Dalla parte del piegatore skillato!
Non è un costruttore, né un distributore, bensì un formatore specializzato con alle spalle un background di conoscenze ed esperienze che solo un piegatore skillato può avere. Proprio di questa figura “mitologica”, Emiliano Corrieri, con la sua Accademia della Piegatura, protagonista assoluto del terzo giorno di Bending Week, ha parlato nel corso del suo intervento in cui ha anche analizzato – insieme a noi – alcune delle principali tendenze tecnologiche del mercato, dall’alto del suo punto di vista “superpartes”.
Iniziamo parlando dell’Accademia della Piegatura; puoi spiegare a chi ancora non la conoscesse come nasce? Cosa è? A chi si rivolge? E soprattutto quali servizi offre?
L’Accademia della Piegatura è nata da un’intuizione che abbiamo avuto contemporaneamente io e il mio amico e socio Enrico Pasotto della Triveneta Impianti srl, realtà importante nel campo del retrofitting di presse piegatrici e dell’automazione. Si tratta dell’unica azienda in Italia (ma anche in Europa) che fa solo corsi e consulenza sul processo di piegatura della lamiera. Offriamo percorsi formativi e di consulenza a tutti i livelli: affiancamento alla produzione e/o all’ufficio tecnico; studi di fattibilità e ingegnerizzazione di prodotto; training on line, presso la nostra sede in provincia di Verona e presso il cliente, e ancora avvio o reset dei reparti di piegatura e di lavorazione lamiera in genere. In pochi anni abbiamo collezionato oltre 120 aziende clienti e 900 iscritti ai nostri corsi.
Numeri importanti che confermano Emiliano Corrieri come la persona più giusta cui chiedere come è cambiato negli anni il lavoro del piegatore e come sta via via evolvendo verso l’ipotetica figura del “piegatore 4.0”? Quali competenze deve avere il piegatore moderno? E soprattutto, esiste oggi una scuola in grado di trasferire tali conoscenze?
La parola “piegatore” può voler dire tutto e niente, e lo sanno bene le aziende che cercano operatori esperti. Un piegatore può essere un semplice “manovale” a causa di un prodotto molto ripetitivo o un vero e proprio “mago” della lavorazione, capace di risolvere qualsiasi problematica con l’attrezzatura di cui dispone. Tralasciando i veri e propri artisti, che io ho il piacere e l’onore di aver conosciuto, il piegatore di oggi generalmente è colui che porta a termine il pezzo e lo fa sbagliando il meno possibile, nel minor tempo possibile e con una macchina avanzata. Il discorso è molto ampio. Se pensiamo alla mera standardizzazione, infatti, si pensa che le macchine debbano essere in grado di sopperire a ogni inesperienza umana e a volte ciò accade. La realtà, tuttavia, è fatta di migliaia di aziende diverse le une dalle altre: da chi produce elementi a scarso valore aggiunto con macchine molto tecnologiche a chi produce capolavori con macchine obsolete. L’unica cosa che deve restare, indipendentemente dai tempi, è il valore principale dell’operatore: la passione. Noi ci prefiggiamo di alimentare anche questa, grazie al taglio pratico della nostra formazione. D’altro canto, io stesso sono stato un piegatore per quasi 15 anni, i restanti sono stato in ufficio tecnico a programmare macchine laser lamiera e laser tubo. Non a caso, poi, di recente, per venire ancora più incontro alle esigenze delle aziende abbiamo inaugurato il nuovo servizio chiamato “il tutor di zona” di Accademia della Piegatura con il primo già operativo in Emilia Romagna.
Girando frequentemente le aziende di lavorazione lamiera mi sento spesso dire che il piegatore è quella figura mitologica esperta capace di compensare e risolvere in macchina tutte quelle problematiche di precisione insite nel processo stesso. È tuttora così o lo sviluppo tecnologico di vari sistemi e dispositivi ad ausilio del piegatore hanno realmente reso facili e user-friendly le presse piegatrici?
Mi riaggancio a quanto detto pocanzi. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni, ma guai a pensare che la tecnologia possa essere sostitutiva alla fantasia e alla capacità umana. Piuttosto la tecnologia rappresenta un booster che permette all’esperto di avere dei “superpoteri” come potersi liberare dalle cose più semplici o distribuire la propria conoscenza in modo molto più efficace.
Parlando di automatismi, un tema di attualità attorno cui si stanno confrontando tutti costruttori di piegatrici è l’attrezzaggio automatico degli utensili; qual è la tua opinione in merito?
Senza mezzi termini: una innovazione davvero superlativa. A prescindere dal sistema utilizzato e dal costruttore, avere la possibilità di sapere in anticipo il tempo di attrezzaggio e standardizzare una fase che nessun cliente è disposto a pagare è un vantaggio davvero notevole.
Il limite è, ovviamente, il costo di accesso a questa tecnologia che non è proprio per tutti. Tuttavia un bel balzo in avanti per migliorare e ottimizzare al massimo le fasi improduttive è compiere uno studio a bordo macchina su quali utensili sono effettivamente tra i più frequentemente installati e disporli nelle vicinanze con sistemi di carico.
C’è un aspetto spesso dato per scontato che invece ritengo abbia un’importanza fondamentale, ovvero quello della scelta degli utensili: cosa dice il vademecum dell’esperto piegatore?
Qui forse scompiglio un po’ le carte: sono dell’idea che la scelta degli utensili debba essere più “obbligata” di quanto non si fa di solito nelle aziende.
Chi piega in azienda? Non è una domanda scontata. Non è il piegatore, lui porta a termine la piegatura che è iniziata in ufficio tecnico. È il disegnatore che dovrebbe indicare gli utensili da adottare perché vi ha dedicato uno e un solo sviluppo sulla base delle conoscenze pregresse.
È dunque scontato chiederti, quanto è importante la fase di progettazione dei pezzi e dei particolari in lamiera piegata?
Fondamentale. Mi rifaccio alla risposta precedente. La bravura di un piegatore spesso è direttamente proporzionale alla non conoscenza del processo di piegatura del progettista o del disegnatore. Oggigiorno, tuttavia, non può essere (al netto delle sviste) il piegatore colui che ci mette sistematicamente una pezza: ne va del reale profitto su ogni singolo pezzo.
Da esperto di piegatura lamiera ti chiedo: piegatrice elettrica, idraulica, o ibrida? Quale tipologia di azionamento butti giù dalla torre?
Non esiste la pressa piegatrice migliore in senso assoluto, esiste la macchina migliore per un lavoro o l’altro. Personalmente ho avuto la possibilità di lavorare solo con buone macchine idrauliche tradizionali. Però per piccoli spessori e articoli ridotti nelle dimensioni forse una piegatrice elettrica può dare il meglio di sé per quella sua fluidità di ciclo che la rende davvero rapida. Ma non fatele fare il piastrone da 20 mm, ovviamente.
Secondo la tua esperienza, quando conviene investire in una pannellatrice anziché in una pressa piegatrice?
È sicuramente una bella sfida. Per quantificare il reale vantaggio è necessaria un’analisi attenta da parte di esperti del settore perché il rischio di successo o di fallimento è davvero elevato. Dico però che le macchine per piegatura tangenziale sono delle vere e proprie meraviglie tecnologiche con vantaggi e limiti e che, ultimamente, sono riuscite a scardinare quei luoghi comuni che le volevano adatte solo a grandi numeri e spessori molto fini.
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