L’opportunità dell’Additive Manufacturing nella trasmissione di potenza
di Tommaso Tirelli, Consigliere FEDERTEC
L’Additive Manufacturing può essere considerata tra le tecnologie abilitanti per le imprese del comparto della trasmissione di potenza? Ne abbiamo parlato con alcune aziende del settore in occasione del corso di formazione organizzato da FEDERTEC. Innanzitutto preciso che parliamo di tecnologie, al plurale, perché molteplici sono le declinazioni possibili della fabbricazione additiva in termini di materiali (metallici, polimerici, compositi) e di tecniche (fusione, sinterizzazione, getto, filamento…). Tutti gli appassionati partecipanti al corso hanno da subito dichiarato di avere già una certa familiarità con l’AM, avendo già disponibile una piccola stampante 3D a filo di plastica. A casa per hobby o sul lavoro, non è difficile né costoso cimentarsi nella realizzazione di prototipi o attrezzature, costruiti strato su strato. Ma si può pensare che queste tecnologie 4.0 diventino presto funzionali a una vera produzione industriale? La risposta sembra essere positiva, benché sia chiaro a tutti che non saranno mai la risoluzione a tutti i problemi, ma si affiancheranno a tecniche e processi già consolidati. Questo emerge anche dallo studio dell’Osservatorio di SPS Italia, recentemente pubblicato.
Tra i tanti vantaggi della fabbricazione additiva si ricordano: la grande versatilità (con la manifattura digitale se cambio il file cambio il prodotto); la possibilità di creare forme complesse prima irrealizzabili; la riduzione del numero di componenti; l’alleggerimento del prodotto e, non ultima, la possibilità della prototipazione rapida, intesa come ponte per la produzione custom-made. Quel che è certo è che occorre mettere in campo forze nuove e lo sforzo richiesto non è banale: l’asse della competitività si sposta sulla fase di progettazione, che richiede l’utilizzo di approcci avanzati quali, ad esempio, l’ottimizzazione topologica (un’ideale ispirazione dalle forme della natura). Inoltre serve la conoscenza dei materiali, dei processi di manifattura, di finitura, di controllo, di certificazione, il che non è poco, soprattutto per le PMI. Ma, soprattutto, affinché l’Additive possa diventare competitivo e scalabile, serve un paradigma nuovo e un nuovo modo di pensare. Non è solo questione di acquisire nuove competenze digitali; le competenze tecniche hard vanno allenate a sviluppate insieme a quelle trasversali soft, perché il fabbisogno del cliente va capito e anticipato, attraverso un approccio empatico, “sradicato” dagli schemi precostituiti della manifattura tradizionale. Occorrerà ancora un po’ di tempo affinché la filiera della formazione, dalle scuole superiori all’università, sia pienamente strutturata per questa importante sfida; già oggi, comunque, sono molti i segnali positivi. Per avvicinarsi alle tecnologie additive, le aziende hanno a disposizione, oltre ai service bureau attrezzati con stampanti 3D, una rete di competence center con cui confrontarsi e iniziare a sperimentare. Una rete che si sta infittendo, sia a livello nazionale (CIM4.0, MADE, Bi-Rex) che regionale. Per essere più vicini al futuro.