Il digital manufacturing sposa l’additive

Valutare la riprogettazione di componenti in Additive Manufacturing per poi inserirli in un magazzino digitale: MadeInAdd semplifica il lavoro delle aziende, tagliando tempi e costi.

Una delle più interessanti opportunità derivanti dall’adozione dell’Additive Manufacturing nelle imprese manifatturiere è la possibilità di progettare i componenti svincolandosi dai preconcetti tipici di altre tecnologie, come l’asportazione di materiale o lo stampaggio. Lo stesso concetto vale quando è necessario ripensare quanto già realizzato, tenendo ovviamente conto delle maggiori possibilità offerte dalla stampa 3D.
Come capire quali particolari ne possono beneficiare? E quali altri vantaggi si possono ottenere dall’adozione dell’Additive Manufacturing, ad esempio per snellire un magazzino ricambi o rendere più agile il procurement on demand?
MadeInAdd ha sviluppato una serie di servizi on-line che consentono all’utente di prendere queste decisioni in maniera corretta, vantaggiosa e coerente con le proprie strategie di business.

Automazione digitale e valutazione tecnica per il part screening

Come accennato, uno dei principali ostacoli nell’adottare l’Additive Manufacturing su componenti già progettati è stabilire se e come intervenire, quali benefici si possono ottenere e se il tutto risulti in qualche modo remunerativo, dal punto di vista economico, tecnico o delle tempistiche di realizzazione. Se moltiplichiamo queste considerazioni per centinaia, o addirittura migliaia di pezzi, è evidente come la questione sia più complicata del previsto.
MadeInAdd si distingue però per l’offerta di servizi innovativi accessibili tramite la propria piattaforma e, anche in questo caso, ha trovato una soluzione pratica in grado di unire la velocità di elaborazione tipica dei computer alla sensibilità di ingegneri specializzati. Attraverso il servizio di part screening, infatti, l’utente può caricare sul sito di MadeInAdd tutti i modelli 3D che desidera per sottoporli a una valutazione completa.
La prima fase è totalmente automatica: un algoritmo analizza ciascun file in base a determinati requisiti funzionali e ad altri dati indicati dall’utente (come carichi di rottura da rispettare, resistenza a temperature elevate ecc.) e segnala quali si prestano a essere prodotti tramite Additive Manufacturing, secondo le logiche di breakeven rispetto alle tecnologie tradizionali.
La seconda fase chiama in causa un application engineer di MadeInAdd, che analizza questa prima selezione ed effettua ulteriori valutazioni tecniche, legate ad esempio alla tecnologia costruttiva, al materiale, al post processing e all’eventuale piano di validazione finale. In aggiunta, può essere richiesta una riprogettazione completa dei particolari al fine di svilupparli coerentemente con la filosofia additiva.
Il cliente riceve così un elenco dei particolari che possono beneficiare di un cambiamento nella tecnologia produttiva, al variare dei volumi da prototipali a seriali, unito a una serie di ulteriori valutazioni volte a soddisfare ulteriori eventuali requisiti qualitativi. Un lavoro che tradizionalmente avrebbe richiesto settimane o mesi di analisi viene così ridotto a pochi giorni.

Il magazzino digitale che taglia tempi e costi

Disporre di un file vagliato e ottimizzato è ideale per procedere con la stampa 3D, ma apre anche ulteriori possibilità. I magazzini per pezzi di ricambio, ad esempio, rappresentano un vincolo molto costoso per qualunque azienda. L’acquirente di un bene si aspetta una rapida fornitura in caso di necessità, soprattutto se si tratta di strumenti produttivi come macchine, impianti, attrezzature ecc. Moltiplicando i pezzi necessari per ciascun modello realizzato – il tutto, lungo l’arco di decenni di forniture – si ottiene un magazzino imponente da alimentare, gestire, mantenere ed eventualmente smaltire per obsolescenza. Anche in questo caso l’Additive Manufacturing può rappresentare una risposta pratica e conveniente attraverso il servizio di digital inventory offerto da MadeInAdd.
Un semplice esempio di un cliente alla ricerca di un ricambio può aiutare a comprendere meglio le differenze tra le due modalità di fornitura. Con un magazzino tradizionale è necessario cercare nell’inventario (se disponibile), identificare dove il componente è collocato, trovarlo (ammesso che non sia già stato utilizzato senza essere opportunamente “scaricato”), verificarne le condizioni (nel corso degli anni possono presentarsi deterioramenti) e procedere infine alla spedizione. Una mancanza in una qualsiasi di queste fasi si rivelerebbe catastrofica per le tempistiche di fornitura, con evidente irritazione da parte del cliente finale. Occorre inoltre considerare il valore dei componenti realizzati diversi anni prima e che non sempre vengono impiegati.
Il digital inventory taglia gran parte di queste fasi e dei relativi costi perché si parte, appunto, da un inventario digitale. Identificati i particolari che possono rientrare in questa classificazione, come quelli a bassa rotazione o legati a impianti vetusti ma ancora operativi, l’eventuale richiesta di un cliente fa partire l’ordine presso MadeInAdd.
Non è necessario trovare e rispedire il modello 3D, perché sarà stato inserito nel magazzino digitale dell’azienda e potrà essere richiamato all’occorrenza. Identico discorso per tecnologie, materiali, test necessari e preventivo: in fase di validazione, tutti questi parametri sono stati previsti e accettati.
Un clic è dunque sufficiente per dare il via a un processo snello e rapido, che porterà a ottenere i pezzi richiesti. In futuro, all’ampliarsi del numero di partner qualificati di MadeInAdd, sarà possibile anche scegliere la destinazione del particolare: una realtà italiana con un impianto installato negli Stati Uniti potrà sfruttare un service locale, tagliando così tempi e costi logistici.

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