Made in Steel: ancora in crescita presenze ed espositori
Quella appena conclusasi, è stata la migliore edizione dal 2005 a oggi, con l’ulteriore progresso dei numeri: 16.520 le presenze nei padiglioni 22 e 24 a fieramilano Rho, in aumento del 12,3% rispetto all’edizione 2017. Saliti i metri quadrati di superficie espositiva
venduta, così come il numero di Paesi esteri presenti.
di Fabrizio Cavaliere
Sono numeri fortemente in crescita quelli relativi all’edizione appena conclusasi del Made in Steel, la principale Conference & Exhibition del Sud Europa dedicata alla filiera dell’acciaio, andata in archivio come l’edizione record, dal 2005 a oggi. L’evento, conclusosi giovedì 16 maggio al termine di una tre giorni articolata su business e convegni, ha fatto registrare presenze che si sono attestate a 16.520, in crescita del 12,3% rispetto all’edizione 2017, quando avevano raggiunto le 14.714 unità. Le presenze estere hanno toccato quota 26% del totale. Una crescita costante che conferma il successo della formula e della scelta di approdare nei padiglioni di fieramilano Rho, per una manifestazione unica a livello europeo per bellezza espositiva e qualità dei contenuti.
Il progresso nell’andamento delle presenze è in linea con tutti gli altri indicatori con i quali Made in Steel si era preparata a ospitare i visitatori provenienti da tutto il mondo: metri quadri venduti arrivati a 12.800, in crescita del 10% rispetto all’edizione 2017 (erano 11.670), su una superficie lorda di circa 40.000 m2 complessivi; in aumento le aziende presenti (312 contro 270 del 2017) e gli espositori esteri (72 contro 46). La percentuale della presenza di espositori dall’estero si è attestata al 23%.
Anche nell’edizione 2019, Made in Steel si è svolta in concomitanza, per due giornate, con Lamiera, la manifestazione internazionale promossa da UCIMU – Sistemi per Produrre e dedicata alle tecnologie per il taglio e la deformazione della lamiera.
Un evento che vive di contenuti, business e relazioni
L’ottava edizione di Made in Steel, che ha avuto per titolo “STEEL HUMAN”, ha offerto a tutti i protagonisti della filiera, ai player, ai visitatori un fitto calendario di convegni che ha visto avvicendarsi sul palco della siderweb Conference Room oltre 40 relatori e ha ospitato l’assemblea annuale di Assofermet. Tra essi, i protagonisti del settore della produzione siderurgica italiana ed europea quali Alessandro Banzato, presidente Federacciai e Ad di Acciaierie Venete; Fernando Espada, presidente Eurometal; Antonio Gozzi, presidente Gruppo Duferco; Matthieu Jehl, AD di ArcelorMittal Italia; Antonio Marcegaglia, presidente Gruppo Marcegaglia; Alessandro Trivillin, AD Danieli.
“Le presenze nei giorni della manifestazione, il livello dei contenuti, la bellezza degli stand e la soddisfazione che si respirava nei padiglioni confermano il successo dell’edizione 2019 di Made in Steel e della formula intorno alla quale la squadra di siderweb pensa e realizza la principale Conference & Exhibition del Sud Europa dedicata alla filiera dell’acciaio”, commenta a caldo Emanuele Morandi, presidente e CEO di Made in Steel. “Una formula che vive di contenuti, business, relazioni. Per noi soddisfazione e stimolo a fare ancora meglio, per rappresentare la nostra filiera e per crescere in chiave internazionale”.
La prossima edizione della manifestazione, la nona, si terrà nel 2021.
Mobilità: un futuro non solo elettrico
Made in Steel è dunque un evento ricco di contenuti e spunti interessanti espressi attraverso un fitto programma di convegni e workshop. Lo testimonia il convegno “The Future of End-Users: the Sustainable Mobility” in cui esperti del settore si sono confrontati sull’avvenire di auto, veicoli commerciali, mezzi agricoli e trasporto ferroviario, un comparto che, per la filiera siderurgica, rappresenta un cliente di primaria importanza.
Elettrico, ma non solo. Il mondo dei trasporti, siano essi su ruota, commerciali, privati, o su ferrovia si trova di fronte a sfide che richiedono risposte articolate. Questo è emerso durante il convegno organizzato durante la seconda giornata di Made in Steel. Da un lato, il settore “è sottoposto almeno a tre forti spinte: maggior attenzione all’impatto ambientale, maggiore sicurezza e una superiore efficienza!” ha spiegato Gianpiero Mastinu, docente del Politecnico di Milano e segretario del Cluster lombardo della mobilità. “In quest’ottica alcuni Stati hanno scelto una via integrale, come l’Olanda che ha vietato la vendita di auto a combustione interna dopo il 2030, mentre gli outlook delle aziende di consulenza prevedono nei prossimi 20 anni una quota di mercato del 50% dell’elettrico e del 50% dell’alimentazione tradizionale”.
Il passaggio all’elettrico, però, porta con sé altre problematiche. In primo luogo, la sostenibilità economica della soluzione. In secondo luogo, per le possibilità tecnologiche. “Per i veicoli commerciali – ha aggiunto Sergio Carpentiere, chief purchasing officer CNH Industrial – l’elettrico non garantisce le potenze necessarie all’impiego in ambito lavorativo, quindi è probabile che in futuro l’alimentazione tradizionale, o con combustibili alternativi, come il gas, affianchi l’elettrico”.
Lo stesso vale per i trattori: Giovanni Esposito, direttore innovazione Argo Tractors, ha dichiarato che, secondo le prove realizzate dalla propria impresa, al momento con le tecnologie disponibili “per far funzionare un trattore servirebbe una batteria da 6 metri cubi, una soluzione impraticabile”. Attualmente, secondo Esposito “siamo in un momento di passaggio: è in corso un assestamento dal punto di vista tecnologico, non siamo ancora al punto di arrivo”. Si aprono quindi molti scenari per il futuro, soprattutto per i veicoli commerciali dove “ci sono interessanti prospettive per gli e-fuel, combustibili che derivano da biomasse e che potrebbero essere impiegati soprattutto in agricoltura, dove c’è la teorica possibilità per gli agricoltori di auto-produrre i combustibili”.
Un passaggio totale all’elettrico, inoltre, aprirebbe problematiche geopolitiche: “per produrre le batterie sono indispensabili nickel, litio e cobalto, materiali poco disponibili o, nel caso del cobalto, estratti in una sola nazionale, il Congo” ha detto Carlo Mapelli, docente al Politecnico di Milano. “Questa dipendenza da un mono produttore potrebbe avere un grande impatto dal punto di vista politico-strategico, con rischi superiori a quelli dell’approvvigionamento degli idrocarburi”. Quindi, secondo Mapelli, “credo l’ibrido sarà la piattaforma vincente nei prossimi anni”. Per il futuro più lontano, invece, anche l’idrogeno ha grandi potenzialità, correlate però a sfide tecnologiche che devono ancora essere vinte.
Infine, oltre al singolo mezzo, il futuro dei trasporti si determinerà a livello più ampio. “Da qui al 2050 in Ue il 50% della popolazione vivrà nelle cosiddette megacity” ha concluso Andrea Gibelli, presidente FNM. Non si può pensare alla mobilità senza un piano integrato che consenta alle persone di muoversi in modo efficiente su lunghe distanze. È necessario costruire una vera e propria filiera della mobilità, nella quale ci sia una cooperazione tra città e tra regioni e che integri trasporto il pubblico e quello privato, ruota e rotaia in una visione ampia che renda il sistema competitivo”.
Integrazione, cooperazione, sostenibilità e varietà di soluzioni: sembra quindi essere questo il profilo del trasporto dei prossimi anni.
Acciaio: incertezza, ma il mercato tiene
Dopo un biennio estremamente positivo, il 2019 si è aperto sotto il segno del rallentamento e dell’incertezza. Questa la situazione della filiera dell’acciaio nazionale secondo Alessandro Banzato (presidente Federacciai e CEO Acciaierie Venete), Antonio Marcegaglia (presidente Gruppo Marcegaglia) e Alessandro Trivillin (Amministratore delegato Danieli & C.), relatori del convegno “Steel Human”, che ha sancito la conclusione del programma convegnistico di Made in Steel.
“Al momento si percepisce una forte confusione sul mercato – ha spiegato Alessandro Banzato -, dovuta sia al contesto nazionale sia al contesto internazionale, contraddistinto da incertezze legate all’evoluzione della Brexit, dalla politica pro-dazi dell’amministrazione americana e dalle risposte degli altri Paesi e dall’instabilità geopolitica di alcune aree”. In questo scenario di base “il sentiment degli operatori di mercato è negativo” ha aggiunto Antonio Marcegaglia. “Ritengo però che la percezione sia peggiore rispetto alla realtà: parlando con concorrenti e clienti abbiamo rilevato sì un rallentamento degli ordini, ma di entità contenuta”.
“Il calo dei volumi è nel complesso modesto” ha ribadito Alessandro Trivillin. “Si segnala una riduzione dei margini, però ricordiamo che il 2018 è stato un anno straordinario in termini di redditività, quindi la situazione non è preoccupante”.
A conferma di ciò arrivano anche i dati della produzione siderurgica italiana, che nel primo trimestre è stata pari a 6,284 milioni di tonnellate, con un calo del 2,1% rispetto al corrispondente periodo del 2018 (fonte: Federacciai).
Ci saranno investimenti ma non fusioni tra produttori siderurgici
Nonostante un consumo che frena, non mancheranno gli investimenti nel comparto siderurgico nazionale. A partire da Taranto, dove il presidente di Federacciai Banzato ha sottolineato che “sono previsti imponenti investimenti. Bisogna dare il tempo ad ArcelorMittal di portarli a termine, in modo che possano dispiegare i propri effetti. Le critiche che si leggono in questi giorni mi paiono premature”. Ma non solo ArcelorMittal investirà.
“Il nostro gruppo – ha dichiarato Antonio Marcegaglia – spenderà da 100 a 120 milioni di euro all’anno in investimenti, più del doppio degli ultimi anni”. E il target andrà oltre gli impianti e i macchinari: Marcegaglia, Acciaierie Venete e Danieli, infatti, dispongono di academy interne per la formazione dei propri dipendenti. Anche perché uno dei problemi legati alle risorse umane “è la difficoltà a trovare e ingaggiare personale aziendale” ha precisato Trivillin. “Il settore spesso appare poco attrattivo per i giovani: dobbiamo lavorare anche in termini comunicativi in questa direzione”.
Infine, sul versante delle acquisizioni e fusioni, secondo gli intervenuti, nei prossimi anni non dovrebbero verificarsi unioni tra i produttori siderurgici nazionali. “Ritengo che le operazioni di consolidamento tra i “big” italiani siano da escludersi nel breve periodo: le aziende rimaste sul mercato sono strutturate e solide”. Ma ciò non significa che non ci saranno movimenti. “Penso che scendendo nella filiera sino alle imprese attive nella prima e seconda trasformazione di acciaio – ha detto Antonio Marcegaglia – ci sia ancora spazio e possibilità di ristrutturare”. Lo stesso parere è anche di Alessandro Trivillin, secondo cui “salvo default o crisi aziendali non ci saranno fusioni tra acciaierie italiane”.
Made in Steel Awards
ArcelorMittal Italia, Aperam Stainless Services & Solutions Italy e Liberty Steel. Sono questi i tre vincitori dei Made in Steel Awards, riconoscimenti assegnati da Made in Steel ai migliori allestimenti degli stand della manifestazione.
La giuria ha premiato ArcelorMittal Italia nella categoria Best Communication Stand, nominando Clarex e Tresoldi Metalli, mentre Aperam Stainless Services & Solutions Italy si è aggiudicato il riconoscimento per il Most Friendly Stand, con AFV Acciaierie Beltrame e Acciaierie Venete in nomination. Infine a Liberty Steel è andato il premio Best International Stand, con La Cisa Trasporti Industriali e Calvi Holding in nomination.