Legge di bilancio 2020: la riforma di Industria 4.0
Una serie di interventi mira a sostenere più efficacemente il processo di transizione digitale delle imprese: sono soprattutto quelle di grandi dimensioni ad aver imboccato la via di Industria 4.0, mentre le realtà più piccole non stanno al passo coi tempi
di Claudio Bertoli
Nella scorsa legislatura, il Governo aveva presentato il Piano Nazionale Industria 4.0, un programma di interventi di sostegno all’innovazione tecnologica del tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato per la maggior parte da piccole e medie imprese operanti nel settore manifatturiero e da una bassa crescita della produttività.
Si era partiti in sostanza dalla considerazione per cui, per avere un impatto sul fiacco andamento della produttività, fosse necessaria un’ampia promozione degli interventi e delle competenze nel processo di trasformazione digitale e tecnologica del Paese.
Investimenti e competenze
Gli investimenti nelle tecnologie dovevano essere accompagnati dallo sviluppo delle competenze in materia, posto che la frammentazione del sistema produttivo in piccole imprese determina un rallentamento del processo di digitalizzazione, in quanto gli investimenti isolati delle piccole imprese non possono beneficiare delle economie di scala o di un approccio coordinato. Il Piano, il cui orizzonte temporale di sviluppo era il periodo 2017-2020, ha così delineato alcune direttrici strategiche di intervento, che sono state poi avviate in misura prevalente con la manovra di bilancio per il 2017. Nell’attuale legislatura, alcuni interventi normativi hanno implementato, prorogato e poi riformato talune delle misure di sostegno già introdotte. Altri interventi hanno avuto la forma di contributi alle imprese per investimenti tecnologici e per lo sviluppo delle competenze digitali, altri la forma di interventi “indiretti” di sostegno all’accesso al credito per gli investimenti in tecnologie 4.0, altri invece carattere fiscale, assumendo prevalentemente la forma di sgravi di imposta.
Interventi legislativi verso il piano Transizione 4.0
Posto dunque che non esiste una definizione normativa di Industria 4.0, né un elenco delle misure di sostegno che ad essa sono riconducibili, sono stati convenzionalmente ascritti al Piano industria 4.0 (che quest’anno ha assunto la denominazione di Transizione 4.0) i seguenti principali interventi legislativi, introdotti o implementati nella scorsa e anche nell’attuale legislatura: super-ammortamento sui beni di I4.0; iper-ammortamento; credito d’imposta per ricerca, sviluppo e innovazione; misure agevolative per gli investimenti in beni strumentali tecnologici da parte delle micro piccole e medie imprese (“Nuova Sabatini”); estensione e rafforzamento delle agevolazioni per investimenti nelle
startup e nelle startup e PMI innovative; Centri di competenza ad alta specializzazione nell’ambito del Piano nazionale Industria 4.0; Credito di imposta in formazione 4.0; Rifinanziamento e potenziamento del Fondo di garanzia PMI. Ci sono infine altri interventi recenti, come il Voucher per l’Innovation Manager, introdotto dalla legge di bilancio per il 2019.
Oltre ai canali sopra indicati ci sono altre misure, quali i Contratti di sviluppo, il cosiddetto Patent box e gli Accordi per l’innovazione utilizzate per la medesima finalità.
Dall’iper ammortamento ai crediti d’imposta
Secondo i dati a disposizione del MISE (Ministero dello Sviluppo economico), sono soprattutto le grandi imprese ad aver imboccato la via di Industria 4.0, mentre le realtà di dimensioni minori sembrano in ritardo nell’adozione delle nuove tecnologie produttive. Inoltre, è stato sottolineato come dopo un 2017 record negli ordinativi interni di macchine utensili, si sia registrato a partire dal 2018 un progressivo calo degli ordini che si è andato ad accentuare nei primi nove mesi del 2019. È proprio da tale assunto che è stato effettuato un restyling del super ammortamento e dell’iper ammortamento a partire dal 1 gennaio 2020, ora sostituiti da un credito d’imposta. Non ci sarà una semplice proroga per super ed iper ammortamento; infatti, la legge di bilancio 2020 rivoluzionerà nettamente le due agevolazioni per gli investimenti in beni strumentali, e al posto delle due deduzioni sarà introdotto nel sopra citato doppio credito d’imposta utilizzabile esclusivamente in compensazione. Il credito d’imposta varia dal 40% (fino a 2,5 milioni) al 20% (fino a 10 milioni).
Alcuni esempi pratici
Se l’ordine è stato emesso nel 2019 e nello stesso anno è stato pagato almeno il 20% del valore, viene applicata la regola dell’iper ammortamento purché il bene venga installato entro il 2020. Se invece l’ordine è stato emesso nel 2020, oppure è stato accettato dal venditore nel 2019 ma non è stato versato alcun anticipo, viene applicata la nuova disciplina, che prevede appunto un credito d’imposta. Infine, se il bene viene ordinato nel 2020 può essere installato entro il giugno del 2021, sempre che nel 2020 venga pagato un anticipo di almeno il 20% del suo valore. La revisione delle misure si prefigge di sostenere più efficacemente il processo di transizione digitale delle imprese, la spesa privata in ricerca e sviluppo e in innovazione tecnologica, anche nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale e della tutela del Made in Italy, nonché la razionalizzazione e la stabilizzazione del quadro agevolativo di riferimento in un orizzonte temporale pluriennale, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica.