L’unicità di Deformazione
Nei suoi trent’anni di vita Deformazione ha raccontato le tante evoluzioni tecnologiche vissute dal comparto della lavorazione della lamiera. Lo ha fatto con uno stile fruibile, coinvolgente e di impatto in cui utilizzatori e costruttori di macchine potessero identificarsi per raccontarsi al mercato. Per spiegarvi cosa ha reso unica Deformazione in questi trent’anni di attività abbiamo incontrato Fabrizio Garnero che, di questa rivista, è stato anima e volto fino a poco tempo fa.
“Una rivista che fosse accattivante, facile da leggere e che raccontasse il mondo della lavorazione lamiera accorciando le distanze tra chi costruisce le macchine e chi le utilizza”. Così ci descrive Deformazione la persona che per quasi trent’anni l’ha curata e seguita in ogni sua uscita: Fabrizio Garnero. Da quasi due anni impegnato nel marketing in Alpemac, Fabrizio Garnero rivive con piacere la sua esperienza su questa rivista aiutandoci a ripercorrerne storia e peculiarità. “Fin dalla nascita Deformazione rispecchiava molto la mentalità dell’ingegner Massaro (fondatore di PubliTec insieme a Fernanda Vicenzi N.d.R.) ed era caratterizzata dalla voglia di dare voce ai protagonisti di questo settore, sia chi le macchine le costruiva e vendeva e sia chi le impiegava per lavorare la lamiera. Deformazione portava avanti questo approccio in modo innovativo, differenziandosi in un’epoca in cui si pubblicano per lo più articoli tecnici, teorici ed estremamente complessi”. In quegli anni, parliamo dei primi anni Novanta, anche a livello tecnologico il settore stava vivendo una fase di grande rinnovamento. “Eravamo agli albori di una nuova epoca, si cominciava a vedere l’arrivo dei primi controlli numerici, ma soprattutto da lì a poco sarebbe iniziata la rivoluzione della tecnologia laser che avrebbe innescato una dinamica innovativa partita dai processi di taglio e poi estesa a tutte le lavorazioni della lamiera. Su Deformazione abbiamo iniziato a raccontare ai nostri lettori la tecnologia laser fin dal principio grazie anche a collaborazioni come quella con Antonio Vendramini, all’epoca uno dei massimi esperti di laser in Italia. Abbiamo mantenuto questo approccio per ogni argomento che affrontavamo, cercando sempre di essere cronisti attenti di quello che succedeva sul mercato, raccontando negli anni anche l’avvento e la diffusione dell’automazione e della robotica ad esempio”. In questa missione Deformazione ha potuto contare sul supporto di tante aziende che, avendola riconosciuta come interlocutore autorevole, si sono identificati nella rivista aiutandola in questo racconto. “Le aziende riconoscevano la competenza con cui raccontavamo le loro tecnologie e in quegli anni si sono instaurati rapporti di collaborazione fondamentali il nostro modo di fare informazione. Mi riferisco sia a grandi aziende che da anni sono protagoniste del comparto sia a realtà più piccole che, piano piano, sono cresciute insieme alla rivista”. Per Garnero gli anni di Deformazione sono coincisi con la scoperta e l’innamoramento per questo settore e questa professione. “Il primo contatto con la rivista è stato a 23 anni – ricorda Fabrizio – e quando sono arrivato era appena uscito il primo numero di Deformazione. Da lì a poco ho iniziato a scrivere di queste macchine, senza capire subito che questo sarebbe diventato il mio mondo da quel momento in poi”.
Dare voce a chi le macchine le utilizza
Per tutta la sua storia editoriale, Deformazione ha dato spazio a una tipologia ben precisa di articoli: le cosiddette case history, cioè il racconto delle aziende che lavorano la lamiera e delle tecnologie che impiegano. “A quei tempi – ricorda Fabrizio sfogliando un vecchio numero di Deformazione – non era così facile organizzare questi articoli, ma siamo stati determinati e siamo riusciti a realizzarne tante, fino a renderlo un tratto distintivo anche grazie all’umanità che riuscivamo a mettere in ognuna di queste interviste. Forte di questo stile di comunicazione Deformazione ha aiutato tante aziende a raccontare le proprie tecnologie in modo efficace, perché leggere queste case history equivalente a scoprire la storia di una persona e non un resoconto su una pressa o una punzonatrice”. Il successo di questa vetrina era confermato anche dalla grande risposta dei lettori che, tramite fax e cartoline, chiedevano informazioni rispetto alle tecnologie presentate su carta dimostrando come la rivista riuscisse allora come oggi a raggiungere la quasi totalità delle aziende del settore. “Sono stati anni di grande collaborazione- prosegue Garnero – stando a contatto con le aziende riuscivamo ad individuare le tendenze tecnologiche in corso e a raccontarle quasi in anticipo, sempre rimanendo ancorati all’attualità e alla freschezza della notizia. Fin dal primo numero abbiamo seguito l’intuizione, secondo me geniale, dell’ingegner Massaro che le riviste tecniche venissero lette nei tempi morti; quindi, era fondamentale che sapessero catturare l’attenzione comunicando fin dalle prime righe se quell’articolo potesse essere di interesse per il lettore”. Parallelamente a questa politica editoriale molto ben definita, Deformazione si è subito distinta per anche per uno stile grafico di forte impatto dove le foto erano protagoniste e centrali. “Siamo stati sempre convinti di quanto le immagini fossero efficaci nel raccontare queste tecnologie e abbiamo spinto molto in questa direzione: ricordo, ad esempio, che siamo stati i primi a togliere le differenze di prezzo tra pubblicità in bianco e nero e a colori, incentivando anche gli inserzionisti a rendere più vivaci le loro pagine”. Negli anni il successo e la rilevanza di Deformazione in Italia crescono, riuscendo anche a ottenere importanti riscontri all’estero con speciali realizzati in altre lingue. “A EuroBLECH abbiamo ricevuto spesso importanti riscontri, ma anche le tante iniziative dedicate alla tecnologia laser realizzate in collaborazione con il Politecnico di Milano sono state fondamentali nella crescita della rivista e della casa editrice”. Il successo di Deformazione è però anche il frutto del rapporto che in quegli anni si è creato tra chi la rivista la realizzava. “Il rapporto che c’era tra me e Patrizia Bulian (storica commerciale della rivista, scomparsa prematuramente nel 2018 N.d.R.) è stato fondamentale in questa crescita: eravamo veramente una squadra e ci siamo aiutati a vicenda, ciascuno con le proprie qualità e caratteristiche distintive. Anche questo è stato fondamentale per riuscire a entrare così tanto in sintonia con questo mondo”.
In continua evoluzione, sempre innovando
Nella sua storia Deformazione è sempre stata quindi non solo attenta cronista dell’innovazione del settore, ma ha anche sperimentato direttamente nuovi soluzioni e concept nell’ottica di essere sempre più efficace nella sua azione di comunicazione. “Abbiamo sempre voluto essere i primi a provare nuovi canali e strumenti: dalla presenza sui social alle dirette video, passando per eventi digitali di grande successo come la Cutting Week (giunta ora alla terza edizione) o i Robotic Days. Erano iniziative nate durante il lockdown per riuscire comunque a raggiungere i nostri lettori, ma che si sono rivelate così efficaci da essere replicate anche nel post-pandemia. Innovazione quindi come tratto distintivo, accompagnata però da una grande competenza nel raccontare la lavorazione della lamiera a 360° che il settore ci ha sempre riconosciuto”. Proprio questa nuova frontiera digitale sembra essere decisiva per confermare la rilevanza di Deformazione come vetrina e cronista del settore. “Oggi che il digitale è fondamentale – conclude Fabrizio Garnero, guardando dal mondo dell’industria una rivista che grazie al suo lavoro e alla sua passione ha reso così protagonista del settore – la sfida che Deformazione deve affrontare è quella di portare anche in questo contesto quell’anima innovativa, competente, curiosa e coinvolgente che l’ha sempre caratterizzata in questi trent’anni di attività”.