Come sarà l’Italia digitale nel 2025
Sono venti le azioni chiave previste per favorire l’adozione della tecnologia non solo a livello economico, ma nella vita di tutti i giorni e di ogni cittadino. Perché l’Italia ha il dovere di cogliere i benefici dell’era digitale, e non può più tirarsi indietro
di Claudio Bertoli
Leggendo il documento programmatico dal titolo “2025 Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese” a cura del Ministero per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione è possibile ricavare una visione dettagliata dell’Italia che ci aspetta, sintetizzabile in venti azioni chiave.
“Stiamo vivendo nel periodo a più alto tasso di innovazione di tutta la storia dell’umanità, nel mezzo di una rivoluzione tecnologica in cui l’innovazione e la scienza offrono opportunità mai viste prima” afferma il ministro Paola Pisano. “Un’era dove l’impossibile è reso possibile: possiamo orientarci in una città che non conosciamo, guidare una macchina non nostra, comunicare in una lingua che non capiamo, accedere a nuovi saperi in un clic e raccontare quello che vediamo in diretta a tutto il mondo. Viviamo altresì in un’epoca estremamente complessa, nella quale differenti tecnologie e trend non ci lasciano il tempo di adattarci e invadono con una rapidità esponenziale ogni settore della nostra società,
dall’istruzione alla politica, dalla produzione alla previdenza sociale fino ad arrivare alla sfera personale.”
Parola d’ordine: “innovazione”
Tra opportunità e complessità, l’Italia muove con difficoltà i primi passi verso l’innovazione: tra le cause, una mancanza di visione comune che indirizzi verso azioni capaci di imprimere una trasformazione digitale e tecnologica al nostro Paese, organizzando i processi di trasformazione in modo interconnesso, agevolando il cambiamento in maniera strutturale e creando le condizioni favorevoli affinché si generi innovazione. Secondo il ministro è l’ultimo momento che abbiamo a disposizione per immaginare il futuro che desideriamo e farlo nostro attraverso l’adozione consapevole della tecnologia, integrata con la società sotto i profili etico, sociale, economico, ambientale e biologico.
L’Italia ha il dovere di cogliere i benefici della quarta rivoluzione industriale, attuando fin da oggi iniziative sistemiche per lo sviluppo del digitale e della tecnologia in ogni settore, fornendo ai lavoratori le competenze per i “lavori del futuro” e formando le nuove generazioni per prepararle al mondo che li aspetta.
Tra le 20 azioni troviamo anche il “Diritto di innovare”: partendo dall’indice 2019 pubblicato dalla Banca Mondiale che colloca l’Italia al 51° posto tra i Paesi dove è più facile fare impresa, il Piano d’azione punta a “consentire la sperimentazione di innovazione di frontiera, disapplicando temporaneamente le norme vigenti qualora necessario. Se l’innovazione dimostra di avere un impatto sociale positivo sarà modificata o creata la norma che permetterà all’innovazione di diventare un prodotto o un servizio”.
Una serie di progetti creativi verso un Paese digitalizzato
Tra le prime 20 azioni elencate dal ministro nel Piano d’azione, accanto a iniziative non nuove come l’identità digitale e l’app per i servizi pubblici vi sono progetti creativi come i “Borghi del futuro” nei quali concentrare le tecnologie emergenti, il “Sabato del futuro” per avvicinare gli studenti alla tecnologia dedicando dieci sabati all’anno all’aggiornamento degli studenti delle scuole superiori italiane e dei loro insegnanti sui settori più recenti della tecnologia e dell’innovazione, nonché il tablet per gli anziani (“Un anziano, un tablet e un sorriso per l’inclusione digitale”), grazie al quale gli anziani che vivono in comuni a più alto rischio di digital divide riceveranno un tablet personalizzato con una serie di app rilasciate da soggetti pubblici e privati che consentiranno loro di leggere un giornale offerto a condizioni speciali dagli editori, fare la spesa e ordinare farmaci, effettuare chiamate di soccorso e comunicare con i loro famigliari. I tablet, nuovi o ricondizionati, saranno donati da imprese ICT, mentre un esercito di volontari (grazie anche alla creazione del servizio civile digitale) educherà gli anziani all’utilizzo del tablet e delle app.
Ci aspetta quindi un Paese digitalizzato, dove lo sviluppo economico sarà trainato dall’innovazione “Made in Italy” e la tecnologia sarà al servizio delle persone e dei loro diritti.
“Realizzeremo al più presto l’identità digitale” ha fatto eco il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, “perché vogliamo fare dell’Italia una vera smart nation. Vogliamo uno sviluppo tecnologico anche etico”. Egli ha rimarcato che il Green New Deal non può essere realizzato senza l’innovazione tecnologica. E poi: “Dobbiamo avanzare a passi sempre più spediti nella direzione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale per poter esprimere il primato che abbiamo in tanti campi, a cominciare da quello culturale”. Il premier ha quindi sottolineato
l’uso dei pagamenti digitali contro il sommerso. In ballo ci sarebbero 80-100 miliardi che, se venissero alla luce, ci permetterebbero di ridurre notevolmente le tasse. “Vogliamo offrire un ventaglio di possibilità ai cittadini e alle imprese per poter fare pagamenti elettronici”.
Tre fasi per tre obiettivi
Secondo il piano del governo si partirà da tre obiettivi: l’accesso online ai servizi della Pubblica Amministrazione da parte di cittadini e imprese; la digitalizzazione del settore privato trainata dal settore pubblico; la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e l’incentivo all’utilizzo e alla condivisione dei dati da parte delle amministrazioni e dei privati. Questa prima fase passerà per alcune azioni chiave: il rilancio dell’identità digitale, il domicilio digitale per tutti fino al lancio di IO, l’app per i servizi pubblici, che permette a chiunque di interfacciarsi con tutti i servizi pubblici attraverso un unico canale.
La seconda fase punterà alla costruzione di un’Italia innovativa, in grado di produrre tecnologia e innovazione Made in Italy e di sfruttare questa innovazione per il rilancio dei settori produttivi tradizionali del nostro Paese, con lo scopo di promuovere cambiamenti strutturali tali da agevolare e accelerare l’innovazione nell’ecosistema; aumentare il potenziale innovativo delle città e dei territori; realizzare infrastrutture tecnologiche capillari, affidabili, innovative e green. Tra le azioni chiave a supporto di questa fase, la costruzione di infrastrutture digitali
all’avanguardia, l’istituzione del diritto a innovare per favorire la nascita di startup, la promozione di soluzioni di intelligenza artificiale, la creazione di hub e “Borghi del futuro”, dove creare ecosistemi locali per favorire lo sviluppo dell’innovazione. La terza fase, infine, riguarda uno sviluppo inclusivo e sostenibile. L’obiettivo principale è che l’innovazione sia al servizio delle persone e non lasci indietro nessuno. Tra le azioni, l’iniziativa “Repubblica Digitale” che porterà alla creazione di un hub di formazione contro il digital divide, mentre l’istituzione di un AI Ethical LAB-EL stabilirà principi guida etici per un corretto utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Il ruolo dei servizi digitali
“Sono azioni” ha sottolineato il ministro Pisano “che raccontano la nostra idea per il Paese, dove i servizi digitali sono un motore di sviluppo anche del privato, lo Stato agevola l’innovazione sostenibile e inclusiva e tutti i cittadini godono degli stessi e nuovi diritti, senza distinzione sociale, economica, di età, di appartenenza territoriale o di altra natura”.
Il programma è molto ambizioso, ci auguriamo che almeno una parte dei 20 punti proposti possa trovare concreta attuazione per rendere nuovamente efficiente e competitivo il nostro Paese.