Il comparto delle macchine utensili rallenta la sua corsa
Nel 2019 la crescita dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili robot e automazione si è interrotta dopo un trend positivo durato un quinquennio. Su base annua, nel 2019, gli ordini di macchine utensili sono scesi del 17,9% rispetto al 2018; anche per il 2020 è atteso un calo. Intanto i costruttori italiani chiedono un nuovo piano triennale che sostenga l’innovazione.
a cura della redazione (Fonti UCIMU, VDW)
Il 2019 segna, per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, la fine del trend positivo iniziato nel 2014. Si tratta, tuttavia, di un arretramento moderato che dimostra come i valori dei principali indicatori economici stiano tornando sui livelli di normalità, dopo l’exploit sostenuto anche dai provvedimenti di Industria/Impresa 4.0.
Sul risultato complessivo hanno pesato sia le performance negative del mercato domestico, sia la debolezza della domanda estera.
In particolare, la raccolta ordinativi sul mercato interno ha registrato un arretramento del 21,2%, rispetto al quarto trimestre del 2018. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 172, dunque ancora positivo nonostante la riduzione.
Sul fronte estero gli ordini sono calati del 13,8% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 91,5.
Su base annua, l’indice totale segna un arretramento del 17,9% rispetto all’anno precedente. Il risultato è stato determinato dal calo registrato sia sul mercato interno (-23,9%) sia su quello estero (-15,4%).
Le difficoltà sul fronte estero
“Sul fronte estero – ha affermato Massimo Carboniero, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE – la situazione è decisamente complessa poiché vi sono differenti fattori che contribuiscono a rendere incerto lo scenario di breve-medio termine. Dalla generale instabilità economica e politica di numerose aree del mondo, alla conclamata difficoltà della locomotiva tedesca che fatica a ripartire appesantita dal grande interrogativo rappresentato dallo sviluppo in chiave elettrica del settore automobilistico.
Dalle sanzioni che interessano le esportazioni in importanti mercati di sbocco per chi opera nei settori manifatturieri, primi fra tutti Russia e Iran, al rallentamento della Cina, all’atteggiamento protezionistico di alcuni importanti paesi come gli Stati Uniti”.
Per le ragioni di cui sopra, i costruttori si stanno rivolgendo ad altri mercati, in particolare a due aree in continuo sviluppo: Asean e India. “Impegnate in un rapido e deciso processo di sviluppo industriale e infrastrutturale – ha proseguito Carboniero – queste aree sono prive di un’adeguata industria locale di sistemi di produzione e automazione. Per sostenere il loro ritmo di sviluppo, quindi, hanno necessità di acquisire dall’estero tecnologie di ultima generazione e il Made in Italy di settore è una valida risposta a questa esigenza. Anche l’Africa Sub-sahariana sta attirando un interesse crescente…”.
Continuare a investire: questo è l’imperativo
L’ultima rilevazione svolta da UCIMU, nel 2014, sul parco macchine installato in Italia aveva evidenziato un pericolosissimo invecchiamento dei sistemi di produzione presenti nelle industrie manifatturiere. Poi, si è avuto l’effetto dirompente delle misure Industria/Impresa 4.0 introdotte dal Governo. Gli strumenti per la competitività previsti dal Piano hanno sicuramente dato un buon contributo per recuperare quell’arretramento.
“Ciò che ora dobbiamo scongiurare – ha affermato Carboniero – è un nuovo blocco degli investimenti che, di fatto, riporterebbe il nostro manifatturiero indietro di anni, vanificando quanto di buono è stato fatto con il rischio di interrompere il processo di trasformazione tecnologia in atto nella nostra industria italiana”.
“Per questa ragione – ha aggiunto Massimo Carboniero – chiediamo alle autorità di governo di ragionare subito su un nuovo piano triennale per l’innovazione che, capace di supportare gli investimenti in tecnologie di produzione, abbia il credito di imposta, secondo le differenti declinazioni (aliquote), come misura portante. Solo così, con un piano di medio-lungo periodo, le imprese possono veramente pianificare, con ponderazione, gli investimenti da fare e le azioni da intraprendere, dando continuità al processo di trasformazione e aggiornamento del manifatturiero italiano che è avviato, ma non certo concluso”.
Il rallentamento proseguirà anche nel 2020
Nel 2020, l’industria italiana di settore dovrebbe segnare un ulteriore rallentamento, mantenendosi però su livelli decisamente alti, pari a quelli del 2017. La produzione scenderà a 5.900 milioni (-8,4%), appesantita dal risultato dalle esportazioni che, attese in calo del 5,3%, si attesteranno a 3.390 milioni di euro. Il consumo, vale a dire la domanda da parte degli utilizzatori italiani, si fermerà a 4.305 milioni di euro (-10,1%). Il parziale ridimensionamento del mercato interno avrà ripercussioni sia sulle consegne dei costruttori italiani, che scenderanno a 2.510 milioni di euro (-12,2%), sia sulle importazioni, che si attesteranno a 1.795 milioni (-7%). Il dato di export su produzione crescerà di circa due punti percentuali a 57,5%.
Uno sguardo alla Germania, nostro principale competitor
Per quanto riguarda il settore delle macchine utensili tedesco, nel 2019 la produzione è rimasta pressoché stabile, ma per il 2020 la VDW, l’Associazione che raggruppa i costruttori di macchine utensili, prevede una decrescita del 18%. “Il 2019 – ha affermato il dott. Heinz-Jurgen Prokop, Presidente della VDW – è andato molto meglio del previsto. Con una diminuzione di appena l’1%, il risultato della produzione ha quasi raggiunto i 17 miliardi di euro, in linea con il livello record del 2018. Il principale contributo è arrivato dal mercato domestico (+16%). Per contro, le esportazioni sono diminuite del 9%, un calo attribuibile principalmente alla diminuzione dell’11% delle consegne in Asia e del 16% delle consegne in America (Cina -13%; USA -15%). L’Europa, la più grande regione di vendita che rappresenta oltre la metà delle esportazioni tedesche, registra ancora un andamento relativamente buono con un – 5%.
Le importazioni non hanno beneficiato del buon andamento del mercato interno e sono diminuite di un decimo.
La combinazione dei tre fattori, rallentamento ciclico, trasformazione strutturale dell’industria automobilistica, turbolenze motivate dalle politiche commerciali e, non da ultimo, anche il coronavirus, stanno smorzando la propensione a investire in tutto il mondo.
La ripresa si farà attendere…
Nonostante tutto, nella classifica internazionale, l’industria tedesca delle macchine utensili mantiene il primato nella Top Three, in compagnia di Cina e Giappone. Per ampie porzioni del settore industriale in Germania, il periodo di magra continuerà a lungo”, prevede Heinz-Jürgen Prokop. La produzione industriale in Germania è destinata a diminuire ancora una volta. Gli investimenti in impianti e attrezzature mostreranno solo un aumento marginale.
Il consumo di macchine utensili, dopo il leggero calo nell’anno precedente, scenderà di un altro quinto nel 2020.
Digitalizzazione e sostenibilità: le due leve per recuperare il terreno perduto
Per la ripresa saranno due i pilastri sui quali appoggiarsi: digitalizzazione e sostenibilità.
“I tempi difficili offrono anche l’opportunità di reinventarsi”, ha concluso Dr. Prokop. La leva maggiore sarà offerta in futuro dal networking digitale: ‘‘abilitatore” per nuovi modelli di business, un terreno su cui si può ancora fare molto con un’adeguata creatività.
Una maggiore efficienza nelle operazioni di produzione supporta una gestione sostenibile e spiana la strada all’economia circolare. Fattori significativi in questo caso sono la tecnologia dei sistemi di controllo e la comunicazione inter-macchina a copertura totale. L’accesso wireless alle informazioni in tempo reale è un fattore chiave per ottimizzare i processi di produzione, le capacità, i livelli di consumo di energia e di materie prime.