Macchine utensili, un settore in crescita pronto alle nuove sfide

All’Assemblea di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE la presidente Barbara Colombo ha confermato lo stato di salute del comparto evidenziando le sfide su cui concentrarsi nel futuro di medio lungo periodo: digitalizzazione&sostenibilità, disponibilità di personale preparato, servitizzazione e internazionalizzazione.

Il 2022 è stato un anno decisamente positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che ha registrato incrementi a doppia cifra e messo a segno nuovi record per gran parte dei principali indicatori economici tra cui produzione e consumo. Con questi risultati, l’industria italiana di settore si è confermata, ancora una volta, tra i principali protagonisti dello scenario internazionale ove è risultata quarta nella classifica di produzione, export e consumo. Il 2023 chiuderà ancora con segno positivo, e dunque con nuovi record per il settore, ma la raccolta ordini della prima parte dell’anno segna un rallentamento abbastanza marcato determinato dal clima di generale incertezza. Questo, in sintesi, è il quadro illustrato dalla presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE Barbara Colombo, questa mattina, in occasione dell’Assemblea dei soci a cui sono intervenuti: Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy (in video collegamento), Gian Maria Gros-Pietro, economista e presidente di Intesa Sanpaolo, e Federico Visconti, magnifico rettore della LIUC Università Cattaneo.

2022, anno di crescita per le macchine utensili

Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU, nel 2022, la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 7.280 milioni di euro, registrando un incremento del 15% rispetto al 2021. Il consumo è cresciuto, del 26%, a 6.311 milioni, determinando l’incremento sia delle consegne sul mercato interno (3.812 milioni; +21,6%) sia delle importazioni (2.499 milioni; +33,3%). In aumento anche le esportazioni che, nel 2022, si sono attestate a 3.468 milioni di euro, l’8,5% in più rispetto all’anno precedente. Il rapporto export su produzione è sceso, dal 50,5% del 2021, al 47,6% del 2022. Nel 2022, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (482 milioni, +43,5%), Germania (306 milioni, -13,3%), Cina (226 milioni, -0,7%), Francia (193 milioni, +9,6%), Polonia (188 milioni, +6,2%), Turchia (124 milioni, -3,9%), Spagna (119 milioni, +19,7%), Russia (99 milioni, -3,9%), Messico (84 milioni, +5,2%), Svizzera (74 milioni, +36,8%). La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è decisamente aumentata, passando dall’80,2% del 2021 all’86,6% del 2022. In crescita anche il carnet ordini, che si è attestato a 8 mesi di produzione assicurata, contro i 7,3 mesi dell’anno precedente. Il fatturato di settore ha raggiunto la cifra di 10.482 milioni di euro.

Le previsioni per il mercato macchine utensili nel 2023

Come emerge dalle previsioni elaborate dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU anche il 2023 chiuderà con segno positivo ma la raccolta ordinativi del primo semestre segna il passo. La produzione si attesterà a 7.750 milioni di euro, il 6,5% in più rispetto all’anno precedente, segnando così un nuovo record assoluto nella storia dell’industria italiana di settore. Il consumo crescerà fino a raggiungere il nuovo valore record di 6.835 milioni di euro (+8,3%), trainando le consegne dei costruttori sul mercato domestico che otterranno un nuovo primato, attestandosi a 4.155 milioni di euro (+9%). Anche le importazioni saliranno ancora fino a toccare il valore di 2.680 milioni di euro (+7,3%). L’export crescerà a 3.595 milioni (+3,7%), così da tornare sui livelli pre-covid. Secondo l’elaborazione UCIMU sui dati ISTAT, nei primi tre mesi del 2023, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di macchine utensili sono risultati: Stati Uniti (126 milioni +35,4%), Germania (89 milioni, +43,8%), Cina (55,5 milioni, +23,3%), Francia (54 milioni, +33,9%), Polonia (38 milioni, +10,2%), Turchia (34 milioni +86,8%), Messico (29 milioni, +49,7%), Repubblica Ceca (27 milioni, +118%), Spagna (25 milioni, -16,5%) e India (24 milioni, +38,9%).

Le sfide da affrontare per il settore  macchine utensili

Barbara Colombo, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, ha affermato: “Se analizziamo l’andamento dell’ultimo triennio 2021-2023, appare evidente che l’Italia della macchina utensile esce rafforzata dalla crisi sanitaria a cui ha fatto fronte in modo più efficace ed energico di molti competitors, a partire dalla Germania. Questi risultati dimostrano le nostre capacità e il valore del nostro modello di imprese agili e fortemente orientate all’innovazione”. “Ormai da diversi anni, le imprese del settore sono chiamate a operare in una situazione che definiamo di business unusual in cui i cambi di scenario rappresentano una variabile costante. Non è facile ma lo facciamo e lo faremo anche in futuro”. “In risposta alla situazione di incertezza generalizzata che si riverbera, di fatto, sulla raccolta ordini di questo primo semestre dell’anno, le imprese hanno individuato alcune sfide su cui intendono concentrarsi nel futuro di medio lungo periodo, per rafforzare il posizionamento nel mercato internazionale: innovazione che si traduce in digitalizzazione&sostenibilità, disponibilità di personale preparato, servitizzazione e internazionalizzazione”.

Digitalizzazione&Sostenibilità

Oggi la vera sfida dei costruttori in tema di innovazione è l’abbinata digitalizzazione-sostenibilità che si traduce sia nella capacità di realizzare sistemi che assicurino all’utilizzatore processi efficienti, caratterizzati cioè da corretto uso delle risorse e adeguati tempi di produzione, sia nella possibilità di misurare l’impatto ambientale (per esempio carbon footprint) di ogni momento del processo di lavorazione. Questa evoluzione così rapida dei processi di innovazione di cui sono protagoniste le imprese non può però prescindere da un intervento di sostegno da parte del Sistema Paese. “Per questo chiediamo, alle autorità di governo, di confermare e potenziare il piano transizione 4.0 che – a nostro avviso – deve prevedere, in via strutturale, un sistema modulare di incentivi fiscali che possano essere tra loro combinati e cumulati e che premino maggiormente chi investe in nuove macchine ove la digitalizzazione è anche abilitatore di sostenibilità”. “Nello specifico riteniamo che alla prima misura – che è quella attualmente in vigore e che consiste nel credito di imposta per gli investimenti in tecnologie di produzione digitali di ultima generazione – debba aggiungersi un secondo credito di imposta per gli investimenti in macchinari che vengono integrati tra loro per dar vita ad un sistema che implementa le due catene del valore, fisica e digitale. Infine, ci dovrebbe essere una terza misura che garantisca un credito di imposta per la sostenibilità, così da spingere le aziende verso la green manufacturing, in linea con le direttive europee”.

Disponibilità di personale preparato

Le aziende italiane della macchina utensile rilevano grande difficoltà nel reperimento di personale preparato a operare nei propri impianti. Globalizzazione e digital transformation impongono, infatti, una revisione profonda delle competenze richieste agli addetti impiegati e trainano l’affermazione di nuove figure professionali che prima non esistevano. Da una recente indagine, condotta da UCIMU, sul “Fabbisogno di figure e competenze professionali delle aziende del settore” emergono due aspetti particolarmente interessanti. Il primo: alcune figure tecniche che definiremmo “tradizionali” sono ancora oggi centrali per l’attività delle imprese del settore e sono difficili da reperire. Il secondo: per il futuro sono le figure con competenze digitali e di automazione, ma anche di gestione, a interessare maggiormente le aziende del settore. Questo significa che abbiamo necessità di entrare in contatto sia con giovani diplomati di istituti tecnici e ITS sia con laureati, non solo in ingegneria.

Per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, le aziende spesso stringono accordi di collaborazione con gli istituti tecnici della loro zona affinché gli stessi possano divenire vivai da cui attingere per le proprie esigenze di occupazione. In questa attività, le imprese hanno il supporto dalle associazioni come UCIMU che operano direttamente per favorire il dialogo tra mondo della formazione, scolastica e accademica, e mondo dell’impresa anche con l’obiettivo di meglio indirizzare i programmi di studio affinché, siano più aderenti alle esigenze reali delle aziende.È però un lavoro molto complesso e articolato i cui risultati si vedono nel medio-lungo periodo. Per questo è fondamentale che il sistema paese intervenga direttamente per sostenere Scuola e Università adeguando i programmi di studio dei percorsi formativi di ogni ordine e grado ai cambiamenti del contesto. D’altra parte, alle autorità di governo chiediamo anche che sia confermata, anche in futuro, l’operatività del credito di imposta per la formazione, fondamentale per sostenere le aziende in un rapido processo di aggiornamento del proprio personale. Infine, l’incremento del costo del lavoro, calcolato in un +6,6%, è poi un ulteriore problema per le imprese che devono assumere, pertanto chiediamo alle autorità di governo di intervenire attraverso la riduzione del cuneo fiscale.

Servitizzazione


Sempre più aziende del settore stanno lavorando allo sviluppo di un’offerta che preveda, oltre alla vendita del prodotto fisico (la macchina), anche una serie di servizi a valore aggiunto che possano migliorare la soddisfazione dell’utilizzatore. Questa attività potrebbe divenire, tra l’altro, una interessante ulteriore fonte di reddito per i costruttori. Oltre a questo, sul modello di quanto già avvenuto in altri settori, UCIMU sta sviluppando, insieme a partner accreditati del mondo del leasing, il tema della vendita tramite il noleggio operativo, così da presidiare un’attività che sta lentamente avvicinandosi al settore dei macchinari.

Internazionalizzazione

“Esportare è il nostro primo modo di presidiare il mercato internazionale ma non può e non deve essere l’unico. Le aziende lo sanno e si stanno strutturando per poter meglio cogliere le opportunità (anche quelle ancora inespresse) offerte dalla domanda straniera sia di economie tradizionali come paesi dell’UE e Stati Uniti, sia di economie emergenti come Cina, India, Vietnam, Turchia”. “Lo fanno partecipando alle fiere internazionali ma anche con la propria rete di agenti. Vi sono poi quelle che hanno sedi e filiali, per lo più commerciali e di assistenza post-vendita. Sono poche invece quelle che hanno stabilimenti produttivi all’estero. E su questo dobbiamo ancora migliorare”. La dimensione medio piccola delle imprese del settore rende l’apertura di siti produttivi in giro per il mondo decisamente complessa. Per questo le aziende del comparto si sono organizzate, e si stanno organizzando, con modalità di presidio alternative, che possano essere funzionali ai propri obiettivi di business. È il caso, ad esempio, delle reti di impresa che nascono su spinta dell’associazione e che aggregano diverse aziende associate. In particolare, UCIMU è attualmente impegnata nella costituzione della Rete di Imprese in Vietnam, sul modello di quella ultradecennale e di successo, ITC India, rinnovatA fino al 2026. Oltre a ciò, a sostegno dell’attività di internazionalizzazione, UCIMU è intervenuta, e interviene tuttora, con iniziative ad hoc, realizzate in piena autonomia o, a volte, con la partecipazione di partner istituzionali, tra cui SACE, SIMEST e ICE Agenzia. “A questo proposito – ha concluso la presidente Barbara Colombo – chiediamo alle autorità di governo più risorse per invito di buyer esteri in Italia e, al più presto, la riapertura del Fondo 394, che auspichiamo sia aperto non solo alle PMI ma anche alle Mid Cap (che agiscono da traino della filiera) per finanziamento, a fondo perduto e a tasso agevolato, delle attività di internazionalizzazione quali, per esempio, l’apertura di sedi e filiali e la creazione di reti di imprese all’estero così come i progetti di sviluppo in materia di transizione ecologica e digitale e la partecipazione a fiere internazionali”.

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