Auto di oggi e di domani…come si evolve il comparto Automotive?

Quali sono i principali trend che stanno influenzando il comparto Automotive? Che caratteristiche avrà l’auto del futuro? Ne abbiamo parlato a tutto campo con Paolo Forneris, CEO di Cecomp, azienda che da oltre quarant’anni rende concrete le idee sviluppate da designer, centri stile, enti di ricerca & sviluppo per le case automobilistiche di tutto il mondo.

di Silvia Crespi e Fabrizio Garnero

L’automotive è storicamente uno dei comparti maggiormente interessati dall’innovazione. Quali sono i principali driver di sviluppo?
Ritengo che i driver più forti siano tre: la connettività tra veicoli e veicolo/infrastruttura presto possibile grazie alle reti 5G che amplierà di molto la gamma di funzionalità responsive e intelligenti; la guida autonoma, verso cui la tecnologia, la normativa e la sensibilità degli utenti hanno ancora molta strada da fare, ma che è un traguardo al quale arriveremo senz’altro; la propulsione elettrica che induce vecchi e nuovi player a cimentarcisi. Oltre alle grandi case automobilistiche infatti, che stanno già lavorando su piattaforme elettriche, e che sicuramente continueranno in questa direzione, arrivano grandi gruppi internazionali totalmente estranei all’automotive, come per esempio le società telefoniche. Questi newcomer, prevalentemente del Far East, in possesso di tecnologie avanzate e risorse notevoli, stanno investendo grandi capitali in questo tipo di mobilità. Cecomp è stata coinvolta in diversi progetti di “nuova mobilità”. Un esempio è la nostra collaborazione con il Gruppo Bollorè, un precursore nel campo della mobilità elettrica e uno dei primi Gruppi a interessarsi di un modello di mobilità differente. Un altro è la realizzazione del concept Icona Nucleus, un veicolo elettrico a guida autonoma firmato dalla società di design Icona, di cui Cecomp è fondatrice e azionista.

Quali sono le tempistiche e quali gli ostacoli che possono frenarne la diffusione? E qual è la situazione in Italia?
Non è facile prevedere tempistiche, perché i fattori in gioco sono molti. Anzitutto il costo delle vetture elettriche è ancora troppo elevato perché possano davvero creare un mercato naturale. La loro produzione è ancora molto legata alla convenienza delle norme CAFE e la loro vendita agli incentivi. In secondo luogo, la disponibilità di batterie presente e prossima futura costituirà un limite importante. C’è poi il tema delle infrastrutture, quindi necessariamente alla politica portata avanti dal Sistema Paese. Sicuramente alcune nazioni stanno investendo massicciamente nelle infrastrutture e saranno pronte prima di altre a diffondere questa forma di mobilità. Anche le condizioni del paese in termini di inquinamento (pensiamo alla Cina per fare un esempio), potranno spingere in una direzione o nell’altra. Un altro fattore da tenere in considerazione è, infatti, la sensibilità verso la sostenibilità ambientale… Un esempio illuminato è rappresentato dai paesi nordici, che da anni investono nella mobilità elettrica. Non ultimo, non dimentichiamo che gli investimenti in progettazione e produzione dei motori endotermici sono ingenti e si ripagano nel lungo termine, quindi c’è una naturale resistenza a interromperne la vendita prima di aver compiuto il ritorno atteso sull’investimento. In Italia i problemi sono molteplici e quello delle infrastrutture è sicuramente in primo piano. Alcune città hanno già fatto grandi progressi. A Torino, per esempio, le infrastrutture per la mobilità elettrica hanno compiuto un grosso balzo in avanti, una situazione sicuramente replicabile in altre città.
La domanda è indubbiamente in crescita, soprattutto per quanto riguarda le flotte. Per i prossimi anni intravedo uno scenario che prevede la propulsione ibrida per le lunghe distanze e la propulsione elettrica per le aree cittadine. Car sharing e noleggio a lungo termine sono modalità di utilizzo dell’auto sempre più diffuse…
Sono dell’opinione che le vetture medio-piccole si muoveranno sempre più nella direzione del car sharing, mentre la cosiddetta “automobile di famiglia” da utilizzare nel tempo libero e nel weekend, avrà motorizzazione ibrida. Anche il fattore culturale non dev’essere sottovalutato. Per gli italiani la vettura di proprietà è sempre stata un must e ha spesso rappresentato uno status symbol. Ma qualcosa sta cambiando… Sicuramente le nuove generazioni guardano al car sharing con altri occhi, e penso che questa modalità di utilizzo prenderà sempre più piede, soprattutto per la mobilità cittadina.

Come la motorizzazione elettrica sta cambiando la progettazione dell’automobile?
Lo sviluppo della propulsione elettrica sta già portando a una rivisitazione del layout della vettura. Partiamo dall’elemento principale della motorizzazione elettrica, ovvero il pacco batterie. Lo sviluppo di questo componente è molto spinto, in termini sia dimensionali, sia di capacità: la tendenza è verso pacchi batterie dalle dimensioni sempre più contenute che sono, però, in grado di assicurare durate e chilometraggi sempre più estesi. Oggi un pacco batterie ha una durata che si aggira intorno ai 7/8 anni, e su una city car può assicurare un’autonomia di 250 chilometri.
In termini di progettazione, oggi è il telaio stesso della vettura a essere configurato intorno al pacco batteria, e non viceversa. In altre parole, il pacco batteria diventa parte integrante della struttura del pianale. I nuovi pianali sono in grado di recepire diverse motorizzazioni, endotermica, ibrida ed elettrica.
Inoltre il motore elettrico ha un ingombro molto ridotto rispetto al motore endotermico tradizionale, e il numero di componenti è stato drasticamente ridotto, aprendo nuove vie alla progettazione della vettura.

Come si stanno evolvendo i processi produttivi e i modelli organizzativi all’interno delle fabbriche dei costruttori?
È una domanda molto ampia che ha diverse risposte a seconda dei mercati. Parlando dell’Italia grazie alla politica di incentivi e finanziamenti del Governo, i concetti legati all’Industria 4.0 sono entrati in molte fabbriche, contribuendo alla trasformazione e all’aggiornamento dei macchinari di produzione e, di conseguenza, al miglioramento dei processi. Molte aziende ne hanno approfittato per l’aggiornamento del proprio parco macchine. Entrando nel merito delle tecnologie di produzione che hanno maggiormente contribuito a modificare i processi produttivi, in primo piano vi è sicuramente la tecnologia laser, cresciuta moltissimo negli anni. Presso Cecomp è stata installata la prima macchina laser nel 2005 per il taglio e la saldatura della lamiera.
Anche con l’Additive Manufacturing siamo partiti nello stesso periodo, in un primo tempo per la parte di stile, per poi utilizzarla in modo sempre più esteso nei nostri processi produttivi. Nel 2005 abbiamo acquistato anche la prima macchina per la prototipazione rapida; oggi diversi pezzi sono prodotti di serie con l’AM e montati sui veicoli. Questo vale per parti sia in metallo sia in plastica, poiché con l’AM i costi di attrezzaggio macchina sono quasi nulli. Un altro fattore da considerare è il prezzo delle macchine, che sta scendendo rapidamente.
Oggi, il processo parte dall’ingegneria, dalla progettazione. Un pezzo che si intende produrre con l’AM dev’essere già concepito per questo scopo. Ecco perché il designer e il progettista meccanico oggi devono operare in stretta sinergia e devono possedere competenze “condivise”.

Acciai alto resistenziali e alluminio
sono sempre più utilizzati nella produzione di autovetture. Vi sono altri materiali innovativi all’orizzonte?
La tendenza è quella di utilizzare sempre più materiali nobili, l’alluminio innanzitutto. Se la mobilità elettrica ci sta portando a investire in tecnologie di processo per creare un modello di fabbrica in grado di sviluppare i componenti richiesti, lo stesso vale per i materiali, dove le caratteristiche di leggerezza sono prioritarie. E mi riferisco proprio agli acciai alto resistenziali e all’alluminio.
Abbiamo uno stabilimento dedicato alla produzione di parti di carrozzeria di vetture Premium in alluminio che già lavora su tre turni, 7 giorni su 7. Lo stabilimento era stato concepito per basse produzioni, ma oggi l’alluminio viene sempre più utilizzato anche per le vetture di fascia media.
A parità di dimensioni, una scocca in alluminio può arrivare a pesare fino al 30% in meno rispetto a una scocca in acciaio. Un veicolo più leggero porta a una maggiore efficienza e quindi a una maggiore autonomia, grazie anche alla possibilità di ampliare le dimensioni del pacco batterie.

Quando conta oggi il design nella percezione dell’utilizzatore? Qual è lo scenario futuro che si sta delineando?
Una bella automobile piace sempre e continuerà a piacere. Ma dal mercato arrivano nuovi stimoli. Vediamo affacciarsi nuovi canoni per definire un “veicolo bello”; aerodinamica e aspetto aggressivo non sono più scontati; il comfort, le funzionalità legate alla sicurezza, i servizi all’interno dell’abitacolo assumeranno sempre più importanza. Parliamo di frenata assistita, di sensoristica e così via. Quello che prima era previsto come optional, sta diventando di serie, fino ad arrivare a concetti come la guida autonoma… Torno a parlare di Icona, la nostra società di design: al Salone di Ginevra dello scorso anno abbiamo fatto un esperimento presentando “Nucleus”, uno shuttle più che una vettura, con tanto di lounge elegante, guida autonoma… Un vero salotto viaggiante! Sarà questa la vettura del futuro? Noi crediamo di sì, crediamo che questo tipo di veicolo avrà una sua fetta di mercato.

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