Parliamo di scienza, non di fantascienza!

Roboteco-Italargon ha inaugurato il nuovo plant di Genova Bolzaneto, espressione concreta della volontà del Gruppo di tornare a investire nel capoluogo ligure dopo averlo fatto, in rapida successione, prima a Milano e poi a Curno. Con questa nuova sede, Roboteco-Italargon mira a rafforzare il proprio ruolo sul mercato della saldatura robotizzata ad arco e laser e conferma la propria vocazione innovativa attraverso una tavola rotonda svoltasi in occasione della cerimonia inaugurale della nuova sede.

di Fabrizio Garnero

Esistono aziende innovative per vocazione. Sono concessionarie della tecnologia più evoluta; ne detengono il “sapere” e la applicano con maestria ai processi produttivi. Ne sono custodi ma allo stesso tempo portavoce attivi, fortemente convinti che solo divulgandone la conoscenza sia possibile affermarla sul mercato. Roboteco-Italargon, esclusivista della tecnologia di saldatura robotizzata ad arco e laser targata Panasonic, ne è l’esempio lampante. È una realtà votata all’innovazione: innovativa nel modo di porsi sul mercato e di interfacciarsi con le problematiche di saldatura dei potenziali clienti; innovativa nella modalità con cui promuove il proprio brand e propone la tecnologia Panasonic; assolutamente innovativa nel modo con cui ha deciso di inaugurare il suo nuovo plant produttivo di Genova Bolzaneto, da cui darà nuovo impulso alla produzione di celle di saldatura ad arco robotizzata. Non una semplice e, per certi versi banale, cerimonia inaugurale con il taglio del nastro e il rinfresco, bensì un vero e proprio evento culturale gravitato attorno a una tavola rotonda dai contenuti di strettissima attualità quali l’intelligenza artificiale e la robotica collaborativa insomma, la tecnologia più evoluta.

“Disegniamo il Futuro”
“Disegniamo il Futuro” è stato il tema del convegno moderato dal giornalista scientifico Federico Mereta che, dopo l’intervento di Matteo Bonfanti, direttore della divisione trasferimento Tecnologico dell’IIT di Genova, in cui ha spiegato agli oltre 250 invitati quale sarà il futuro della robotica in Italia, ha visto Domenico Appendino, Presidente SIRI, Rezia Molfino, Past President di SIRI e docente presso UNIGE e Sergio Scanavino, Segretario Generale dell’Istituto Italiano della Saldatura di Genova animare la tavola rotonda che è stata anche illustrata in tempo reale dal noto fumettista Alessandro Baronciani che ha accompagnato lo svolgimento del dibattito rappresentandone i contenuti attraverso alcune vignette proiettate sullo sfondo.
Molti gli spunti di interesse toccati e trattati nel corso del dibattito in cui Mereta, fungendo da moderatore provocatore, ha provato a dissacrare alcuni dei capisaldi della robotica animando una discussione che ha comunque portato a un’unica verità: “non bisogna demonizzare la robotica perché non esiste motivo per temere i robot”.
La robotica è ormai parte fondamentale e imprescindibile del nostro quotidiano, e questo non solo in ambito industriale; è una realtà in costante aumento e a contatto con tutti noi, non solo con chi lavora in fabbrica. Occorre quindi una formazione adeguata affinché chiunque non debba aver paura dei robot ma, invece, li sappia sfruttare al meglio essendo, per loro natura, creati per essere al servizio dell’uomo e del suo intelletto. Lo dicono le tre leggi della robotica scritte da Isaac Asimov:
· “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”.
· “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge”.
· “Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge”.
Il robot è quindi una macchina pensata per alleviare all’uomo tutte quelle mansioni e attività pesanti, alienanti e pericolose per l’uomo stesso; è così nell’industria – dove i moderni robot, collaborativi e non, lavorano con e per gli operatori umani che sempre e comunque ne detengono il controllo – e sarà sempre più così anche nella vita quotidiana di ognuno di noi in cui i robot domestici stanno diventando dei partner domestici insostituibili, ma pur sempre al comando delle nostre massaie.

Il robot amico del lavoro dell’uomo
“Ok, tutto vero! Mai robot rubano i posti di lavoro all’uomo e quindi è giusto temerli!” Pungola Mereta. “Assolutamente no!” risponde l’ingegner Appendino come autorevole portavoce di tutto il mondo della robotica, che poi prosegue: “Questa è un’affermazione sbagliata, la madre di tutte le fake news poiché è statisticamente provato che le aziende che hanno investito in robotica e automazione, oggi, sono quelle più competitive che primeggiano nel mondo. Certo sono stati persi alcuni posti di lavoro relativamente ad alcune mansioni logoranti, ma ne sono stati creati altrettanti se non addirittura di più, in cui l’uomo è diventato gestore del processo automatico. “Lo dicono i fatti, ma lo dice anche una realtà come la stessa Roboteco-Italargon poiché la saldatura robotizzata è un altro ambito piuttosto difficile in cui si è ritenuto opportuno intervenire per alleviare l’uomo da una mansione poco salubre e logorante, per farlo diventare un operatore che gestisce, supervisione e programma in modo agevole una macchina automatica.
Il concetto iniziale di robot si sta perpetrando per far sì che il lavoro più complesso e meno adatto all’uomo sia demandato alla macchina lasciando all’operatore solo quella parte del lavoro più intelligente, meno pesante e più remunerativa. Certo! Questo implica che l’uomo sia disposto a cambiare e a far evolvere le sue competenze; e questo è un problema di formazione. La domanda da porsi è dunque sul come si utilizzata la robotica e non il perché. La tecnologia non si ferma perché nella natura umana è insita la volontà costante di migliorare sé stessi. Certamente tutto ciò coinvolge anche persone di una certa età meno avvezze e disponibili al cambiamento, i cui timori sono comprensibili, ma chiedersi perché occorra investire in robotica è un po’ come chiedersi perché, oggi, per andare oltre Oceano o in qualsiasi punto del mondo, si prenda l’aereo. In entrambi i casi, la risposta è scontata.

Scienza, non fantascienza
“Ma allora sarà l’intelligenza artificiale il vero pericolo per l’uomo?” pungola nuovamente Mereta che si conferma abile dissacratore, ops … moderatore. Beh, anche in questo caso la risposta è stata univoca: no. L’intelligenza artificiale si propone di riprodurre il pensiero e l’azione dell’uomo. È quindi necessario, come lo è per l’uomo, che ne siano disciplinate le condotte sia da un punto di vista giuridico sia da un punto di vista etico. Si tratta però, anche in questo caso, com’è per la robotica, di un qualcosa pensato, ideato e sviluppato dall’uomo per essere al servizio dell’uomo stesso che ne saprà sicuramente gestire al meglio qualsiasi implicazione pensando alla vita di tutti i giorni. Nel caso dell’industria il quadro è addirittura più chiaro e delineato poiché il connubio tra intelligenza artificiale e robot industriale sarà semplicemente una macchina che eseguirà un’operazione pensata da un computer secondo i modi voluti dall’uomo. La robotica si abbinerà al cosiddetto sistema esperto in modo che i movimenti e le operazioni già effettuate costituiscano la base per fare operazioni sempre più simili e con maggiore efficienza. Occorre Comunque affrontare da uomini responsabili un’evoluzione imprescindibile per gestirla in modo corretto e questo è un pensiero sempre più diffuso e condiviso.
“Non è la pistola a essere immorale, ma è la mano di chi la impugna a esserlo” ha affermato Stefano Salvetti, Presidente di Roboteco-Italargon nell’intervento conclusivo del convegno in cui, parlando dell’imprescindibilità di innovazioni come la robotica e l’intelligenza artificiale ha di nuovo responsabilizzato l’uomo e il suo ruolo di artefice e gestore dell’innovazione. “Oggi non facciamo niente senza le macchine, quindi tutti i nostri timori sono tutto sommato infondati perché siamo noi a doverle programmare.
Il futuro della scienza, non è la fantascienza, ma un qualcosa di più reale che noi umani stiamo gestendo”.

Tornare a investire a Genova
Anche la chiosa finale del Presidente del Gruppo genovese testimonia ancora una volta come l’innovazione non sia mai fine a sé stessa secondo il credo di Roboteco-Italargon che, come visto, ha il grosso merito di non fare mai nulla di banale, a cominciare proprio dalla scelta di tornare a investire sul territorio genovese, in una location al quanto prestigiosa dopo l’opera di restauro svolta dopo anni di incuria dello stabile da parte del precedente inquilino.
“Dopo aver investito a Milano e in provincia di Bergamo, a Curno per l’esattezza, dove sviluppiamo macchine dedicate e impianti speciali di saldatura – ha raccontato Alessandro Santamaria, Amministratore Delegato di Roboteco-Italargon – abbiamo deciso di tornare a investire a Genova, sul nostro territorio che ha un grosso bisogno di rilanciarsi, come merita e come meritano tutte le numerose realtà all’avanguardia tecnologica dislocate nella nostra provincia, dall’Istituto Italiano della Saldatura, all’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia a noi che, attraverso questo nuovo plant, in cui sarà concentrata tutta l’attività di sviluppo e collaudo degli impianti di saldatura robotizzati, vogliamo dare un ulteriore impulso a questo segmento così strategico e fondamentale per la nostra attività. Grazie al continuo aggiornamento tecnico del nostro personale e all’accesso diretto ai più recenti sviluppi Panasonic, possiamo proporre le migliori soluzioni tecnologiche e di processo sia alle aziende già utilizzatrici di robot sia a quelle che valutano il primo investimento in automazione di saldatura. Tra l’altro, questa sede ha una collocazione strategica dal punto di vista della logistica e dei trasporti trovandosi a poca distanza dal casello di Genova Bolzaneto e anche questo contribuirà a dare forte impulso all’attività”.

Una perfetta integrazione fra saldatrice e robot
Innovativa nel suo modo di essere azienda e innovativa la tecnologia che propone come testimoniavano le numerose celle di saldatura in fase di collaudo presso l’officina del nuovo stabilimento che, per l’occasione, è stata tirata a lucido. Parlare di Panasonic significa dunque parlare dell’affermata tecnologia Tawers in cui una sola CPU sovraintende sia alla gestione dei movimenti del robot sia al controllo dell’arco elettrico, senza utilizzo di interfacce analogico-digitali: la saldatrice e l’alimentatore del filo vengono così gestiti come un’asse robot sincronizzato. Molti i vantaggi derivanti da questa perfetta integrazione quali a esempio: inneschi e spegnimento archi immediati con notevole risparmio sui tempi ciclo; ricerca immediata del corretto parametro di saldatura; registrazione dei parametri di processo e loro gestione anche in ottica Industria 4.0; oscillazione con variazione dei parametri di saldatura in base alla posizione.
Roboteco-Italargon inoltre, integra questa tecnologia nella soluzione più idonea per le specifiche esigenze dei clienti con una ampissima gamma di posizionatori e periferiche progettati ad hoc e con la possibilità di studiare e sviluppare anche attrezzature di bloccaggio pezzi.

Sistema integrato per saldatura laser
Sempre parlando di innovazione e di saldatura robotizzata, Roboteco-Italargon da qualche tempo si sta facendo portavoce anche di una soluzione che sfrutta lo stesso concetto di integrazione delle celle Tawers, declinandolo, però, per un’altra tecnologia – forse ancora più innovativa della precedente: LAPRISS, Laser Processing Robot Integrated System Solution, riassume, infatti, nell’acronimo il concetto di All In One sinonimo delle soluzioni Panasonic. LAPRISS è il robot integrato di saldatura laser, i cui principali elementi sono sviluppati da Panasonic e integrati sotto la supervisione di un’unica potente CPU che ne gestisce l’intero processo. Questo garantisce la gestione omogenea della movimentazione del robot, la generazione e il controllo del fascio laser emesso dall’oscillatore, la gestione dei parametri di processo laser oltre alla movimentazione del fascio laser attraverso la speciale testa di saldatura. Viste le criticità del processo anche per aspetti legati alla sicurezza, per il sistema integrato LAPRISS sono state sviluppate specifiche funzioni che permettono di integrare il sistema in celle di saldatura sicure e rispondenti alle normative vigenti. LAPRISS è dotato di sorgente laser Panasonic di ultima generazione a diodi diretti (DDL) combinati alla tecnologia WBC (Wavelenght Beam Combine). Il risultato è un fascio laser di altissima qualità ed elevati rendimenti energetici.

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