Impresa 4.0 come motore di crescita
Il 2018 è stato l’anno del passaggio all’Impresa 4.0, mentre il 2019 vede un rallentamento della crescita. Svariate sono però le misure previste a partire dal 2020 per incentivare le aziende, e soprattutto le PMI, verso la trasformazione digitale
di Renato Uggeri
Per aumentare la competitività della nostra economia, anche il nuovo governo “giallorosso” sembra voler spingere sulla quarta rivoluzione industriale e potenziare gli interventi in favore delle PMI favorendo l’aumento degli investimenti privati in start-up e PMI innovative.
Per esempio, dal 1 ottobre è partito SPIN (Scaleup Program Invitalia Network), un programma promosso dal Mise e gestito da Invitalia in partnership con Elite, London Stock Exchange Group. Per la prima volta spinoff universitari, PMI e startup innovative del Sud potranno accedere ai servizi offerti da Elite attraverso una piattaforma online.
Il piano Industria 4.0 in Italia tra conferme e ridimensionamenti
Nel 2019 il governo Conte ha in parte confermato e in parte ridimensionato il piano Industria 4.0 varato nel 2016. Ha rappresentato l’occasione per le aziende di cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale prevedendo misure ormai note come l’Iper e il Super Ammortamento, la Nuova Sabatini, il credito d’imposta R&S, il Patent Box, una serie di misure per le startup e PMI innovative e un Fondo di Garanzia per le società e i professionisti che hanno difficoltà ad accedere al credito.
Nel settembre 2017 il ministro Calenda aveva presentato la fase due del Piano nazionale che ha cambiato nome: non più solo Industria 4.0, ma Impresa 4.0, il segno che si voleva guardare anche ai servizi.
Il Piano Calenda aveva previsto due nuove entità: i Digital Innovation Hub, centri da costituirsi sul territorio, appoggiandosi a Confindustria e a R.ETE. Imprese Italia, per aiutare le PMI nostrane nella trasformazione verso l’Industria 4.0; i Competence Center, realtà che fanno riferimento ad alcune università italiane con l’obiettivo di intensificare le relazioni tra ricerca e industria. Per il piano Industria 4.0, in Italia il 2018 è stato quindi l’anno del passaggio all’Impresa 4.0 e del suo rimodulamento.
Nel 2019 rallenta la crescita: bisogna coinvolgere i lavoratori
Nel primo trimestre del 2019 la crescita di Industria 4.0 è rallentata e il mercato si è contratto del 10-15% rispetto al 2018, come emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo il report, il mercato nel 2018 si è attestato su un valore di 3,2 miliardi di euro, registrando una crescita del 35% rispetto al 2017. Purtroppo nel 2019 c’è stata la flessione. Secondo gli analisti per crescere, il mercato italiano deve coinvolgere i dipartimenti Human Resource e i lavoratori nella progettazione e nello sviluppo delle soluzioni. Soltanto nel 7,8% delle aziende i lavoratori sono stati coinvolti attivamente in tutte le fasi dei progetti, e in oltre un caso su quattro non sono stati nemmeno informati della presenza di una strategia 4.0, mentre in appena il 6,8% delle imprese la funzione HR ha partecipato a queste iniziative.
L’indagine “EY Digital Manufacturing Maturity Index 2019”, presentata lo scorso luglio, mostra come in Italia solo il 14% delle società prese in esame abbia raggiunto uno stato più avanzato di sviluppo digitale caratterizzato da progettualità 4.0 evolute, con sistemi informativi in grado di scambiare informazioni dalle macchine all’ERP (o cloud) e con un buon livello di integrazione delle informazioni lungo tutto il processo produttivo.
Resta profondo il divario tra piccole e grandi imprese
Il 49% delle aziende, invece, sta mettendo le basi per una gestione digitale dei processi, mentre circa un terzo ha implementato soltanto dei progetti pilota di integrazione verticale all’interno dell’impresa. Solo una minima parte (5%) possiede un sistema strutturato e automatizzato di integrazione dei dati con fornitori e/o clienti.
È marcato il divario tra piccole e grandi imprese, in particolare su alcuni temi specifici come l’utilizzo di tecnologie innovative. Infatti, la maggior parte delle grandi società (il 70%) ha un piano di sviluppo definito e ha introdotto tecnologie innovative e di industria 4.0, sfruttando anche i benefici fiscali previsti. Le piccole e medie realtà, invece, hanno incontrato ostacoli lungo il percorso di adozione di tecnologie digitali e di accesso agli incentivi e si mostrano deboli in tema di cultura aziendale, governance del cambiamento e strategia dello sviluppo.
Incentivi per Industria green 4.0
Per il 2020 sono previste misure per la trasformazione del sistema produttivo verso un’economia circolare. La manovra di bilancio conterrà un pacchetto di incentivi e sconti fiscali per favorire la crescita di un’economia green, attivando un circolo virtuoso tra innovazione e ambiente. A partire da ottobre, le imprese possono iniziare a richiedere le agevolazioni in favore dei grandi progetti di R&S, per i quali sono stati stanziati 519 milioni di euro. Inoltre, a partire dal 15 ottobre le società in possesso dei requisiti previsti possono presentare domanda per il sostegno a progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale. Si tratta di progetti che rientrano nell’ambito del Piano Strategico Nazionale e degli Accordi di innovazione per la Space Economy.
L’Innovation Manager è la figura chiave nelle imprese del futuro
Infine, a partire dal 7 novembre le imprese e le reti d’impresa possono richiedere il Voucher per l’Innovation manager. La misura ha l’obiettivo di sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale delle PMI e delle reti d’impresa. Oggi, con l’open innovation, le aziende si aprono alle idee che arrivano dall’esterno: l’Innovation Manager serve a gestire questo processo. Può portare cultura sui temi Industria 4.0 e sarà soggetto di valutazione da parte di enti di certificazione. Inoltre, le società che introdurranno questa figura avranno dei rimborsi significativi su quanto investito. La figura deve avere una professionalità trasversale, deve essere flessibile, creativo ma senza mai perdere di vista il contesto in cui opera. Deve inoltre avere conoscenze tecniche e tecnologiche, possibilmente nello specifico settore industriale, competenze di marketing e capacità di gestione aziendale tese a capire come trasformare i processi organizzativi dell’universo impresa.