L’acciaio alle prese con il rilancio
Tra gennaio e aprile, il fatturato delle imprese siderurgiche si è ridotto in modo significativo: le vendite dei prodotti dell’acciaio sono diminuite del 25,9% sul mercato interno e del 26,1% su quello estero; le vendite di tubi e profilati cavi del 24,8% e del 18,9%; le vendite degli altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio sono calate del 30,3% e del 26,5%.
Uno scenario che prospetta per le imprese siderurgiche italiane una “rilevante riduzione del risultato operativo della gestione industriale (EBITDA), peraltro già iniziata nel secondo semestre 2019” e quindi “un rinvio o un ridimensionamento dei piani di investimento, mettendo un’ipoteca sullo sviluppo a lungo termine delle aziende in un mercato in profonda trasformazione e ristrutturazione come quello dell’acciaio”. Aumenterà, quindi, “l’esigenza di liquidità delle imprese, schiacciate anche dall’aumento dei tempi di incasso”.
Lo ha illustrato Gianfranco Tosini, analista dell’Ufficio Studi siderweb, nel corso del webinar “La finanza a supporto del mondo dell’acciaio”, organizzato da siderweb in collaborazione con UBI Banca e UBI Corporate & Investment Banking e sponsorizzato da Coface, Danieli Automation, Metallurgica Legnanese e RICREA, con il patrocinio di Assofermet, Assofond e Federacciai.
Aggregazioni e “campioni europei”
“Immagino una filiera siderurgica che certamente farà fatica a ripartire, ma la tempesta va attraversata e dal momento che le aziende del settore hanno fatto tanti “compiti a casa” e ora sono più forti, più capitalizzate e più strutturate, sono in condizione di affrontare le difficoltà con buone possibilità di successo” afferma Marco Mandelli, responsabile Corporate & Investment Banking UBI Banca. “Per affrontare la fase post-emergenziale che il settore siderurgico sta vivendo, al pari di altri settori, sarà necessario riprendere e sviluppare le strade di accesso a nuova liquidità già presenti come, per esempio, il factoring e il credito di filiera. UBI Banca, a partire dai primi giorni dell’emergenza sanitaria, ha supportato le imprese con interventi straordinari, anticipando le misure adottate dal Governo ed erogando a oggi oltre 5 miliardi di nuovi finanziamenti a medio e lungo termine e concedendo moratorie su 9 miliardi di operazioni in essere”.
Anche secondo Giuseppe Cavalli, direttore generale di Alfa Acciai, “uno dei nodi centrali che il nostro Paese deve risolvere è relativo alla dimensione delle imprese. Sul “piccolo è bello” che era in voga qualche anno fa credo che la visione sia cambiata. I rischi sono aumentati, una limitatezza nelle risorse può mettere a rischio la sopravvivenza delle aziende. In Italia abbiamo tante aziende sotto il miliardo di euro di fatturato. Un livello che nel nostro Paese definisce già una grande azienda, mentre nel mondo sappiamo che non è così. Bisognerebbe quindi creare dei “campioni europei”, che possano sfruttare al meglio le risorse disponibili contribuendo allo sviluppo senza zavorrare il sistema”.
La sfida del credito alle imprese
Secondo Marco Sterza, responsabile del Coordinamento commerciale di UBI Corporate & Investment Banking, “non possiamo dire che manchi la liquidità. Sono però cambiati i meccanismi di accesso a essa. La vera sfida sarà cercare di capire come usare al meglio queste misure” varate negli ultimi mesi dal governo con i decreti Cura Italia, Liquidità e Rilancio Italia. La chiave di volta, secondo Sterza, sta però nello strumento già in uso del credito di filiera, perché “il livello di tutela del sistema non si può basare solo su queste misure straordinarie, che scadranno il 31 dicembre 2020”. Se è vero che “uniti ci si protegge meglio”, non bisogna perdere di vista “il trust fiduciario, l’unico metodo per cercare di superare questi momenti. Le imprese più importanti hanno il compito di procurarsi la necessaria liquidità e, attraverso essa, cercare di supportare l’intera filiera”.