Le PMI italiane sono pronte a digitalizzarsi
Secondo la ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, per le piccole e medie imprese italiane digitalizzarsi è sempre più una priorità. Bisogna però accelerare nell’ambito IIoT. Se ne è parlato durante la fiera A&T.
Cresce la consapevolezza fra le PMI italiane: la trasformazione tecnologica e la digitalizzazione dei processi produttivi sono una priorità per non perdere terreno competitivo sui mercati globali. Questo è in sintesi quello che emerge dalla ricerca dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno di apertura di A&T – Automation & Testing, la fiera dedicata a innovazione, tecnologie, affidabilità e competenze 4.0, tenutasi a Torino lo scorso febbraio.
Sistematizzare e connettere tutte le fasi produttive
Secondo i dati annunciati nel corso dell’evento, meno della metà delle PMI considera la digitalizzazione ancora marginale rispetto ai propri settori di appartenenza, oppure con costi ancora troppo elevati rispetto ai benefici. È il Nord-Ovest a dare una spinta propulsiva rispetto allo sviluppo tecnologico del Paese: il 62% delle piccole aziende crede e investe nel digitale, manifestando sensibilità verso l’IIoT e la formazione. La partita dell’innovazione quindi non si gioca più solo sulla trasformazione tecnologica, bensì sull’upskilling e sul reskilling del capitale umano. Infatti, secondo la ricerca, l’89% delle imprese geograficamente collocate nel Nord-Ovest italiano ha avviato negli ultimi due anni attività di formazione per implementare le competenze digitali dei propri dipendenti. Bisogna però osservare che spesso si tratta di eventi di formazione in ottica estemporanea (workshop, webinar). La vera sfida oggi è quella di sistematizzare e connettere tutte le fasi produttive, implementando la raccolta e l’analisi dei dati, fondamentali in ottica di manutenzione predittiva e interoperabilità dei processi.
Servono maggiore convinzione e investimenti mirati
La partita, dunque, si gioca sul terreno delle IoT Industriali, ovvero tutti quei processi a trazione tecnologica che consentono alle imprese di essere efficienti, sostenibili e quindi più competitive a livello globale. In questa direzione, i dati raccolti dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano collocano le PMI ancora in una posizione di retroguardia rispetto alle grandi imprese: solo il 46% conosce i vantaggi dell’IoT, e solo il 27% ha avviato almeno un progetto associato a queste tecnologie, motivato anche dalla mancanza di risorse economiche. Si punta quindi su una maggiore convinzione da parte delle PMI in merito alla trasformazione infrastrutturale della fabbrica intesa come modello tradizionale, con investimenti mirati sulla digitalizzazione di impianti e processi, e sulla formazione specialistica dei dipendenti. Rimane invece un forte gap tra grandi e piccole imprese per quanto riguarda la realizzazione di progetti di IoT integrati, perché questo presuppone una visione e un agire imprenditoriale sinergico e sistemico. Ecco quindi che la poca conoscenza e attenzione verso la smart supply chain (la tracciabilità dei beni, la gestione degli asset logistici e così via) e la smart life cycle (ad esempio l’ottimizzazione sviluppo prodotto, la gestione fine vita dei prodotti) rappresentano per le PMI un freno, prevalentemente di natura culturale. «In sostanza, ciascuna impresa deve essere consapevole che, attraverso l’ecosistema di appartenenza, i benefici collettivi amplificano le utilità dei singoli, grazie all’interconnessione fra industria e territorio, dove al centro ci sono le nuove tecnologie, le nuove competenze, la nuova cultura imprenditoriale, le persone» dichiara Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano.
Creare un forte connessione fra distretti industriali e territoriali
«La ricerca presentata in occasione del convegno inaugurale ha evidenziato quanto oggi sia fondamentale (guardando a una competitività non solo di breve, ma soprattutto di medio e lungo periodo) applicare in modo intelligente le nuove tecnologie. L’intelligenza siamo abituati ormai ad associarla, soprattutto nell’ambito dell’industria evoluta, al termine artificiale, tracciando quindi un percorso sempre più indirizzato al metaverso. Come indicano i dati annunciati, le imprese, soprattutto le nostre PMI, hanno dimostrato di credere all’innovazione, di perseguire un nuovo trend di crescita caratterizzato dalla digitalizzazione, non solo delle macchine, ma anche del pensiero. Il presente e il futuro di questa epoca storica non può che configurarsi come l’applicazione di una tecnologia umanistica, dove la cooperazione uomo-macchina rimane centrale» ha dichiarato il CEO della fiera A&T, Luciano Malgaroli. Ma non è sufficiente questo: per Malgaroli occorre operare secondo una modalità non più individuale bensì sistemica. La competitività industriale sarà sempre più caratterizzata da una forte connessione fra distretti industriali e distretti territoriali, dove sarà determinante fare squadra. Questo a livello locale, nazionale ed europeo. «Noi come A&T continuiamo a credere che l’industria italiana abbia bisogno di crescere aggregando, mettendo a fattor comune competenze, tecnologie, esperienze e relazioni. Per questo abbiamo voluto investire aprendoci, attraverso A&T Vicenza in programma il prossimo ottobre, al territorio del Nord-Est, area di eccellenza di filiere industriali non presenti in Piemonte. La connessione e la contaminazione di filiere diverse in territori diversi non potranno che generare un valore aggiunto sia per il Nord-Ovest che per il Nord-Est, contraddistinti a livello industriale da filiere fortemente competitive a livello mondiale» conclude Malgaroli.