App, cloud, backup dei dati: il sensore è interconnesso

Dati sui sensori sempre aggiornati, dal campo all’ufficio, dall’app al cloud, condivisi col team di operatori. Il tutto creando un digital twin completo di ogni attività svolta, e garantendo la sicurezza informatica: ecco il servizio offerto da VEGA.

Nell’epoca interconnessa in cui viviamo, smartphone e tablet sono ormai uno standard anche negli impianti industriali.  Nel mondo della strumentazione, le aziende devono garantire ai propri clienti velocità e sicurezza dei dati: i sensori sorvegliano gli stati e la qualità delle singole fasi di produzione, e conservano informazioni su impostazioni, diagnostica e stato di macchine e impianti.  Seguire questo trend è un must, e VEGA si impegna per offrire quello che richiede il mercato. Ne abbiamo parlato con Daniele Romano, Sales and Marketing Manager in VEGA Italia. Tutti i sensori dell’azienda integrano come standard la tecnologia Bluetooth per svolgere attività di diagnostica e messa in servizio. «Tutti i nostri sensori integrano nativamente questa tecnologia» afferma Daniele Romano. «Ma non solo: ci impegniamo per implementarla anche nei sensori più vecchi, sostituendo il display di taratura. In questo modo, anche i sensori datati possono accedere al Bluetooth e ai servizi digitali, come le app e la comunicazione in cloud.»

Backup condiviso con tutto il team

Grazie al Bluetooth, l’accesso è possibile da una distanza di sicurezza che arriva fino a 50 metri. In caso di zone pericolose o punti di misura difficili da raggiungere, l’operatore può lavorare senza doversi avvicinare troppo allo strumento.  L’accesso avviene tramite l’app VEGA Tools, introdotta dall’azienda nel 2016. «Recentemente abbiamo sviluppato funzionalità innovative, integrate non solo nell’app ma anche nel cloud myVEGA» sottolinea Daniele Romano. «Si tratta di una piattaforma che offre molti vantaggi agli operatori: consente di configurare gli strumenti, vedere gli ordini, scaricare tutta la documentazione abbinata ai sensori acquistati, manuali d’uso, certificati e disegni in 3D. Tutte le attività che l’operatore o il tecnico d’impianto svolgono tramite l’app, sono disponibili al loro rientro in ufficio, sincronizzate su myVEGA.» Facciamo un esempio pratico: l’addetto configura il sensore rendendolo idoneo alle caratteristiche d’impianto, il backup che esegue da app o tablet viene salvato in automatico sul repository, e può essere condiviso con tutti gli operatori del team.  È quindi possibile condividere informazioni come la configurazione del sensore, i parametri inseriti, i dati di taratura, le variazione e via dicendo.

Sicurezza informatica in vari step

Tutte queste informazioni sono scaricate in un’area protetta accessibile solo tramite password. Per garantire la sicurezza informatica, VEGA sviluppa sensori con certificazione IEC 62443-4-2.  Il primo sensore disponibile con questa certificazione è il radar VEGAPULS 6X. Come ben sappiamo infatti, anche la strumentazione può essere soggetta ad attacchi fraudolenti. «Per quanto riguarda la gestione del cloud, la sequenza viene seguita in diversi passaggi. Una volta che si effettua l’accesso, il profilo deve essere validato internamente dal nostro ufficio, in modo da potersi collegare ai dati aziendali» spiega Daniele Romano. «Eseguita questa connessione, l’account è libero a seconda degli accessi che forniamo. Qui entra in gioco la certificazione dei dispositivi connessi all’account, quindi in questo caso è l’utente del cloud che può autorizzare l’accesso ai dati, collegando il dispositivo all’account stesso. Il passaggio permette di autenticarlo come parte del portafoglio di dispositivi autorizzati ad accedere a un determinato sensore». Con l’app ed eventualmente con la sincronizzazione con myVEGA, è possibile creare una documentazione sullo strumento. L’operatore d’impianto ad esempio può generare il documento di taratura in pdf, non riscrivibile, con tutti i dati presenti.  E tramite l’app si può effettuare anche un test funzionale: una volta terminato viene generato e archiviato sulla piattaforma anche il risultato, un documento a tutti gli effetti relativo al corretto funzionamento dello strumento.

Un gemello digitale completo

Tutto ciò contribuisce a creare un digital twin sul cloud: è un’immagine digitale del sensore installato sull’impianto, archiviata al sicuro e accessibile per ogni necessità, dalla sostituzione del sensore alla condivisione delle informazioni fino alla configurazione. «Il vantaggio è che il gemello digitale ha più informazioni rispetto a quelle che si possono ricavare direttamente dal sensore. Mi spiego meglio: il digital twin non è più intelligente, ma è più completo perché combina informazioni da più fronti. Intendo le informazioni presenti sul sito (tutta la documentazione di base e specifica del sensore), quelle che ha inserito l’addetto, la storia dello strumento da quando è stato acquistato, e le modifiche fatte negli anni. Inoltre il cloud non si sovrascrive, mentre i sensori hanno una capacità di archiviazione limitata, quindi non tutti gli eventi restano registrati al suo interno. Anche in caso di turnover degli operatori d’impianto, avere un digital twin in un’area comune consente di mantenere la storia delle attività svolte sui singoli dispositivi. Ovviamente a beneficio della manutenzione e della gestione del parco di sensori installati. È un percorso che molte aziende stanno intraprendendo, ma che porta con sé problematiche da affrontare relative soprattutto alla sicurezza dei dati, alla gestione della privacy, all’autenticazione e via dicendo. Sono servizi che miglioreranno nel tempo, la tecnologia è come sempre in evoluzione continua» conclude Daniele Romano.