Continuità e attenzione al futuro
Con Mauro Rizzolo, neo Presidente ASSIOT, abbiamo parlato a tutto campo dell’attività futura dell’associazione, che rappresenta i costruttori di trasmissioni di potenza, un’eccellenza tutta italiana. Nel suo ruolo di timoniere, Rizzolo privilegerà due aspetti fondamentali: la continuità per valorizzare quanto fatto finora e l’attenzione al futuro in uno scenario ancora difficile per le imprese italiane. Queste dovranno sviluppare e mettere in atto strategie adeguate perché un periodo di crisi si possa trasformare in un periodo di cambiamento e opportunità.
Come neo Presidente ASSIOT, può fare il punto sul contributo offerto dall’associazione dal Presidente uscente, la signora Assunta Galbiati?
Come ho espresso nella lettera inviata ai soci, Assunta è stata un Presidente illuminato. Ha proseguito nella linea tracciata da Tomaso Carraro e ha dato notevole impulso allo sviluppo dell’associazione, conducendola con determinazione e fermezza nel percorso verso la costituzione di Federtec, passo fondamentale per lo sviluppo dell’attività associativa e di rappresentanza di settore. Percorsi di questo genere non sono mai stati facili: Assunta si è fortemente impegnata, ha sostenuto tutti e ha creato il giusto spirito di gruppo e l’affiatamento necessario per superare le difficoltà che si sono presentate. Ci mancheranno molto la sua professionalità e la sua determinazione.
In quale direzione muoverà i suoi primi passi alla guida dell’associazione?
Punterò su due aspetti fondamentali: continuità e attenzione al futuro. Continuità perché il percorso intrapreso da chi mi ha preceduto deve essere proseguito e valorizzato: ASSIOT è un punto di riferimento per le trasmissioni meccaniche di potenza, che rappresentano una delle eccellenze manifatturiere italiane. Attenzione al futuro perché, mai come oggi, siamo di fronte a importanti sfide. Vi sono temi importanti da affrontare. La Business Continuity era già presente nelle nostre organizzazioni, ma è diventata reale e fondamentale nell’ultimo anno. La digitalizzazione, la robotica e l’intelligenza artificiale stanno cambiando la nostra vita ed è fondamentale comprendere come la cambierà in futuro e cosa deve essere fatto per cavalcare il cambiamento e non subirlo passivamente. Mantenere il controllo, poi, è un aspetto fondamentale delle nostre organizzazioni: si devono orientare le attività verso obiettivi che oggi vengono messi continuamente in discussione. Sostenibilità è un altro termine entrato prepotentemente nelle nostre agende: significa agire in modo etico in modo da lasciare in eredità un mondo che sia almeno nelle stesse condizioni di quello che abbiamo ricevuto, sia in termini di ambiente che di diritti. Nel mese di ottobre si terrà l’Assemblea FEDERTEC: l’evento associativo più importante per l’associazione si svolgerà in un momento particolarmente difficile per le aziende associate, così come per l’industria italiana in generale.
Qual è la sua visione della situazione che stanno vivendo le aziende?
Tutte le aziende sono oggi alle prese con l’impatto della pandemia di Covid-19. Nell’immediato hanno dovuto concentrarsi sulla salute e sui bisogni delle proprie persone, adottando protocolli di sicurezza, così come sui bisogni dei propri clienti e fornitori, avendo a che fare con una Supply Chain discontinua che necessitava di una gestione efficace. Allo stesso tempo si sono dovute concentrare sulla stabilizzazione dei ricavi e nel prendersi cura dei clienti, allineandosi a una domanda che è cambiata. Il tema fondamentale ora è la gestione di una fase in cui è difficile fare previsioni economiche, con una lenta ripresa e un ritorno al business pre-Covid che necessita del tempo: la cosiddetta “new normal” o meglio ancora, come ho letto ultimamente su alcuni articoli, la “never normal” ci accompagnerà quindi nei prossimi mesi e anni. Ogni azienda ha il dovere di mettersi in discussione e ripensare i propri processi, la propria organizzazione e, magari, il proprio modello di business. Qualunque strada si percorra un fattore comune a tutti è la necessità di prendere decisioni molto rapidamente, sia per affrontare con maggiore probabilità di successo la “never normal”, sia per semplicemente sopravvivere. Un altro aspetto importante è che difficilmente si potrà fare affidamento su altre esperienze o applicare modelli o linee guida di carattere generale.
Ogni periodo di crisi porta a un cambiamento, ma anche a nuove opportunità. Per le aziende del comparto aggregato sarà importante sviluppare e mettere in atto nuove strategie. Quale contributo può offrire l’associazione?
Come detto poco fa, si apre quindi una nuova era, la “never normal”, fatta di rapidi cambiamenti, siano essi comportamentali o culturali o sociali, nella quale è fondamentale impostare programmi di rinnovamento e di investimento: questi erano probabilmente già necessari prima del Covid-19, ma la situazione pandemica li ha resi urgenti e imprescindibili. Serve inventiva: non è semplice trovare la ricetta, ma dobbiamo convincerci che tutto scorre e che le soluzioni adottate fino a ieri non sono più adeguate. Il compito non è assolutamente semplice, ma arduo, oserei dire. Come già detto occorre decidere rapidamente azioni concrete e allo stesso tempo mettere in discussione tutte le aree della gestione di impresa, dalla gestione finanziaria al marketing, dalle politiche commerciali al livello di servizio, dall’ampiezza della gamma di prodotti e servizi offerti alle politiche di acquisto e di approvvigionamento, dalle scelte di localizzazione dei siti produttivi e dei centri distributivi ai livelli di automazione in produzione e nella logistica, dalle scelte infrastrutturali e di architettura IT alle politiche di gestione del personale, tema quest’ultimo che include la modalità di gestione dello smart working. In una tale situazione l’associazione deve essere al fianco dei propri associati, ascoltando le loro richieste e supportandoli in ogni attività. Mi sento di affermare che dobbiamo tornare a essere molto vicini agli associati: la costituzione di FEDERTEC e il Covid hanno sottratto energie, ora dobbiamo tornare a essere presenti in modo concreto e tangibile. FEDERTEC ha un programma intenso per quanto riguarda attività di marketing, comunicazione e formazione, dobbiamo portarlo agli associati e dobbiamo completarlo con altre iniziative attualmente in fase di studio. In sintesi: far parte di una associazione significa non essere soli nell’affrontare i temi descritti poco fa.
La base associativa FEDERTEC è composta da realtà molto diversificate in termini di caratteristiche e dimensioni. Qual è il suo punto di vista in merito?
L’argomento caratteristiche, ma soprattutto dimensione è stato per diverso tempo un tema fortemente dibattuto. A mio avviso è, però, un falso problema. Mi spiego meglio. Un’associazione è un “ente costituito da un insieme di persone fisiche o giuridiche (gli associati) legate dal perseguimento di uno scopo comune”. Proprio quest’ultimo termine è fondamentale: lo scopo comune è esente da caratteristiche o dimensioni. Volendo rafforzare la questione: il tessuto economico italiano è caratterizzato da grandi aziende, da medie e da piccole, ognuna delle quali recita un ruolo importante: le grandi aziende hanno bisogno delle medie/piccole aziende e viceversa. Il luogo nel quale tale uguaglianza si deve manifestare è proprio l’associazione: solo in tale ambito si può essere “liberi dai numeri” e dare a ognuno la stessa rappresentatività e dignità e lo dico da rappresentante di una grande azienda. Mi auguro che davvero si possa discutere degli obiettivi comuni senza dover render conto delle caratteristiche e della dimensione: sicuramente io non intendo fare differenze in tal senso.
Come giudica quanto messo in atto finora dalle istituzioni per supportare gli imprenditori? E quali misure è auspicabile vengano prese al più presto a sostegno dell’economia, sia a livello nazionale che a livello europeo?
Il tema è sicuramente articolato e difficilmente può essere liquidato in poche frasi. Le sfide che abbiamo di fronte sono complesse: abbiamo quindi assoluto bisogno della vicinanza delle istituzioni. Queste devono creare le condizioni favorevoli alla ripresa economica e devono fornire strumenti utili perché le imprese possano gestire i necessari cambiamenti. È necessaria una politica industriale dell’Italia: l’ultima risale al 2016, con il piano Industria 4.0, poi aggiornato a Impresa 4.0. Manca la progettazione di una strategia che possa dare risultati nel medio-lungo termine, in modo che ne possa beneficiare chi verrà dopo di noi. Ci aspettiamo interventi concreti che disciplinino e sviluppino diverse aree, quali digitalizzazione, snellimento della burocrazia, formazione, investimento sui giovani, solo per citarne alcune. In questo senso siamo ancora a livello di idee e dibattito pubblico, non si vedono ancora azioni chiare e concrete: il tempo sta passando inesorabilmente, è necessario che le istituzioni si rendano conto che non si può più temporeggiare, né pensare a soluzioni di compromesso. Le risorse economiche sono disponibili, devono essere utilizzate concretamente e con buon senso perché, come ha giustamente fatto notare il Governatore di Bankitalia, bisogna evitare di inondare di benzina un motore fuso.