Polonia: l’automotive come leva per lo sviluppo
A fronte di una crescita media attesa dell’1,3% nel contesto europeo, anche grazie agli investimenti in infrastrutture e in ambito industriale portati avanti negli ultimi anni, il PIL della Polonia dovrebbe crescere del 4,5% nel 2019. Un dato che mostra un paese sicuramente in salute che ha nell’automotive un comparto fondamentale per il suo sviluppo industriale. Proprio del futuro e dei trend di questo settore si parlerà il prossimo novembre a IABM 2019, un’importante occasione di networking per chi intende sviluppare business nel paese.
di Stefano Scuratti, Galileo Business Consulting
Nello scenario attuale, caratterizzato da politiche e mercati in rapida evoluzione, per le aziende italiane interessate ai mercati esteri è bene guardare a quelle economie che storicamente hanno saputo performare con maggiore continuità nonostante l’evoluzione internazionale, concentrandosi sul miglioramento della propria economia, sulla gestione politica e la creazione di infrastrutture e investimenti nel campo industriale.
La Polonia, in questo senso, può essere definita un’isola felice in grado di far crescere la propria economia in modo stabile e continuativo anche durante la recente crisi economica del 2008-2009, grazie all’avvenuto arricchimento della domanda interna nel corso degli ultimi vent’anni e a una politica di diversificazione nella struttura dell’export. Da un punto di vista strategico, anche la storia militare della Polonia ricorda che questa nazione occupa una posizione geopolitica, e quindi logistica, estremamente importante, unendo Europa orientale e occidentale.
La Polonia si distingue anche per un basso rischio di crisi finanziaria, legata alla capacità di gestire la crescita e disgiunta da un indebitamento pubblico che oggi si attesta intorno al 48,9% del PIL, virtuoso rispetto alla media europea dell’80%.
I dati dell’economia polacca
Nonostante un basso livello di indebitamento, la nazione ha attuato importanti investimenti nel settore pubblico per l’ammodernamento di infrastrutture e l’impiego di tecnologie a livello industriale. Sebbene si diversifichi per molteplici fattori, come per esempio il livello di indebitamento pubblico, l’economia polacca è sostenuta, così come quella italiana, da piccole e medie aziende.
La Polonia può dunque essere paragonata a un maratoneta che, negli ultimi 30 anni, ha saputo crescere a un tasso del 3% che viene superato nelle previsioni del 4,5% per quanto riguarda il 2019, a fronte di una crescita attesa dell’1,3% nel contesto europeo. Il PIL si attesta intorno a 496 miliardi di euro e, per quanto riguarda i valori pro-capite, rimane intorno al 71% della media dei paesi europei se considerate le 28 nazioni.
Il tasso di disoccupazione della nazione è di circa il 5,7%. Come spesso accade, però, dovrebbe essere parametrato per settori e soprattutto distinto per aree industriali e agricole. Per quanto riguarda le esportazioni, di circa 221 miliardi di euro, la Polonia registra un dato molto importante in quanto si tratta circa del 40% del PIL che, anche in questo caso, dovrebbe essere analizzato con criterio. Se da un lato, infatti, evidenzia la capacità di esportare, dall’altro potrebbe indicare una forte interdipendenza da talune altre nazioni, come nel caso della Repubblica Ceca nei confronti della Germania.
Tra il 2014 e 2020 la Polonia sta ricevendo fondi per circa 83 miliardi di euro per la politica di coesione e 32 miliardi per le politiche agricole. La nazione, entrata nell’UE nel 2004, si distingue per essere il primo beneficiario tra i 28 paesi per l’ottenimento di fondi allo sviluppo. Come spesso suggerito alle aziende dalla Galileo Business Consulting, la ricetta “capitalizzazione, mercati esteri e fondi europei” sembra essere vincente anche per le nazioni, se sviluppata come strategie pluriennali.
L’automotive: un’industria in evoluzione
L’industria automotive ha attraversato una significativa fase di evoluzione negli ultimi anni. In questo senso vanno considerati l’internazionalizzazione e lo spostamento di alcune importanti realtà italiane, FCA ma non solo, nel Nord Europa, e in particolare nei Paesi Bassi: bisognerà per questo monitorare con attenzione il futuro delle subforniture legate al comparto automotive. Una volta spostato il centro gestionale di un’azienda in una sede più vantaggiosa da un punto di vista fiscale e burocratico, il passaggio successivo potrebbe riguardare lo spostamento delle sue sub-forniture. La Polonia può quindi trarre vantaggio dalla capacità di altri paesi limitrofi di attrarre investimenti diretti esteri presentandosi come produttore di sub-forniture di alto livello tecnologico a costi di manodopera ancora vantaggiosi. Altro elemento interessante è la collocazione di un distretto dell’automotive nella zona meridionale del paese, distante quindi dalla capitale Varsavia e più vicino al confine con Slovacchia e Repubblica Ceca. Uno sviluppo del genere coincide, a ben vedere, con le richieste di produttori cechi come Skoda e la joint venture internazionale di Kolin, la TPCA. Tale concentrazione è evidente nella mappatura dei produttori di autoveicoli e di sub-forniture per gli autoveicoli. Sarà interessante comprendere quale posizionamento vorrà avere la Polonia nel mercato globale della mobilità elettrica nel prossimo futuro, come i fondi europei saranno messi in funzione e quanto, ancora una volta, il paese sarà in grado di attrarre per lo sviluppo produttivo di nuovi stabilimenti industriali.