Reinterpretare la “combinata” e integrarla nella nuova Social Industry: fatto!
Una fabbrica che tiene conto dei nuovi modelli sociali e industriali e che ha nella centralità dell’uomo l’elemento fondamentale: è questo il concetto alla base della nuova Social Industry varata da Salvagnini in occasione della EuroBLECH di Hannover. Con i nuovi strumenti messi a sua disposizione, infatti, si va sempre più verso il lotto unitario, verso la precisione e la produzione on demand sfruttando al meglio le funzionalità delle macchine Salvagnini, capaci di reagire a tutto ciò che accade attorno a esse, a monte e a valle, nel ciclo produttivo. Un nuovo scenario produttivo sempre più digitalizzato in cui s’inseriscono al meglio le caratteristiche della nuova S1 con cui Salvagnini ha reinterpretato il concetto
di combinata laser.
di Fabrizio Garnero
Coerentemente con i propri valori e con il leitmotiv tecnologico della passata edizione in cui tutto ruotava attorno all’efficienza di processo, in occasione della 25a EuroBLECH Salvagnini si è nuovamente fatta portavoce di un nuovo modo di pensare la fabbrica. Un concetto che unisce due dimensioni complementari: il Social, ovvero tutto ciò che è digitale e connesso secondo i nuovi paradigmi della digitalizzazione di fabbrica e l’Industry, che raggruppa i più evoluti concetti di produzione, flusso di processo e smart manufacturing. Due dimensioni apparentemente lontane come quella social dell’immateriale e del virtuale a quella fisica dei processi produttivi, in cui l’uomo con le sue competenze diviene punto di contatto e connessione. Il risultato è una combinazione di processi adattivi, efficienti e automatici, perfettamente bilanciati, interconnessi all’interno e all’esterno dall’azienda, rispettosi dell’uomo e dell’ambiente, in grado di comunicare tra loro, di eliminare i tempi morti di lavorazione, di massimizzare la produttività, e di effettuare una produzione personalizzata, minimizzando gli scarti e i consumi.
È l’uomo al centro della Social Industry
L’efficienza di processo rimane elemento distintivo di Salvagnini, che però compie un ulteriore passo avanti ponendo al centro di tutto questo l’uomo e le sue capacità intellettive. La centralità dell’uomo è elemento fondamentale, il fulcro della Social Industry, ovvero una fabbrica che tiene conto dei nuovi modelli sociali e industriali.
“Facciamo fare all’uomo qualcosa di diverso rispetto al passato” spiega Tommaso Bonuzzi, Sales Director Salvagnini. “Gli facciamo gestire e controllare le macchine da remoto, lo facciamo collaborare con loro eliminando tutte le attività a basso valore aggiunto e per certi versi alienanti, per permettergli di esprimere totalmente il proprio potenziale. Con i nuovi strumenti messi a sua disposizione, infatti, si va sempre più verso il lotto unitario, verso la precisione e la produzione on demand sfruttando al meglio le funzionalità delle macchine Salvagnini, capaci di reagire a tutto ciò che accade attorno a esse, a monte e a valle, nel ciclo produttivo. Attraverso i nuovi strumenti software che abbiamo sviluppato l’operatore può, per esempio, organizzare al meglio la produzione bilanciando i flussi di lavoro e sfruttando le nuove macchine per produrre solo quello che serve quando serve; inoltre le macchine, totalmente sensorizzate e adattative non necessitano più di fine tuning perché si autocorreggono da sole in ciclo e consumano solo ed esclusivamente l’energia necessaria”.
L’automazione flessibile
“Ecco, tutto ciò è la Social Industry targata Salvagnini che, ad Hannover, è stato possibile toccare con mano visitando il nostro stand” spiega Francesca Zanettin Head of MarkComm Salvagnini. “Abbiamo, infatti, dato ai visitatori la possibilità di vivere un’esperienza produttiva reale con macchine adattive che collaboravano fra loro in un insieme di flussi concatenati, all’unisono, con il visitatore al centro di questo ecosistema. Macchine che funzionavano senza scorte, a seconda della richiesta produttiva fatta in quel momento, nei tempi dovuti e in modo autonomo. Nessuna macchina lavorava da sola, ma in totale sintonia con le altre anche se nessuna era fisicamente collegata alle altre. Nella Social Industry Salvagnini, ogni macchina, che sia laser, piegatrice o pannellatrice, dalla configurazione più semplice alla più evoluta, comunica, collabora e interagisce per produrre quello che serve nel momento richiesto”.
Salvagnini sposta quindi l’attenzione dall’efficienza di processo a quella di fabbrica mettendo a disposizione dell’uomo gli strumenti adatti per passare dalle parole ai fatti in quella che definisce automazione flessibile. I visitatori in fiera hanno quindi potuto vivere e interagire in una Social Industry, fedelmente riprodotta allo stand Salvagnini, dove le macchine in mostra, tra cui la combinata S1 (al suo esordio ufficiale), producevano in modo concatenato ed efficiente un oggetto scelto dal visitatore stesso, posto al centro dell’iter produttivo.
“Siamo i promotori dell’automazione flessibile – precisa Francesca Zanettin – che è un’interpretazione dell’efficienza di processo: è la dimostrazione pratica che il dato non è solo registrato, non è un’entità passiva, ma è gestito direttamente, in modo da consentire lo scambio di informazioni che in tempo reale consente di cambiare la strategia produttiva, passando da una produzione per kit a un lotto unitario per poi riprendere il kit precedentemente interrotto”.
Il focus della clientela si sta sempre più spostando dalla macchina al processo produttivo per cui Salvagnini mette a punto soluzioni caratterizzate da un’interconnettività molto spinta tra le macchine, con l’uomo e per l’uomo. “Sono i clienti che sempre più spesso ci chiedono un aiuto per gestire meglio i loro processi” afferma, ancora, Francesca Zanettin.
Le aziende non sono solo alla ricerca della macchina più evoluta e performante ma anche valutano come poterne sfruttare al meglio le potenzialità, contestualizzandole all’interno delle loro fabbriche. Il centro operativo deve comunque rimanere l’uomo e la sua capacità di saper gestire e usare al meglio i dati a disposizione per organizzare e ottimizzare la produzione, bilanciandone i flussi di lavoro e sfruttando le diverse tecnologie in modo concatenato per produrre solo quello che serve quando serve.
Esempi pratici di Social Industry
“Oltre ad apprezzare le numerose innovazioni presentate in anteprima mondiale, tra cui la combinata S1 e il cambio utensili automatico su pressopiega AU-TO, abbiamo dato ai visitatori la possibilità di vivere un’esperienza produttiva reale fatta con le nostre macchine adattive che collaborano fra loro in un insieme di flussi concatenati, all’unisono con il visitatore stesso che, posto al centro di questo ecosistema, può scegliere cosa produrre” spiega, ancora, Zanettin. “Per una questione di praticità – vista la fiera – la scelta avviene all’interno di una gamma di oggetti prestabilita, che però il visitatore può caratterizzare personalizzandone l’aspetto con il proprio logo aziendale o nome. Il visitatore avvia quindi l’iter produttivo del suo oggetto da una postazione al centro del nostro stand, a testimoniare la centralità dell’uomo e delle sue scelte, finalmente alleggerito di tutte quelle mansioni a basso valore aggiunto che invece oggi, più che mai, competono alle nostre macchine, che sono in grado di reagire al “dato” e predisporsi, a seconda della richiesta produttiva fatta in quel momento, per fabbricare senza scorte l’oggetto nei tempi dovuti e in modo autonomo: questo è la nostra Social Industry”. “Nessuna macchina lavora da sola, ma in totale sintonia con le altre anche se non fisicamente collegata alle altre. Ogni macchina comunica a quella successiva cosa sta lavorando in modo da predisporla per lavorazione seguente; ognuna collabora e interagisce per produrre quello che serve nel momento richiesto”.
Il visitatore è quindi parte integrante del processo produttivo di un oggetto che, partendo dalla sua concezione, durante la sua visita, ha potuto controllare seguendone lo stato di avanzamento lavori attraverso l’app Salvagnini GATE che man mano notificava l’avvenuta esecuzione delle lavorazioni. Questo è il vero significato del mettere al centro della Social Industry l’uomo che ha finalmente tutto sotto controllo, logistica di processo compresa (anche grazie alla realtà virtuale). La gestione del dato produttivo non è quindi fine a sé stessa, bensì l’elemento per certi versi “rivoluzionario” messo a disposizione dell’intelletto di ogni tecnico operatore che in questo modo è valorizzato al meglio.
“Ecco, questo è il vero significato della digitalizzazione di fabbrica e dell’Industria 4.0 secondo noi di Salvagnini” conclude Zanettin.
Nuovi orizzonti nella combinata laser
Le nuove ideologie di processo sono fini a se stesse se non supportate da macchine e tecnologie di lavorazione adeguate ecco perché ad Hannover Salvagnini ha presentato innovazioni tecnologiche e di prodotto uniche, performanti e competitive in tutta la sua gamma di prodotti. Su tutte però, una spiccava in particolar modo, ovvero la nuova S1 con cui, di fatto, Salvagnini reinterpreta il concetto di combinata laser. “Si tratta di una macchina per noi nuova essendo la prima combinata punzonatrice laser prodotta da Salvagnini dove, tra l’altro, la componente laser della macchina non è vincolante ma opzionale e upgradabile per agevolare le aziende nell’investimento” spiega nuovamente Tommaso Bonuzzi, Direttore Vendite Salvagnini.
L’azienda di Sarego si conferma promotrice di un’innovazione tecnologica pensata e studiata per soddisfare le sempre nuove esigenze di lavorazione della lamiera. La nuova combinata Salvagnini S1, che monta una testa multipressa con utensili thick turret e un manipolatore a doppio carrello, è, infatti, una soluzione che presenta numerosi elementi di differenziazione rispetto ai modelli presenti sul mercato.
“L’evoluzione della tecnologia ci ha consentito di sostituire la cesoia meccanica con una testa laser che sfrutta le potenzialità di una sorgente in fibra da 2 o 3 kW e di sviluppare anche una testa multipressa nuova, più piccola di quella tradizionalmente impiegata per la S4” spiega Gianfranco Gotter Product Manager Punzonatura Salvagnini. “Questa nuova testa di punzonatura compatta a tecnologia ibrida evoluta usa utensili thick turret e può così sfruttare al meglio il parco di utensili standard, generalmente già presente nelle officine e nelle fabbriche. Inoltre i due carri indipendenti di cui è costituito il manipolatore, dotati di pinze prolungate ad assetto variabile, assicurano nuove e più efficaci possibilità di movimentazione e di lavorazione del materiale, a tutto vantaggio della produttività e dell’efficienza”.
Azionamento ibrido e testa multi-pressa di nuova generazione
S1 è una macchina che raccoglie l’esperienza maturata Salvagnini nelle varie linee di prodotto, ne implementa le soluzioni, sfruttando tutti i vantaggi che ne conseguono. Monta per esempio una testa multi-pressa Salvagnini di nuova generazione che utilizza fino a 41 utensili thick turret, inclusi multi-tool, di tipo B,C e D a discesa controllata. Ogni utensile è attivo e pronto a punzonare e ciò è diretta conseguenza dell’azionamento ibrido implementato nell’attuale gamma di piegatrici e pannellatrici Salvagnini, che garantisce il cambio utensili in tempo zero, gestisce simultaneamente tutti gli utensili e consente di ridurre drasticamente i consumi e, con soli 6 litri di olio sintetico in circuito sigillato, i costi di manutenzione.
La giusta produttività, con tanta flessibilità
S1, per sua natura, è stata pensata per soddisfare le richieste di una fascia di mercato ben precisa, potenzialmente interessata a una soluzione di processo a investimento moderato, ma parimenti integrabile in un sistema automatico e flessibile, come una pannellatrice di taglia inferiore, quali – P1 o P2 – della gamma Salvagnini. È in grado di lavorare fogli 3.000 x 1.500 mm nel modello da tre metri, che divengono 4.000 x 1.500 mm nel modello di taglia superiore; punzona e taglia lamiere spesse fino a 5 mm nei tre materiali di riferimento (inox, acciaio e alluminio) e realizza deformazioni massime di 16 mm.
Al pari di ogni macchina Salvagnini, qualsiasi essa sia, S1 è una macchina adattiva, smart e modulare. Offre differenti possibilità nella modalità di scarico, a seconda della strategia produttiva impostata: a pezzo singolo con distruzione di scheletro, per lavorazioni in linea; a pezzo singolo con evacuazione di scheletri, tramite manipolatore opzionale a pinze e ventose, per agili e precisi impilamenti automatici; posizionamento su tavola di nest microgiuntati da sgrigliare, se il tempo ciclo rappresenta il vincolo discriminante.
La punzonatrice S1 è quindi progettata per essere facilmente integrata con dispositivi di manipolazione automatica e per funzionare in fabbriche 4.0. È parte integrante della filosofia Social Industry di Salvagnini, contribuiendo pertanto a garantire la massima efficienza di qualsiasi processo produttivo venga inserita, sia stand alone, sia integrata con una pannellatrice o piegatrice.
Produrre per kit è sempre più facile e intelligente
Il concetto di combinata, per certi versi, viene espresso anche attraverso una delle soluzioni di maggior successo per Salvagnini, con numeri costantemente in crescita, ovvero l’FMS S4+P4 che combina l’operatività di due macchine poste in linea che, grazie a nuove funzionalità, costituisce una proposta sempre più interessante per molte realtà produttive dove la flessibilità garantita da una linea FMS è ormai una chiave di successo.
La linea S4+P4, lanciata nel 1979, è nata e si è consolidata come una soluzione di successo ideale per produrre, just in time, kit di pezzi, riducendo magazzino e handling. Salvagnini l’ha riproposta quest’anno aggiornata. “Abbiamo esposto una soluzione pensata per massimizzare l’efficienza attraverso un impianto compatto, dotato di una serie di dispositivi atti ad assicurare flessibilità, massimizzando la produzione ed ampliando i propri orizzonti di mercato” afferma ancora Gianfranco Gotter, Product Manager Salvagnini.
“La novità maggiore riguarda l’automazione: abbiamo inserito tra S4 e P4 soluzioni che garantiscono intelligenza al sistema e bilanciano i flussi produttivi consentendo di lavorare in kit piuttosto che a lotto” prosegue Gotter. “Inoltre abbiamo applicato sulla linea le stesse novità introdotte con il sistema cartesiano di scarico adottato per il sistema di taglio laser L5, che garantisce migliori prestazioni grazie allo studio condotto sui movimenti interpolati e sulle dinamiche. Anche S4+P4 rientra poi nella implementazione della Social Industry proponendo pezzi codificati con la giusta sequenza per formare il kit ordinato pronto per l’assemblaggio”.
Buffering e bilanciamento
La linea è la soluzione ideale per lavorare per kit e i potenziali fruitori di questa tecnologia sono cambiati rispetto al passato. “Oggi, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, vediamo che i clienti che riescono ad ammortizzare prima e giustificare meglio l’investimento in una linea S4+P4 sono quelli che decidono di produrre per kit, o che vogliono ridurre se non addirittura eliminare il magazzino e iniziare a produrre just in time, più che le realtà che lavorano per grandi i lotti. Questo perché l’FMS S4+P4 è diventato un sistema intelligente e flessibile, che ruota attorno a parole chiave come buffering e bilanciamento” spiega Gotter. “Anche i settori non tradizionali, quali i terzisti, dovendosi evolvere verso una produzione sempre più lean e smart, hanno quindi iniziato a guardare con rinnovato interesse a questo tipo di soluzione”.
In Fiera, contestualizzato nell’esperienza di Social Industry che i visitatori hanno vissuto allo stand Salvagnini, veniva mostrato come produrre per kit oggetti marcati, codificati e imballati realizzati con materiali differenti per testimoniare l’estrema flessibilità che la S4+P4 può garantire.
Human Machine Interface
Oggi fra opzioni, capacità, spessori e dimensioni lavorabili Salvagnini ha allargato il campo di applicazione per cui produrre in kit diventa interessante. In questo discorso, si inserisce anche lo sviluppo della nuova HMI (Human Machine Interface) FACE installata nelle macchine Salvagnini. Estremamente intuitiva, FACE è il risultato di una lunga analisi di customer experience, che ha comportato la totale revisione dei flussi di lavoro finalizzati a rendere la comunicazione con la macchina immediata ed efficace, a tutto vantaggio del lavoro dell’uomo che è sempre più valorizzato e posto al centro della Social Industry. “Lo sforzo maggiore è stata la revisione dei flussi di lavoro, che diventa fulcrale in presenza di più sistemi che funzionano in modo sequenziale. Abbiamo semplificato i flussi e, di conseguenza, cambiato il modo di lavorare” conclude Stefano Cera Product Manager Software Salvagnini. ■