L’industria richiede innovazione, la scuola può favorirla
In Italia, come in molti altri Paesi, è in atto un profondo sforzo di alfabetizzazione digitale. Si moltiplicano quindi i corsi nelle scuole e nelle università, i dottorati e i corsi per le imprese, utilizzando l’innovazione tecnologica per migliorare i servizi e formare i giovani attraverso i nuovi prodotti e le nuove professioni digitali. Purtroppo nella nostra nazione i giovani occupati nel settore digitale sono meno della media europea (il 12% contro il 16%) e spesso il loro curriculum non corrisponde ai profili richiesti dalle aziende: secondo una ricerca di Modis, il 22% delle posizioni digitali aperte in Italia non trova candidati. Tanto che la Commissione europea calcola che entro il 2020 nel Vecchio Continente resteranno scoperti circa 900.000 posti di lavoro a causa della mancanza di competenze specifiche.
Infatti, la rivoluzione digitale sta creando nuove figure professionali. Per esempio, servono data analyst per valorizzare i dati a disposizione delle imprese, e director of analytics che indichino le forme migliori per utilizzare i dati stessi. Son necessari poi big data architect e web analyst, specializzati nelle metriche di internet. Così come il crescente utilizzo di smartphone e tablet ha spinto la figura dello sviluppatore mobile, aumenta il ricorso allo user experience director, ossia a un professionista in grado di rendere sempre più fruibile l’esperienza dell’utente con i servizi o i prodotti dell’azienda, lavorando sulla semplificazione e sull’ottimizzazione degli spazi sia virtuali (come i siti internet) sia fisici (come i punti vendita). La rivoluzione in atto riguarda anche i piani alti dell’azienda: nel consiglio d’amministrazione serve oggi un chief technology officer che sappia tracciare un piano per ottimizzare prodotti e servizi impiegando le nuove tecnologie. L’impatto di Industry 4.0 è quindi notevole a tutti i livelli, ed è necessario che il nostro Sistema-Paese si attrezzi al più presto per evitare di creare un ritardo sempre più difficile da colmare.