Le sfide per il settore di acciaio e alluminio
Assofermet, l’Associazione di Categoria delle Aziende distributrici e commercianti di Acciaio e Metalli non ferrosi, denuncia le criticità del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere, in partenza il prossimo 1° ottobre. Pieno sostegno agli obiettivi ambientali di riduzione delle emissioni, ma va posta maggiore attenzione alle conseguenze economiche, secondo l’associazione.
A poco tempo dall’inizio del periodo transitorio del CBAM, in partenza il prossimo 1° ottobre, Assofermet evidenzia i limiti del Meccanismo che potrebbe danneggiare fortemente un intero comparto economico, italiano e non solo. Il CBAM, Meccanismo di Aggiustamento del Carbonio alle Frontiere, è la misura promossa dall’Unione Europea per introdurre una sorta di nuovo “dazio doganale ambientale” che avrà l’obiettivo di scoraggiare l’importazione di prodotti ad alta intensità di carbonio. Fra i vari beni a cui verrà applicato il Meccanismo rientrano acciaio e alluminio, due dei settori a cui afferisce l’attività associativa di Assofermet.
Le importazioni in Unione Europea di acciaio e alluminio hanno volumi consistenti che aiutano a comprendere la portata e i possibili risvolti del CBAM. Solo nel 2022 sono state importate negli Stati Membri oltre 31 milioni di tonnellate di acciaio e più di 10 milioni di tonnellate di alluminio, secondo i dati della Commissione Europea. Per quanto riguarda l’alluminio, in particolare, una parte delle merci importate è già assoggettata a dazi erga omnes. Assofermet stima che l’applicazione definitiva del CBAM potrà portare a un aumento dei prezzi delle importazioni di acciaio di circa il 15%.
“Siamo favorevoli all’impegno collettivo per promuovere un’economia sostenibile e diminuire l’impatto ambientale delle nostre azioni – sostiene Paolo Sangoi, Presidente di Assofermet Acciai – ma crediamo che vada posta maggiore attenzione alle conseguenze economiche della norma che, se non radicalmente rivista, rischia di minare la competitività di un’importante parte della manifattura comunitaria. Il costo dell’acciaio proveniente dai territori extra-UE potrebbe subire degli aumenti fino al 15% e questo avrebbe importanti ricadute su un intero settore economico italiano ed europeo. A questo si aggiunge l’estrema complessità dell’impianto normativo e la poca chiarezza delle procedure operative necessarie per poter adempiere agli obblighi del Meccanismo”.
Una tendenza simile si riscontra anche nel mercato dell’alluminio: secondo Giulio Vignoni, membro del Comitato Tecnico di Assofermet Metalli, “alcune aziende extra UE applicano già ora prezzi elevati per l’alluminio; con l’aumento dei costi dovuto dal CBAM non sarà più possibile importare in Italia determinati beni”.
Il rischio di una competizione impari
Uno dei punti maggiormente critici dell’attuale impostazione del CBAM è la sua esclusiva applicazione ad alcuni prodotti in acciaio e alluminio. Secondo Assofermet, posto che preoccupano oltremodo gli effetti inflattivi di tale provvedimento, il Meccanismo dovrebbe applicarsi erga omnes su tutta la filiera dell’acciaio e dell’alluminio per evitare distorsioni di mercato. L’impostazione attuale danneggia prevalentemente gli utilizzatori finali, tra cui i produttori di beni e manufatti a valle della filiera: li espone a una competizione impari con gli importatori di prodotti finiti concorrenti, sui quali non ci sarebbe alcuna restrizione o tassazione relativamente alle emissioni di CO2 nel corso del loro processo produttivo.
Fino al 31 dicembre 2025 sarà attivo il periodo transitorio del CBAM, durante il quale sono previsti soltanto alcuni degli obblighi istituiti dal Meccanismo. Assofermet auspica che prima dell’inizio del periodo definitivo, il 1° gennaio 2026, la Commissione Europea possa modificare l’impostazione del Meccanismo per conciliare la transizione ambientale, giusta e necessaria, con le inevitabili conseguenze economiche che scaturiranno dalla messa a terra del Green Deal e del Fit For 55.