Eccellenze italiane che diventano identità
Se noi Italiani smettessimo di “fare gli italiani” e decidessimo di diventare qualcun altro, il mondo perderebbe certo qualcosa.
(Domenico Calabria)
Nel settore dei beni strumentali, fulcro di ogni filiera manifatturiera, l’Italia vanta competenze eccellenti che la pongono ai vertici delle graduatorie mondiali di produzione, esportazione e innovazione tecnologica. Nella classifica della competitività l’industria della meccanica risulta seconda solo a quella tedesca; questo dimostra che il made in italy ha saputo riposizionarsi in questi anni, primeggiando nella sfida della globalizzazione e realizzando tanti tipi di prodotti, forte di know-how radicato nelle nostre antiche tradizioni artigianali e che si è evoluto grazie all’impegno e alla sapienza applicata delle nostre imprese. Il tessuto economico è caratterizzato dalle piccole e medie imprese con uno straordinario sapere in settori strategici quali quelli della meccanica, dell’automazione, della moda, del design, dell’alimentare, della cucina e di un altro pilastro rappresentato dal turismo e dall’inestimabile patrimonio archeologico ed artistico. Infatti l’Italia è il paese con il maggior numero al mondo di siti iscritti nella lista del patrimonio dell’umanità: una vera eccellenza. Da marzo stiamo vivendo uno dei più duri e drammatici periodi economici e sociali causati dalla pandemia; in questa fase delicatissima siamo chiamati a reagire e a fronteggiare un pesante crollo della domanda e dell’offerta interna ed esterna con una perdita del PIL prevista di circa 10 punti percentuali. Gli imprenditori hanno dimostrato da subito di essere pronti e a maggior ragione si sono organizzati autonomamente per riprendere le attività, consapevoli che, come sempre, devono rimboccarsi le maniche. Tuttavia, fino ad oggi, è mancato il Governo, le Istituzioni che hanno ignorato fin dall’inizio del COVID 19 e la voce degli imprenditori, quelli che ogni mattina sono presenti in fabbrica per salvaguardare i bilanci aziendali e, conseguentemente, l’occupazione. Ci troviamo nella solita politica degli annunci; servono i fatti e non miliardi di euro a pioggia promessi e mai arrivati.
Sono emersi tutti i problemi che l’Italia da decenni teneva nel cassetto e che nessuno si prendeva la briga di affrontare: investimenti in infrastrutture, innovazione, ricerca, ambiente, sostenibilità sociale, sanità, politiche attive per il lavoro; si è sempre puntato al dividendo elettorale. Se vogliamo salvaguardare il futuro del nostro paese, delle imprese, delle famiglie, dei lavoratori occorre agire subito senza tentennamenti o resistenze eliminando tutta la burocrazia che fino ad oggi ha soffocato tutte le azioni necessarie per far ripartire l’economia. Siamo tutti in attesa di cosa succederà in autunno? Certo è che le promesse del Governo navigano ancora nei meandri dei decreti e nella confusione legislativa senza alcuna certezza per gli imprenditori.
Cerchiamo di essere ottimisti e speriamo che l’Italia e l’Europa compiano azioni straordinarie, reali e concrete per preservare i propri cittadini da una crisi che non ha precedenti le cui conseguenze rischiano di essere estremamente pesanti e di incidere duramente sul nostro modello economico e sociale. L’Italia ce la farà e rimarrà un’ECCELLENZA.