Pensare in ottica 4.0
Industria 4.0 non può e non deve essere solo una leva fiscale: è la trasformazione dell’industria italiana nel contesto europeo; la re-ingegnerizzazione del processo produttivo; il ripensamento totale del rapporto prodotto/servizio. Bureau Veritas illustra gli strumenti che offre alle aziende
per supportarle nel percorso verso la digitalizzazione 4.0.
di Silvia Crespi
Lo scorso 15 maggio Bureau Veritas Italia, in partnership con FEDERTEC e GISI, ha organizzato un interessante convegno sulla digitalizzazione 4.0, illustrando gli strumenti che l’Ente Certificatore è in grado di offrire alle aziende nel loro percorso verso l’Industria 4.0.
Il numero e la varietà dei relatori, esponenti di Bureau Veritas Italia, partner esterni, e personalità del mondo accademico, è la prova della complessità delle tematiche affrontate.
Sia che si parli di Industria 4.0, Impresa 4.0, digitalizzazione 4.0 o, più semplicemente, 4.0, si tratta di una sfida che le imprese italiane non possono permettersi di perdere se intendono rimanere competitive sul mercato.
Non solo innovazione tecnologica, ma cambiamento di mentalità
Qual è il percorso verso la Smart Factory, la Fabbrica Intelligente? Le aziende italiane si stanno muovendo efficacemente e, soprattutto, correttamente lungo il percorso verso la digitalizzazione?
Secondo i relatori del convegno, non sempre è così. Gli investimenti tecnologici per trasformare i processi produttivi e renderli sempre più innovativi non sono tutto: ciò che è veramente importante è acquisire una nuova mentalità per cambiare radicalmente la propria struttura aziendale.
Del concetto di maturità digitale, e del corretto mix tra tecnologie abilitanti, organizzazione e competenze 4.0, ha parlato Andrea Donato, Innovation Manager 4.0 di Bureau Veritas Italia.
“Quello della digitalizzazione 4.0 è un tema molto complesso – ha esordito – ed è auspicabile arrivare a una semplificazione; in caso contrario spesso diventa difficile, per le aziende, trovare soluzioni concrete. Spesso si sovrappongono più livelli, il che genera una certa confusione. Cosa devo fare concretamente e con quali strumenti? Quali sono i rischi a cui vado incontro e quali i benefici che potrei ottenere? Queste sono le domande, semplici e chiare, che si pongono le aziende”.
Donato ritiene opportuno fare qualche considerazione anche sul concetto stesso di rivoluzione industriale. È davvero in corso? O è stata solamente annunciata e pianificata a tavolino? “Quel che è certo – ha affermato – è che a tutt’oggi non ha prodotto i risultati sperati in termini di rinnovamento delle imprese e, soprattutto, non ha inciso sulla mentalità e sui comportamenti. Non sono le tecnologie a fare la rivoluzione Industria 4.0, ma è la loro convergenza, la loro integrazione profonda in un sistema complessivo con obiettivi chiari. Le soluzioni tecnologiche sono solo un mezzo per fare evolvere la cultura aziendale verso un nuovo modello di business”.
In Italia, secondo Donato, siamo ancora in un periodo di transizione; le aziende tendono a restare in uno stato di “comfort tecnologico” e il gap tra le aziende che continuano a competere solamente sul versante dei costi e quelle che puntano all’innovazione aumenta sempre più. Gli investimenti avranno una valenza strategica solo se non riguarderanno solo la tecnologia, i macchinari, ma l’intera organizzazione aziendale.
Il processo di rinnovamento dovrà partire dall’alto, dalla governance aziendale.
A questo proposito, affrontare il problema della mancanza di una cultura imprenditoriale in Italia è d’obbligo. È fondamentale, infatti, che il manager gestionale (commerciale, economico, finanziario) e l’ingegnere lavorino in sinergia, affrontando i passi necessari al cambiamento con la stessa vision. È auspicabile quindi una crescita culturale di manager e collaboratori affinché acquisiscano le skill sui contenuti di i4.0, tramite corsi di formazione continuativi, necessarie per portare avanti l’adeguamento organizzativo della propria azienda.
Se ci sono dubbio sui benefici ottenuti con l’applicazione delle tecnologie digitali, i risultati delle aziende che le hanno adottate parlano chiaro: risparmio stimato dal 10 al 20% sui costi di produzione; riduzione del 30-40 delle spese logistiche; recupero del 20-40 % in altri ambiti della gestione (qualità, manutenzione, fermi impianto, logistica, assistenza tecnica ecc.).
Come e perché misurare la maturità digitale di un’azienda
Una volta comprese le potenzialità dell’innovazione, occorre impostare il progetto di trasformazione digitale. A questo scopo è fondamentale effettuare un “check” delle principali aree investite dal cambiamento. Bureau Veritas ha sviluppato una propria metodologia, che si sviluppa lungo diverse fasi nelle aree tecnologia, organizzazione, operation e supervisione. Si parte dall’analisi dei pre-requisiti, seguita dall’analisi organizzativa, per arrivare all’analisi dei requisiti digitali.
Concludendo con le parole di Donato: “Industria 4.0 non può essere solo una leva fiscale: è la trasformazione dell’industria italiana nel contesto europeo; è la re-ingegnerizzazione del processo produttivo; è il ripensamento totale del rapporto prodotto/servizio”.
L’apporto delle tecnologie IoT negli impianti industriali
Come già accennato, all’evento era presente anche il mondo accademico: Guido Jacopo Luca Micheli, Professore al Politecnico di Milano ha illustrato, con il supporto di Guido Sala, Esperto di Innovazione di Processo di Bureau Veritas Italia, la illustrato l’apporto delle tecnologie IoT nella progettazione e gestione degli impianti industriali.
La IoT è un fenomeno in corso, spinto dai prodotti, in altre parole dalle richieste dei clienti. Il fine è l’abilitazione di obiettivi strategici per una vera innovazione radicale e, quindi, per acquisire un differenziale di competitività.
La IoT risponde, con strumenti adeguati, a questi interrogativi: sono sufficientemente connesso? Sono sufficientemente protetto, sto generando efficienza? Sto innovando?
Perché il progetto di IoT abbia successo, però, è fondamentale identificare chiaramente gli obiettivi, gli elementi di valore e gli strumenti. Non esistono soluzioni ready-made, ma il progetto dev’essere studiato individualmente, in funzione del settore, della complessità dei flussi, delle condizioni applicative e soprattutto degli obiettivi strategici.A questo scopo sono stati illustrati alcuni esempi di progetti in vari settori industriali.
Come analizzare le grandi quantità di dati che vengono generati?
Simone Masi e Andrea Barbieri, di Plan Soft, società partner di Bureau Veritas, hanno affrontato il problema dell’analisi delle grandi quantità di dati generati dalle tecnologie digitali e degli strumenti per utilizzarli in modo proficuo.
Secondo la definizione di Gartner, il termine Big Data indica genericamente una raccolta di dati così estesa in termini di volume, velocità e varietà da richiedere nuovi metodi di elaborazione per consentire il decision making, valutazioni approfondite e l’ottimizzazione del processo.
Anche in questo caso un cambio di paradigma è fondamentale per andare oltre l’approccio tradizionale.
Il Machine Learning offre una soluzione, in quanto gli algoritmi conferiscono ai computer la capacità di apprendere in modo automatico, direttamente dai dati.
Uno dei settori più innovativi, il Deep Learning, ovvero l’insieme di tecniche che rendono possibile attraverso l’uso di reti neuronali multistrato, ad esempio, la Computer Vision, è in grande espansione data la potenza di calcolo oggi disponibile.
Gli incentivi fiscali per le imprese
Valentina Mussi e Alessandro Ferrari, rispettivamente Industry 4.0 Development Specialist e Industry 4.0 Product Manager, hanno parlato di incentivi fiscali spiegando cosa è cambiato a partire da quest’anno per quanto riguarda iperammortamento, credito d’imposta e così via.
Bureau Veritas aiuta le aziende a capire quali sono gli obiettivi strategici e quindi le aree su cui concentrare gli investimenti. E lo fa previa valutazione delle tecnologie in possesso dell’azienda (grado di adeguatezza sistemi ICT, hardware, software etc), dello stato di operation (capacità di gestione ed esecuzione dei processi), dell’organizzazione (struttura organizzativa), e della supervisione (monitoraggio e controllo dei processi). L’iter di attestazione della conformità parte con l’audit preliminare, ovvero la comprensione delle esigenze del cliente fino all’attestato di conformità. Sono invece ammissibili al credito d’imposta tutte le attività di formazione connesse al i4.0. Rimandiamo i lettori alle schede per informazioni più dettagliate su questi argomenti.