Un leggero calo che non preoccupa
Nel primo trimestre 2018, l’indice UCIMU degli ordini di macchine utensili arretra, segnando un calo del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il valore assoluto (base 2010 = 100) resta però molto alto: 179,6. Alla frenata degli ordini raccolti sul mercato domestico si è contrapposto il positivo andamento degli ordinativi raccolti oltreconfine.
di A.M.
Un leggero arretramento. È quanto emerge dai dati riferiti agli ordini di macchine utensili nel primo trimestre 2018. Infatti, l’indice UCIMU degli ordini di macchine utensili segna un calo del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il valore assoluto (base 2010 = 100) resta però molto alto: 179,6. Alla frenata degli ordini raccolti dai costruttori italiani sul mercato domestico si è contrapposto il positivo andamento degli ordinativi raccolti oltreconfine.
In particolare, l’indice degli ordini esteri ha registrato un incremento del 7,6% rispetto allo stesso periodo del 2017, per un valore assoluto pari a 180,8. Mai era stato toccato un livello così alto. Sul fronte interno, invece, i costruttori italiani hanno registrato un arretramento del 25,8% rispetto al primo trimestre del 2017. Il valore assoluto dell’indice è pari a 175,3, dunque ben 75 punti sopra la media, a conferma della disponibilità a investire ancora alta espressa dal mercato italiano. Massimo Carboniero, Presidente UCIMU-Sistemi per Produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, ha così commentato: “La frenata degli ordini raccolti sul mercato interno non ci preoccupa per due ragioni. Anzitutto perché il risultato di questi primi tre mesi è evidentemente l’effetto di rimbalzo dello straordinario exploit messo a segno a fine 2017 quando i clienti, preoccupati che i provvedimenti di super e iperammortamento non fossero confermati, hanno accelerato le pratiche per le commesse. In secondo lungo perché il risultato si confronta con un primo trimestre 2017 davvero strepitoso”. “A gennaio la raccolta ordini in Italia – ha continuato Carboniero – è stata debole ma già nei mesi successivi la situazione è migliorata. Ora però la prevista ripresa potrebbe essere penalizzata dall’incertezza politica che il paese sta attraversando. L’incertezza seguita ai risultati elettorali del marzo scorso non è certo di aiuto per chi fa impresa e soprattutto per quanti devono decidere se fare investimenti di una certa portata. Per questo auspichiamo un programma di governo improntato allo sviluppo della competitività del settore manifatturiero e che non dimentichi quanto di buono – in termini di riforme e provvedimenti – è stato fatto negli ultimi anni”.
Il Made in Italy di settore nei mercati esteri
UCIMU-Sistemi per Produrre è impegnata anche sul fronte internazionalizzazione con l’organizzazione di numerose iniziative volte a sostenere la presenza del Made in Italy di settore nei mercati esteri, tradizionali ed emergenti. “È il caso della missione dedicata ai paesi ASEAN, che si è tenuta ad aprile a Singapore, a cui UCIMU ha partecipato con l’obiettivo di attivare e consolidare relazioni anche commerciali e partnership con player locali”, ha spiegato Carboniero. Tra i fornitori di macchine utensili negli ASEAN, dopo i paesi asiatici, evidentemente più vicini per geografia e cultura, l’Italia si presenta come secondo fornitore a un’incollatura dalla Germania.
“L’industria manifatturiera dell’ASEAN – ha affermato il Presidente Carboniero – è attualmente coinvolta in un imponente processo di crescita economica e progresso sociale. I costruttori italiani della macchina utensile possono essere non solo fornitori di soluzioni e tecnologia per gli utilizzatori di questa area, che già da anni acquista tecnologia italiana, ma anche partner dei costruttori locali interessati da un’offerta di altissimo livello qualitativo capace di essere complementare alla loro produzione. Un modello questo che, definito qualche mese fa per il mercato cinese, intendiamo riproporre nei paesi caratterizzati da tassi di sviluppo più dinamici; siamo agli inizi ma le premesse e l’accoglienza riservata a questa proposta appaiono favorevoli”. Con 400 imprese, 32.000 addetti e un fatturato che nel 2017 si è attestato a oltre 8 miliardi di euro, l’industria italiana di settore recita un ruolo di primo piano nello scenario internazionale ove occupa la terza posizione tra gli esportatori. Da sempre votati all’export, i costruttori italiani destinano circa il 60% della produzione oltreconfine, a conferma della capacità di interpretare al meglio le richieste della domanda, proponendo soluzioni ad hoc. Germania, Cina, Stati Uniti, Francia sono, per tradizione, le principali aree di sbocco del Made in Italy di settore. Ma, nel periodo compreso tra il 2011 e il 2017, le vendite nei paesi ASEAN sono più che raddoppiate. Con 108 milioni di euro di consegne nel 2017, il 24% in più rispetto all’anno precedente, l’area è divenuta l’ottavo mercato di sbocco dell’offerta italiana.