Dall’operaio all’operatore di macchina
Robot e sistemi di automazione danno un impulso notevole all’evoluzione del ruolo di chi, in fabbrica, lavora tutti i giorni. Uomini e donne, infatti, saranno sempre più chiamati a svolgere mansioni ad
alto valore aggiunto che riguardano la gestione e supervisione dei compiti affidati alle macchine. Dal suo punto di vista privilegiato, lo scorso 14 febbraio, nel contesto della fiera A&T di Torino, SIRI ha promosso e organizzato un convegno, “L’uomo al centro di robot e automazione nelle fabbriche 4.0”, che ha riscosso parecchio interesse e un grande successo di pubblico, a riprova dell’importanza che la tematica riveste nell’attuale scenario industriale.
di Cesare Pizzorno
L’innovazione tecnologica che consente di avere robot e sistemi di automazione sempre più performanti ed efficienti non è un pericolo per i posti di lavoro nelle fabbriche, ma una grande opportunità di crescita e cambiamento, all’insegna della competitività. C’è un grande bisogno di ribadire questo concetto – peraltro particolarmente caro a SIRI, l’Associazione Italiana di Robotica e Automazione – in un momento storico in cui tanto si dibatte sulle conseguenze dell’automatizzazione dei processi produttivi sulla vita delle persone. Le quali saranno sempre più chiamate a un ruolo di gestione dell’automazione: un cambiamento che presuppone, naturalmente, un adeguamento delle competenze richieste a chi lavora in fabbrica, ma che, nel medio-lungo periodo, è molto probabile che generi risvolti positivi nel benessere dei lavoratori. Domenico Appendino, presidente SIRI, che ha aperto e concluso i lavori, ha infatti sottolineato come la realtà, dimostrata dai risultati di ricerche condotte in Italia e non solo, sia molto diversa da quella descritta troppo spesso dagli organi di informazione generalisti, che definiscono robot e sistemi di automazione come “killer” dell’occupazione.
“I dati diffusi dal World Economic Forum nel 2018 – ha detto Appendino – parlano sì della possibile perdita di 75 milioni di posti di lavoro nel mondo a causa dell’automazione, ma a fronte della possibilità di crearne ben 133 milioni. Un saldo largamente positivo e un’opportunità unica, che può diventare reale solo se accompagnata da percorsi di formazione appropriati. Nelle fabbriche si dovrà passare, infatti, dall’operaio all’operatore di macchina: un passo avanti per gli uomini e le donne, che dovranno svolgere lavori più umani e anche meglio retribuiti”.
Da visione e intelligenza artificiale un impulso a efficienza e produttività
Altri studi, condotti sia dall’IFR a livello globale che da SIRI limitatamente alla realtà italiana, mostrano che in molti settori la robotizzazione è stata accompagnata da un aumento dell’occupazione. Ci sono anche interi segmenti industriali che sono nati soltanto grazie all’automazione. Arturo Baroncelli, past president IFR, ha confermato, sulla base degli ultimi dati di vendita e diffusione nel mondo e in Italia, che la robotica vive un momento particolarmente florido, con una crescita ormai acclarata avvenuta negli ultimi anni e previsioni ottimistiche per gli anni a venire.
Ma quali sono i trend della ricerca applicata che potranno avere effetti sulla tecnologia disponibile nel prossimo futuro? Un contributo autorevole in questo senso l’ha dato la professoressa Rita Cucchiara del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con un intervento rivolto a due ambiti di ricerca di cui si occupa quotidianamente insieme al suo team: visione e intelligenza artificiale. Due campi che promettono di cambiare il modo in cui intendiamo oggi la robotica, generando nuove opportunità e funzionalità pronte a tradursi, in ambito industriale, in maggiore efficienza e produttività.
“L’industria deve necessariamente investire in ricerca – ha detto Rita Cucchiara – ed è quanto mai importante per l’Italia riuscire a sviluppare tecnologia e competenza, senza per forza doverle acquisire dall’estero”. In un futuro non troppo lontano potrebbero diventare sempre più familiari espressioni come saliency, allucination, visual intelligence, reti neurali: tutti concetti il cui sviluppo consentirà di andare oltre la visione artificiale come la intendiamo ora.
I temi caldi nella robotica di oggi
Di prodotti, tecnologia, possibilità applicative, normative e scenari futuri hanno parlato i rappresentanti di alcune delle aziende che fanno parte di SIRI: ABB, Comau, ifm electronic, KUKA, Schmersal e Universal Robots, oltre alla startup milanese Zetapunto. Michele Pedretti di ABB ha affrontato due temi particolarmente caldi nel mondo della robotica attuale, cioè intelligenza artificiale e 5G, che potrebbero permettere al robot di riconoscere con maggiore facilità quello che fa l’operatore e dare una spinta significativa alla produttività attraverso l’aumento della velocità con cui i dati vengono veicolati.
Davide Pagliarulo di Comau ha parlato di Mate, l’esoscheletro passivo sviluppato dall’azienda italiana per sostenere gli operatori nello svolgimento di mansioni complesse dal punto di vista ergonomico. Un supporto importante dal momento che le malattie muscolo-scheletriche contratte dai lavoratori, oltre a costituire un problema di salute, hanno anche un costo significativo a livello sociale.
Ha avuto un taglio più tecnologico l’intervento di Gualtiero Seva di Fanuc, che ha sottolineato la necessità di soluzioni automatizzate nel caso di lavorazioni specifiche come la saldatura e si è soffermato su un particolare tipo di saldatura, la friction stir welding, utilizzata principalmente per saldare leghe di alluminio e caratterizzata da un consumo di energia contenuto.
Collaboratività, guida robot e normative sulla sicurezza
Specializzato in visione artificiale, Lorenzo Benassi di ifm electronics ha sottolineato come i robot abbiano più che mai bisogno di una guida. “Il linguaggio dei componenti di visione artificiale è lo stesso che parlano i robot”, ha detto. Le telecamere 3D ToF, in particolare, non necessitano di illuminazione aggiuntiva, non hanno vincoli di montaggio meccanico e sono predisposte per la connettività con il sistema produttivo circostante, in linea con i dettami di Industry 4.0. Alberto Pellero di KUKA è partito da una semplice domanda: che cos’è la collaboratività? “Quando i robot lavorano insieme alle persone fungendo da utensili intelligenti”, è stata la risposta. Guardando ai cambiamenti che stanno interessando i lavoratori nelle fabbriche, Pellero ha citato uno studio della società McKinsey, secondo cui robotica e automazione indurranno milioni di persone a cambiare mansioni e tipologia di lavoro in futuro. Senza alcun effetto catastrofico sull’occupazione. Di robot collaborativi si occupa quotidianamente Alessio Cocchi di Universal Robots, che porta avanti il concetto di robot come tool flessibile e semplice da programmare e integrare. “La robotica collaborativa, che presuppone appunto la collaborazione tra macchina e uomo, è fino all’85% più produttiva rispetto al cobot o all’uomo al lavoro singolarmente”, ha detto Cocchi citando una ricerca del MIT. Angelo Peritone di Schmersal si è concentrato sulla tematica cruciale della sicurezza e delle normative vigenti che regolano sia la costruzione delle macchine di produzione sia l’utilizzo delle varie tipologie di robot, inclusi i collaborativi. Infine, Giuseppe Cazzulani ha presentato la startup Zetapunto, specializzata nello sviluppo di soluzioni di automazione per le PMI, e ha citato uno studio dell’Università di Padova secondo cui gli investimenti in tecnologie “4.0” non hanno avuto alcun significativo impatto sull’occupazione nel 61% dei casi, hanno comportato un aumento degli occupati nel 34% dei casi e una diminuzione del personale in un residuale 4%.