Endress+Hauser Italia: una storia di strumenti lunga mezzo secolo

Essere presenti su più mercati, diversificare i prodotti, aggiungere sempre nuove aziende e nuovi filoni di business: è così che Endress+Hauser Italia è arrivata a festeggiare 50 anni di attività. E lo fa raccontandoci le sue strategie per il futuro.

Dopo aver festeggiato lo scorso anno i 70 anni della casa madre (trovate l’articolo sul numero 32), ora è il turno di Endress+
Hauser
Italia, la filiale nostrana.  La sua storia è iniziata 50 anni fa, il 20 marzo 1974 per l’esattezza, in un piccolo ufficio dalle parti di Viale Padova a Milano. A dare il via all’attività è stato Antonio Magri, imprenditore che aveva intuito le potenzialità delle misure di livello. Inizialmente nella sede meneghina si trovavano sia la direzione vendita che quella produttiva, dove venivano progettati e realizzati misuratori di livello a ultrasuoni. Da lì l’azienda si è ingrandita, spostandosi in due palazzine a Cernusco sul Naviglio, e passando da una dozzina di addetti ai 250 dipendenti della nuova sede inaugurata nel 2016: tre piani per un totale di 6.000 m2. Nel corso degli anni, la produzione è stata trasferita in Germania, tranne una parte spostata dopo l’acquisizione di Sicestherm, a Pessano con Bornago, che conta altri 200 addetti. «Abbiamo mantenuto la parte di contatto col mercato in termini di vendite, marketing e service» racconta Simone Bravi, Marketing + IT Director in Endress+Hauser Italia. «Oggi siamo la quarta filiale a livello di business, la prima a livello di produttività. La nostra è una squadra che lavora insieme da decenni, in grado di proporre un’offerta integrata di prodotti, servizi e soluzioni di automazione.»

Quali sono i frutti di questi 50 anni di lavoro?

«Sono i nostri prodotti, questo è certo, ma l’anima dell’attività sono le persone. Ancora oggi ci sono collaboratori che lavorano con noi dai tempi della sede in Viale Padova. C’è una longevità aziendale media di 25 anni. Questo si traduce in un sapere che rimane interno all’azienda, una mentalità che si forma e viene portata avanti nel tempo. Nel mondo contiamo oltre 17.000 addetti, e continuiamo ad assumere nuovo personale perché diversifichiamo i prodotti, aggiungiamo nuove aziende e nuovi filoni di business».

Simone Bravi, Marketing & IT Director 
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Simone Bravi, Marketing & IT Director in Endress+Hauser Italia.

Su quali nuovi mercati state puntando?

«Un nuovo business, molto legato alla sostenibilità, è la misura della qualità e la quantità del biometano. 
È un vettore energetico importante, un’evoluzione del biogas, e attraverso un processo chimico di upgrading riusciamo a trasformare in energia uno “scarto” della depurazione. Stiamo cavalcando un’onda molto importante, soprattutto in Italia. Il biometano è arrivato a occupare la maggior parte dei nostri progetti in termini di volume, e circa il 7-8% del giro d’affari complessivo a livello di vendita, a cui si lega l’assistenza tecnica per il mantenimento delle prestazioni. 
A tutto ciò ha contribuito anche all’acquisizione di aziende specializzate nella misura di qualità attraverso il laser e il principio radar.
Un altro filone di business su cui stiamo investendo, ma meno maturo, è quello dell’idrogeno. Al momento stiamo lavorando con le tecnologie di misura tradizionali sulla produzione dell’idrogeno, quindi sostanzialmente impianti di elettrolizzazione.»

Oggi come si sta evolvendo Endress+Hauser?

«Stiamo puntando su tecnologie particolari. Sempre nel mondo della sostenibilità, uno dei prodotti più interessanti che stiamo introducendo è il misuratore di solidi sospesi mediante microonde. Quando si trasferiscono i fanghi di depurazione per lo smaltimento, riduce il più possibile la quantità di acqua, che ha un peso notevole. Un altro ambito per noi molto interessante è la misura di colore mediante rifrazione ottica. Ad esempio il colore dei detersivi e delle lenti degli occhiali. Sono applicazioni legate alla qualità che guardano ad ambiti che ancora non copriamo, per questo motivo stiamo assorbendo nuove tecnologie grazie principalmente all’acquisizione di piccole aziende. Un altro esempio è la misura dell’umidità nelle piastrelle: se contengono troppa umidità, rischiano di esplodere all’interno del forno durante la cottura. Per evitarlo, misuriamo a monte la presenza di umidità nella polvere utilizzata per realizzare le piastrelle.»

Cercate quindi di ampliare lo spettro applicativo, aggiungendo sempre più misure.

«Esattamente. Abbiamo la nostra offerta “storica” di misure quantitative, ma oggi puntiamo ad ampliare il nostro know-how in termini di misure qualitative. Sono fondamentali per il cliente che vuole avere la ripetibilità del prodotto che immette sul mercato, e la riconoscibilità di qualità “intrinseche” che oggi però non sono ancora automatizzate. Noi vogliamo proprio automatizzare il più possibile, approfondendo nuovi campi applicativi. Poi facciamo anche “salti laterali” come la misura di portata “single use”, un nuovo filone che si sta aprendo. È una nicchia del settore farmaceutico, che non vuole riutilizzare lo stesso materiale a contatto usato in precedenza, ma ne richiede uno nuovo sterilizzato.»

L’inaugurazione della prima palazzina a Cernusco sul Naviglio nel 1986. endress+hauser Endress+Hauser Italia: una storia di strumenti lunga mezzo secolo 3 Cernusco inaugurazione
L’inaugurazione della prima palazzina a Cernusco sul Naviglio nel 1986.

Anche il mercato italiano segue queste tendenze?

«Sì, ma ci sono ambiti particolari che vogliamo esplorare. La forza di questa azienda è essere presente su svariati mercati. Al momento sviluppiamo prodotti per l’utilizzatore finale. In Italia però c’è un grande mercato indiretto che impiega gli stessi prodotti, e che quindi potrebbe offrire grandi potenzialità. Ma quello che davvero differenzia il mercato italiano è l’assistenza tecnica. Oltre mille clienti hanno con noi un contratto per fare la manutenzione degli strumenti dei loro impianti. In parte è dovuto al nostro tessuto industriale, fatto principalmente di PMI. Una delle ultime evoluzioni che stiamo portando avanti è la localizzazione degli strumenti, attraverso la loro collocazione negli impianti di destino, con l’indirizzo stradale per intenderci. Questo ci consente di tenere sotto controllo quello che può succedere al parco installato. Oggi è ancora tutto vincolato al cliente che compra il nostro prodotto, ma stiamo cercando di fare una transizione per localizzare chi lo utilizza. L’obiettivo è contattarli direttamente, ad esempio quando impiegano strumenti fuori produzione e le parti di ricambio stanno per finire. Il secondo step sarà la comunicazione: saremo noi a ricevere la notifica dallo strumento quando devia dai parametri interni di base. È un “connected support” che in Italia verrà ancora più apprezzato, sia per la conformazione del nostro Paese, lungo e stretto, sia perché in questo modo ottimizziamo l’impatto ambientale dei servizi tecnici. Abbiamo la mentalità del problem solver: vendiamo un buon prodotto, e vogliamo assicurarne il buon funzionamento nel tempo. Anche questa è una delle ragioni per cui siamo qui da 50 anni.» •