Materiali biodegradabili anziché plastica tradizionale
Nell’Europa post-Covid19, la produzione di plastiche biodegradabili e di eco-bioplastiche non rappresenterebbe solamente un’importante ambizione ecologica, ma anche una grande opportunità industriale per la ripresa economica in tutto il continente.
La plastica si trova e viene utilizzata ovunque: imballaggi, costruzioni, tessuti, automobili, dispositivi elettronici, agricoltura. L’uso della plastica è aumentato di venti volte negli ultimi cinquant’anni, e non c’è una sola zona del mondo che non conosca i danni dell’inquinamento plastico. Il problema della quantità di plastica nei nostri oceani è stato ampiamente discusso negli ultimi anni – e secondo un rapporto del 2017, entro il 2050 ci sarà più plastica che pesci nel mare. Più recentemente, abbiamo scoperto che le particelle microplastiche sono persino entrate nel nostro corpo e scorrono nelle nostre vene. KIK Compounds nasce dalla volontà di risolvere il problema dell’inquinamento dovuto alla plastica. Con il nostro team, lavoriamo per sviluppare soluzioni che permettano alle industrie e alle persone di sostituire la plastica tradizionale con materiali biodegradabili che hanno le stesse caratteristiche della plastica ma non lo stesso dannoso impatto sull’ambiente e sulla salute umana.
Sostituire la plastica tradizionale con la plastica biodegradabile è una necessità
È necessario che la transizione avvenga il prima possibile. Le plastiche biodegradabili e le bioplastiche in generale non possono essere viste come il futuro, ma devono essere considerate il presente. La qualità della vita dei nostri figli dipende dalle scelte che facciamo oggi. La produzione globale di plastica nel 2019 ha raggiunto i 368 milioni di tonnellate – un aumento di 9 milioni di tonnellate rispetto al 2018. E si stima che ci siano 150 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica nei nostri mari e negli oceani. Se non interveniamo subito, questo enorme mucchio di rifiuti potrebbe quadruplicarsi entro il 2040.
Conserva tutte le funzionalità della plastica ma protegge il nostro ecosistema
La plastica è stata una tecnologia rivoluzionaria? Certo che lo è stata: ha cambiato le nostre vite e determinato la nostra storia industriale.
Il problema della plastica è che ci è sfuggita di mano. Ha invaso il nostro ecosistema, e stiamo parlando di un prodotto che rimarrà nel nostro ambiente per migliaia di anni. Quindi perché non abbracciare convintamente l’alternativa, molto più sostenibile, di prodotti che mantengono tutte le caratteristiche della plastica, ma che sono anche biodegradabili? Perché la plastica biodegradabile è plastica, dopo tutto. Ma è rivoluzionaria, nella misura in cui non diventa un rifiuto millenario. Uno dei più grandi vantaggi della plastica biodegradabile è che non cambierà affatto la nostra vita quotidiana o la qualità dei prodotti, perché mantiene tutte le funzionalità che la plastica fornisce da oltre un secolo. Quello che ci permetterà di fare in più è di proteggere l’ambiente e la nostra stessa salute.
Vietare le plastiche tradizionali non è una soluzione
La gente spesso mi chiede se non sarebbe più facile vietare del tutto la plastica per risolvere tutti i problemi legati all’inquinamento. La risposta è sempre la stessa: è un argomento complesso. Dobbiamo tenere in considerazione che molti dei materiali che normalmente vengono utilizzati in sostituzione della plastica – sia nelle industrie che nella nostra vita quotidiana – hanno molto spesso un maggiore impatto ambientale. Per esempio, consideriamo le emissioni di anidride carbonica: sotto questo punto di vista, una borsa di cotone ha un impatto ambientale minore di una borsa di plastica monouso solo dopo essere stata usata circa 7.100 volte. Vietare la plastica non risolve le sfide ambientali che dobbiamo affrontare. È una soluzione semplicistica ad un problema molto complicato.
Uno dei più grandi vantaggi della plastica biodegradabile è che mantiene tutte le funzionalità che la plastica fornisce da oltre un secolo. L’Asia è in testa nella produzione di bioplastiche con il 46% della produzione mondiale, mentre l’Europa si attesta al 26%.
Le bioplastiche non vanno confuse con la plastica biodegradabile
In quanto tale, la designazione “bioplastica” indica solo che il materiale non è prodotto con combustibili fossili, ma non indica né garantisce che sia anche sostenibile e riciclabile. Alcune bioplastiche possono persistere nell’ambiente come le plastiche tradizionali e la loro produzione potrebbe avere un impatto ambientale addirittura maggiore. Per esempio, se uso cellulosa derivata dal legno per produrre bioplastica, contribuisco alla deforestazione, che è responsabile del 30% delle nostre emissioni annuali di anidride carbonica. Se uso un cereale come il mais, sto riducendo la disponibilità di un importante alimento dal mercato globale. Ecco perché è molto importante distinguere tra bioplastiche e plastiche biodegradabili. KIK si è focalizzata soprattutto sulle plastiche biodegradabili, perché crediamo che siano la soluzione più sostenibile e pratica sia per l’industria che per l’ambiente. Per quanto riguarda le bioplastiche, crediamo che anch’esse possano giocare un ruolo positivo e fondamentale, ma solo se prodotte in modo sostenibile ed etico.
Le eco-bioplastiche: un modo sostenibile ed etico per produrre bioplastiche
KIK ha scelto di produrre eco-bioplastiche. Per la loro produzione, usiamo solo prodotti vegetali riciclati, come gli scarti del caffè o l’olio di mais usato, e garantiamo ai nostri clienti materiali riciclabili milioni di volte dopo il loro utilizzo. La nostra scelta è dovuta al fatto che non vogliamo contribuire alla deforestazione o alla riduzione delle fonti alimentari, e ci sforziamo di creare un modello positivo che possa finalmente liberarci anche dalla dipendenza dai combustibili fossili. Oggi, le bioplastiche rappresentano un minuscolo 1% della produzione globale di plastica, e mentre la domanda sta aumentando e potrebbe salire di quasi il 30% entro il 2030, credo che questa transizione debba accelerare.
L’Europa come trendsetter industriale a livello globale
Ultimamente stiamo assistendo a un calo del consumo di plastica tradizionale in tutta Europa. L’Asia è in testa nella produzione di bioplastiche con il 46% della produzione mondiale, mentre l’Europa si attesta al 26%. Nel 2025, la quota di mercato dell’Europa dovrebbe aumentare, mentre la produzione relativa dell’Asia dovrebbe diminuire. Se sceglie di essere abbastanza ambiziosa, l’Europa potrebbe diventare il leader principale a livello mondiale in questo settore. La forza dell’Europa risiede in due fattori importanti: il suo mercato e le sue competenze. Il continente europeo è il più grande consumatore di bioplastiche e la ricerca e sviluppo dell’Unione Europea dedicata alle bioplastiche è anche la più avanzata al mondo. Un fattore chiave nel successo di KIK Compounds, per esempio, è la nostra stretta collaborazione con l’Istituto di Ricerca Multidisciplinare per la Scienza e la Tecnologia (ICSTM) dell’Università Valahia di Târgoviște, in Romania. Quando si tratta di sviluppare nuove applicazioni industriali, mi sembra ovvio che business e ricerca devono andare di pari passo.
L’importanza di una buona legislazione europea per rilanciare il settore
Con il team di KIK Compounds abbiamo recentemente iniziato un dialogo costruttivo con le istituzioni europee. Tutti i membri del Parlamento europeo e i funzionari dell’UE sono consapevoli dei pericoli che i rifiuti plastici rappresentano per le generazioni presenti e future, ma spesso ignorano il fatto che già oggi possiamo contare su tecnologie straordinarie per risolvere le sfide ambientali che abbiamo di fronte. La nostra azienda ritiene che, nell’Europa post-Covid19, la produzione di plastiche biodegradabili e di eco-bioplastiche non rappresenterebbe solamente un’importante ambizione ecologica, ma anche una grande opportunità industriale per la ripresa economica in tutto il continente. L’Unione Europea dovrebbe approfittare dell’incredibile tecnologia che abbiamo a disposizione, e abbiamo bisogno di una classe politica coraggiosa e aperta al progresso scientifico e tecnologico. Se l’Europa sceglie di investire nell’innovazione, non solo rilancerà la propria economia, ma si posizionerà anche come trendsetter globale.
Germano Craia è il titolare di KIK Compounds