del mercato dei robot collaborativi, il segmento dell’automazione che non a caso promette i più alti tassi di crescita nei prossimi anni.
Se molti player sono sulla rampa di lancio, noi possiamo dire di essere decollati già molto tempo fa. Il vantaggio strategico che abbiamo maturato è soprattutto tecnologico, di capacità di lettura e penetrazione nel mercato e nel tessuto produttivo. In questo la rete di partnership con i nostri distributori e integratori è uno strumento formidabile e ci permette di mantenere la nostra posizione di leadership.
Qual è, a suo parere, il potenziale dei cobot in settori non propriamente industriali (medicale o domestico, per esempio)? E quanto UR punta su queste possibili applicazioni?
Io credo che sia stata appena scalfita la superficie delle possibilità applicative dei cobot. Registriamo molto interesse da parte di aziende esterne al manifatturiero verso questa tecnologia e vediamo già diversi casi applicativi. Nel medicale certamente, ma anche nel food, nella robotica di servizio, nell’architettura e nello spettacolo. La flessibilità dei cobot UR, la loro sicurezza intrinseca, la semplicità e rapidità di integrazione ne consentono l’implementazione anche in settori che tradizionalmente sono sempre stati estranei all’automazione. Continuiamo a puntare principalmente sul manifatturiero come primo ambito di integrazione, ma testando i nostri cobot in ambiente industriale ci rendiamo conto noi stessi delle possibilità che offrono anche ad altri settori.