Il rincaro dei metalli frena la ripresa
La ripresa nel comparto delle fonderie è frenata dai maggiori costi delle materie prime oltre che dalla difficoltà a reperire personale qualificato.
“Potremmo dirci fiduciosi, se non ci fossero due problemi grossi come macigni che stanno mettendo a rischio la ripresa: i rincari delle materie prime, che hanno raggiunto costi insostenibili e che per di più iniziano a scarseggiare, e le debolezze del mercato del lavoro, con enormi difficoltà a trovare figure professionali adatte alle nostre esigenze”. A lanciare l’allarme è Roberto Ariotti, Presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, in occasione della prima riunione del 2021 dedicata alle fonderie di ghisa associate.
Bene le fonderie di metalli non ferrosi, meno quelle ferrose
Il settore sta confermando performance nel complesso positive: con 116,7 punti sui valori destagionalizzati con base 2020, la produzione industriale di febbraio 2021 (ultimo dato reso disponibile dall’Istat) si mantiene sostanzialmente stabile. La spinta congiunturale è ancora positiva, dopo il minirimbalzo di gennaio, quando la curva ha registrato il +0,8% su dicembre, anche se, in febbraio, la crescita si è affievolita al +0,6% sul mese precedente. Il dato rappresenta la sintesi di dinamiche diversificate fra le diverse aziende: febbraio si è dimostrato decisamente positivo per le fonderie di metalli non ferrosi, mentre meno buoni sono i dati relativi alle fonderie di ghisa e di acciaio.
Nel primo caso, si registra un nuovo picco di massimo assoluto degli ultimi dodici mesi (128,8) correggendo la dinamica recessiva concentrata fra dicembre e gennaio. Per i due comparti ferrosi invece, la curva è in flessione rispettivamente a 112,8 punti per la ghisa e a 87,2 per l’acciaio.
La grande incognita delle materie prime
“Il lavoro c’è, e questa è senz’altro la nota positiva”, afferma Ariotti. “Due terzi delle imprese associate stanno marciando a ritmi superiori a quelli dei mesi pre-Covid, e questo ci conforta. Tuttavia, resta molto alta la preoccupazione sul fronte delle materie prime. Già tre mesi fa, le imprese di fonderie hanno lanciato l’allarme, quando ci siamo resi conto del rischio cui stavamo andando incontro. La quotazione della ghisa da affinazione è passata da una media di 319 euro la tonnellata, rilevata a settembre 2020, ai quasi 510 euro di inizio aprile (+62%).
Per quanto riguarda il rottame, il lamierino in pacchi è passato dai 303 euro/tonnellata di inizio settembre, agli oltre 421 euro di inizio aprile (+38%). Ma oggi abbiamo un altro problema: il materiale scarseggia, e i tempi di consegna sono lunghi. Il nostro settore fa da snodo nelle catene del valore, e questa situazione rappresenta un problema per tutta l’industria meccanica: di approvvigionamento a monte e di consegna dei prodotti ordinati. Con i costi attuali, la disponibilità di ghisa in pani e rottami, per esempio, è in continua diminuzione. Questo fa emergere una condizione di assoluto svantaggio competitivo per le imprese finanziariamente più fragili, che non potranno sostenere i prezzi e le condizioni di pagamento richiesti con gravi ripercussioni sulla loro attività produttiva e capacità di permanenza sul mercato”.
Le imprese vogliono assumere ma non trovano personale
Altre ombre si addensano in merito al mercato del lavoro, cruciale anche per le fonderie: “Quasi tutte le nostre imprese stanno cercando personale.
Siamo un settore in cui il turnover è bassissimo, offriamo lavoro stabile e opportunità di crescita professionale, ma domanda e offerta non si incontrano, e anche questo rappresenta un problema ormai strutturale. Mi auguro che venga affrontato al più presto, perché è evidente che quando verrà tolto il blocco dei licenziamenti – che non può certo proseguire all’infinito – si dovrà ragionare non solo sulle sacrosante tutele per i lavoratori, ponendo fine alla vergognosa dicotomia tutta italiana fra lavoratori iperprotetti e altri senza alcuna sicurezza, ma anche sulla flessibilità di cui le imprese hanno bisogno per poter gestire in modo più efficiente le proprie risorse. Penso, ad esempio, a interventi sul contratto di espansione, che dovrebbe essere accessibile anche alle PMI e collegato alle agevolazioni per assumere giovani e donne e a una maggiore flessibilità sulle causali che il decreto Dignità ha imposto ai contratti a tempo determinato”, conclude Ariotti.