La robotica mette a segno un nuovo record, ma all’orizzonte qualche nuvola c’è!
Settembre è sempre un mese importante per il mondo della robotica poiché l’International Federation of Robotics (IFR) pubblica l’annuale rapporto sull’andamento mondiale del settore, cui contribuiscono in modo sostanziale le varie associazioni nazionali di robotica. In Italia è SIRI, l’emanazione diretta dell’IFR e, come tale, è suo il compito di rendere noti i risultati contenuti nel World Robotics Report che per il 2018 mostra un valore di vendita globale annuo di 16,5 miliardi di USD – un nuovo record.
di Fabrizio Garnero
Nel 2018 sono state spedite in tutto il mondo 422.000 unità, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente. Le previsioni IFR prevedono che le spedizioni nel 2019 si allontaneranno dal livello record del 2018, ma prevedono una crescita media annua del 12% dal 2020 al 2022.
“Abbiamo visto una performance dinamica nel 2018 con un nuovo record di vendite, anche se i principali clienti dei robot – l’industria automobilistica ed elettrico-elettronica – hanno avuto un anno difficile”, afferma Junji Tsuda, Presidente della Federazione Internazionale di Robotica. “Il conflitto commerciale USA-Cina impone incertezza all’economia globale – i clienti tendono a rinviare gli investimenti. Ma è entusiasmante che il target di 400.000 installazioni di robot all’anno sia stato superato per la prima volta. Le prospettive a lungo termine dell’IFR mostrano che il trend di automazione in corso e i continui miglioramenti tecnici comporteranno una crescita a due cifre – con una stima di circa 584.000 unità nel 2022”.
Una panoramica su Asia, Europa e Americhe
L’Asia è il più grande mercato mondiale dei robot industriali. Nel 2018, c’era un quadro misto per i tre maggiori mercati asiatici: Le installazioni in Cina e nella Repubblica di Corea sono diminuite, mentre il Giappone è aumentato considerevolmente. In totale, l’Asia è cresciuta dell’1%. Le installazioni di robot nel secondo mercato più grande, l’Europa, sono aumentate del 14% e hanno raggiunto un nuovo picco per il sesto anno consecutivo. Nelle Americhe, il tasso di crescita ha raggiunto il 20% in più rispetto all’anno precedente, il che segna un nuovo livello record anche per il sesto anno consecutivo.
I primi cinque mercati del mondo
Cinque importanti mercati dei robot industriali rappresentano il 74% delle installazioni globali nel 2018: Cina, Giappone, Repubblica di Corea, Stati Uniti e Germania.
La Cina rimane il più grande mercato mondiale dei robot industriali, con una quota del 36% del totale delle installazioni. Nel 2018, sono state installate circa 154.000 unità. Si tratta dell’1% in meno rispetto all’anno precedente, ma più del numero di robot installati in Europa e nelle Americhe insieme. Il valore delle installazioni ha raggiunto i 5,4 miliardi di USD – 21% in più rispetto al 2017.
I fornitori cinesi di robot hanno aumentato la loro quota delle installazioni totali sul mercato interno di 5 punti percentuali (2018: 27% contro il 2017: 22%). Questo risultato è in linea con la politica cinese di promozione dei produttori nazionali. Le installazioni di fornitori stranieri di robot (comprese le unità prodotte in Cina da fornitori non cinesi) sono invece diminuite del 7% a circa 113.000 unità (2017: circa 122.000 unità). Questa riduzione è causata anche da un indebolimento dell’industria automobilistica.
Le vendite di robot in Giappone sono aumentate del 21% a circa 55.000 unità, che rappresentano il valore più alto di sempre per il paese. Il tasso medio annuo di crescita del 17% dal 2013 è notevole per un mercato con una produzione industriale già altamente automatizzata. Il Giappone è il primo produttore mondiale di robot industriali e ha consegnato il 52% dell’offerta globale nel 2018.
Le installazioni di robot negli Stati Uniti sono aumentate per l’ottavo anno consecutivo fino a raggiungere un nuovo picco nel 2018 e hanno raggiunto circa 40.300 unità. Si tratta del 22% in più rispetto al 2017. Dal 2010, il motore della crescita in tutte le industrie manifatturiere degli Stati Uniti è stata la continua tendenza ad automatizzare la produzione al fine di rafforzare le industrie statunitensi sia sul mercato interno che su quello globale. Per quanto riguarda le installazioni annuali, il paese ha ottenuto la terza posizione dalla Repubblica di Corea. Le installazioni annuali di robot nella Repubblica di Corea sono diminuite del 5% – circa 38.000 unità sono state vendute nel 2018. Il mercato dei robot dipende fortemente dall’industria elettronica che ha avuto un anno difficile. Tuttavia, le installazioni sono aumentate in media del 12% all’anno dal 2013.
La Germania è il quinto mercato mondiale dei robot e il primo in Europa, seguita da Italia e Francia. Nel 2018, il numero di robot venduti è aumentato del 26%, raggiungendo quasi 27.000 unità – un nuovo record di tutti i tempi. Le installazioni sono guidate principalmente dall’industria automobilistica.
Utilizzo dei robot da parte dell’industria in tutto il mondo
L’industria automobilistica rimane il maggiore utilizzatore mondiale di robot, con una quota di quasi il 30% dell’offerta totale (2018). Dopo un forte anno 2017 che ha visto un aumento del 21% delle installazioni, questo livello è stato mantenuto e leggermente aumentato del 2% nel 2018. Gli investimenti in nuove capacità di produzione di automobili e nella modernizzazione hanno spinto la domanda di robot. L’utilizzo di nuovi materiali, lo sviluppo di sistemi di propulsione ad alta efficienza energetica e la forte concorrenza in tutti i principali mercati automobilistici hanno spinto per gli investimenti. Il 79% delle installazioni di robot industriali nell’automotive ha avuto luogo in 5 mercati chiave: Cina (39.351 unità), Giappone (17.346 unità), Germania (15.673 unità), Stati Uniti (15.246 unità) e Repubblica di Corea (11.034 unità). È interessante notare che l’India, quarto produttore mondiale di veicoli secondo le statistiche di produzione di OICA, aveva appena 2.100 robot industriali installati nella sua industria automobilistica.
L’industria elettrica/elettronica stava per sostituire l’industria automobilistica come cliente più importante per i robot industriali nel 2017. Tuttavia, nel 2018, la domanda globale di dispositivi e componenti elettronici è notevolmente diminuita. Questo settore di clienti è probabilmente quello più colpito dalla crisi commerciale USA-Cina, in quanto i paesi asiatici sono leader nella produzione di prodotti e componenti elettronici. Le installazioni di robot in questo settore sono diminuite del 14%, passando dal livello massimo di circa 122.000 unità nel 2017 a 105.000 unità nel 2018. 79% del totale installazioni nel settore elettrico/elettronico sono state installate in tre paesi Cina (43%), Repubblica di Corea (19%), Giappone (17%). Il Vietnam che aveva visto un aumento abnorme degli impianti nel 2017 (7.080 unità) è tornato alla normalità nel 2018 con 689 unità installate. L’industria dei metalli e dei macchinari si è affermata come la terza maggiore industria cliente. Le installazioni hanno rappresentato il 10% della domanda totale nel 2018. Sia i produttori di prodotti in metallo (senza pezzi di ricambio per autoveicoli) che produttori di macchinari industriali, hanno acquistato ingenti quantitativi di robot negli ultimi anni. Le installazioni sono salite a circa 43.500 unità nel 2018. Questo è l’1% in meno rispetto all’anno record del 2017 (44.191 unità). L’industria dei metalli e dei macchinari è stata la maggiore industria cliente in Finlandia (44%), Svezia (42%), Svizzera (40%), Belgio (30%), Austria (27%), Italia (26%) e Danimarca (21%).
Nel 2018, l’Italia è stata superiore alla Germania come crescita
Come visto, il 2018 è stato dunque un anno ancora positivo per la robotica mondiale, cosa non così scontata dopo un anno record come è stato il 2017. Un’euforia diffusa che ha trascinato l’Italia a un traguardo ancora migliore di realtà importanti come la stessa Germania e come ci ha raccontato Domenico Appendino, Presidente SIRI cui – in occasione dell’inaugurazione del nuovo plant di Roboteco-Italargon a Genova Bolzaneto – abbiamo chiesto un commento proprio sulla situazione italiana alla luce dei dati IFR.
“Ci lasciamo alle spalle un 2018 con un risultato estremamente positivo per il mondo della robotica, addirittura andato oltre le nostre aspettative” esordisce Appendino. “I dati IFR del 2018 che abbiamo ricevuto in questi giorni con la pubblicazione del World Robotics report mostrano un numero di 9.847 unità commercializzate in Italia cui corrisponde un aumento del 27% rispetto al 2017 che, sostanzialmente ci confermano come secondo mercato europeo dopo la Germania per la vendita di robot. Ma non solo; questo risultato ci fa scalare la classifica mondiale di vendita di un posto, facendoci passare così dall’ottava alla settima posizione”.
“L’Italia, nel 2018, pur dopo un 2017 da record, ha espresso un consumo con un valore che è 4,5 volte la media del mondo (6% secondo IFR), due volte quello della media europea e del Nord America (entrambe al 14%) e ventisette volte l’Asia che nel corso dell’anno ha fatto registrare una crescita dell’1%. Direi quindi che possiamo tranquillamente parlare di un risultato molto interessante ed estremamente soddisfacente per tutti gli operatori del comparto” ha commentato compiaciuto Appendino.
“Scendendo più nel dettaglio della situazione europea, l’Italia nel 2018 è stata superiore alla Germania come crescita essendosi fermata al 26%. Certo è solo un punto percentuale che però è piuttosto significativo se contestualizzato nella crescita media annua degli ultimi cinque anni da cui si evince che, soprattutto grazie agli ultimi tre anni, il nostro Paese ha avuto una crescita (16%) doppia rispetto ai tedeschi (8%)”.
È l’Asia l’ago della bilancia
Riassumendo, quindi, l’Italia sale al settimo posto della classifica mondiale per consumo di robot, dal decimo al nono posto come densità di robot per addetti a livello mondo e al quarto in Europa. Il 2018 è stato dunque un anno ancora decisamente positivo per la robotica italiana che si conferma saldamente al secondo posto in Europa per robot installati e commercializzati. Ciò nonostante, per chiarezza di informazione e uniformità, occorre dire che si tratta di un risultato favorito dalla scarsa crescita dell’Asia, che nel recente passato – avendo avuto dei tassi di crescita elevati – ci aveva fatto scendere nelle varie classifiche mondiali.
“Con l’Asia che ha rallentano noi siamo tornati ad avere il ruolo che storicamente ci compete” commenta Appendino che poi prosegue: “Bene così! Questo risultato premia un comparto estremamente innovativo che nel nostro Paese coinvolge non solo i costruttori di robot ma anche – anzi soprattutto – i numerosi integratori italiani, tanto apprezzati sia dal mercato domestico che estero; che è poi il motivo per cui per l’Italia si parla di robot commercializzati e non installati.
Certo, con ogni probabilità, si tratta di una situazione temporanea poiché appena l’emisfero asiatico si risveglierà dal torpore la nostra situazione di classifica, sicuramente, subirà ancora dei cambiamenti; vi basti dire che solo la Cina rappresenta il 36% del consumo mondiale di robot mentre l’Italia è il 2,3%. Questo paragone rende bene l’idea e fa chiaramente capire che si tratta di un anno particolare, oltre tutto dopo il record storico del 2017 che mostrava una crescita del 20% rispetto all’anno precedente”.
Un secondo semestre non facile, ma poi si torna subito a sorridere
“Un confronto più indicativo è quello con la Germania che nell’ultimo quinquennio abbiamo doppiato come crescita” afferma ancora Appendino. “Speriamo che questo tipo di risultato possa via via nel tempo diventare strutturale anche se, per essere sinceri, i dati semestrali elaborati dal Gruppo di Lavoro Statistiche di SIRI e dal Centro Studi UCIMU parlano di un sentiment generale che non volge certo all’ottimismo. I dati raccolti dal campione di 11 aziende rispondenti al questionario per i primi sei mesi del 2019 parlano infatti di stabilità che, nella migliore delle ipotesi, significherebbe mantenere il livello raggiunto con la crescita così alta dello scorso anno. Dopo tre anni di crescita continua stiamo attraversando una fase di stasi che non ci coglie impreparati perché era prevedibile un rallentamento dopo aver corso tanto gli anni scorsi. Sta accadendo anche alla macchina utensile italiana e quindi non c’è da stupirsi che un fenomeno del genere possa riguardare anche i robot che comunque crescono ancora poco più del 2% anche se rispetto al primo semestre 2018 vi è una differenza sostanziale: l’automotive, almeno per quest’anno, sembrerebbe tornare a essere il settore trainante e non più la General Industry grazie ad alcuni investimenti fatti dall’industria dell’auto per veicoli elettrici. Le sensazioni raccolta intorno al tavolo del Gruppo di Lavoro di SIRI parlano purtroppo di un secondo semestre 2019 non facile all’insegna della staticità. Certo, non è una situazione che ci rallegra ma allo stesso tempo non desta particolari preoccupazioni essendo in linea con una situazione economica mondiale che deve confrontarsi con alcune questioni piuttosto complicate come i dazi USA, le tensioni con la Cina, un automotive con poche idee chiare e una Germania che più di tutti sta subendo il quadro macroeconomico attuale.
È quindi comprensibile che sempre il World Robotics report di IFR faccia una previsione 2019 con il segno meno che però dovrebbe tornare in positivo già a partire dal 2020 con tassi di crescita annui del 12% fino al 2022.
L’Italia è quindi in linea con le altre aree del mondo rispetto ad alcune delle quali può tuttavia vantare ancora un segno positivo di circa il 2% facendo riferimento al nostro campione statistico che pur essendo parziale è estremamente significativo e rilevante”.
È l’automotive a caratterizzare il mercato italiano
Ma vediamola più nel dettaglio la situazione italiana grazie ai dati elaborati dal Gruppo di Lavoro Statistiche di SIRI e dal Centro Studi di UCIMU – Sistemi per Produrre, i quali ci parlano di una crescita del 2,5% (4.274 unità) nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2018 in cui erano stati venduti 4.170 robot. In particolar modo, si evince chiaramente quanto detto dal Presidente SIRI con un comparto automotive tornato protagonista grazie a tassi di crescita più importanti di quelli della General Industry che, pur vantando un numero di robot maggiore – 626 le unità vendute direttamente dai costruttori e 2.628 quelle tramite terzi (leggasi integratori) – ha avuto una crescita contenuta all’11% nel primo caso e una decrescita del -7,2% nel secondo. Per contro, l’automotive è cresciuto del 184,7% (168 unità) nel caso dei robot venduti dai produttori di robot al comparto dell’auto e del 65% (467 unità) nel caso di quelli venduti all’indotto formato dai cosiddetti Tier1/Tier2; -10,7% con soli 385 robot è invece il risultato delle attività intrattenute dai system integrator con il settore auto. Un quadro che delinea chiaramente come siano stati gli investimenti fatti nell’automotive per nuovi progetti per veicoli elettrici a caratterizzare questi primi sei mesi dell’anno in corso in cui sono stati più vivaci i costruttori di robot che con 1.261 unità vendute hanno fatto registrare una crescita del 39,2% rispetto agli integratori che nonostante i 3.013 robot venduti hanno avuto una decrescita del -7,7% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Conferme arrivano anche da un’analisi dei dati sotto l’aspetto applicativo: appare, infatti, evidente che la saldatura robotizzata – storicamente legata alla produzione di auto – è tornata protagonista: sono stati 314 i robot per arc welding venduti (29,2%) ma soprattutto 290 quelli per spot welding, per un tasso di crescita del 302,8%. Importante anche il risultato raggiunto dei robot destinati all’asservimento delle macchine utensili che con 609 unità ha segnato un incremento del 26,9%. In linea il numero di robot destinati al processo di sbavatura che con 130 unità è cresciuto del 19,3%. Il materail handling si conferma l’applicazione con il più alto numero di robot venduti, 1.867 per l’esattezza; ciò nonostante ha fato registrare una decrescita pari a -7,8%. Nel 2018, invece, erano stati 2.024 i robot venduti per questo tipo di processo.